Vaso di Pandora

Un lungo e duraturo svago

Rendere visibile l’invisibile

Farsi rappresentazione

Ma come arriviamo di qui alla cura? Bisogna che ciò che accade o che cerchiamo di far accadere, cioè la metafora così incarnata, si realizzi in qualcosa che possa essere visto e in cui si possa dialogare, cioè diventi rappresentazione.

Perché questo possa avvenire ci vogliono alcune condizioni che riguardano lo spazio, il tempo e il modo di usarli, che varia da cura a cura, da scuola a scuola.

Come avviene in analisi ogni giorno, il tempo e lo spazio assumono una qualità diversa, più densa, e il dialogo tende a diventare ambiguo, nel senso in cui lo dicevamo.

Ma se ascoltiamo questa definizione di Peter Brook, forse capiamo qualcosa qua,cosa di più e possiamo generalizzare un poco.

“L’elemento più importante da premere in considerazione, quello che davvero distingue uno spazio da un altro, è il problema della concentrazione; perché se esiste una differenza tra il teatro e la vita, e potrebbe essere difficile definirla – è sempre una differenza di concentrazione. Un evento in teatro può essere simile o identico a un evento della nostra vota, ma grazie a certe condizioni e a certe tecniche la nostra concentrazione è maggiore. Spazio e concentrazione, quindi, sono inseparabili”.

Peter Brook parlava della situazione teatrale, ma è un ottima descrizione della situazione analitica, del clima istituzionale nella terapia istituzionale, della situazione di gioco e del rito. Insomma di tutte quelle situazioni che nascono e si sviluppano in un setting, o quadro, che dir si vogIia. E ancora una volta si tratta di rendere visibile l’invisibile.

In questo sacro recinto, in questo spazio/tempo denso, tutti questi spiriti legggeri che sono nell’aria sottile della psiche si fanno azione visibile e relazione con un Tu, ne.

Le forme date a quell’incontro. Il viaggio è una do queste forme. L’esperienza che nasce da questa visione/incontro, sembra simile a quella che Aristotele chiama catarsi e che Bion chiamava esperienza catastrofica.
Bisogna tornare sulla vignetta e mostrare come il setting e il controllo siano i veicoli dell’angelo, facendo sì che l’immaginazione, costretta in vari modi, si faccia visibile, cpme nella nella commedia dell’arte.

Tornare a Borutti nel senso di rendere visibile l’invisibile attraverso la finzione, la plurale e la mimesis. In questa sospensione sta il processo paradossale con cui l’immaginazione  e la metafora riescono a farsi tramite tra corpo e senso tra invisibile e visibile, tra carne e idealità, tra immanenza e trascendenza in una prospettiva mimetica nel senso aristotelico del termine

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