di Giovanni Folco
In ufficio la situazione è abbastanza caotica, la riunione è spesso così, tante teste, ognuna con la propria fretta, le richieste, le mail, l’organizzazione… tra noi c’è anche il cane Boè.
Monica prova a stare dietro a tutto, Boè no, gira un po’ di qua e un po’ di là, ha il suo da fare, controlla, annusa, le carezze si sprecano, distrae.
La porta si apre, Boè esce dalla stanza.
Monica mi dice di andare e vedere dove è andato, per favore.
Gli vado dietro non troppo convinto.
In effetti, gira nel salone indisturbato in mezzo ai pazienti. Si ferma solo tra i tavoli della sala da pranzo.
I presenti provano a tranquillizzarmi, perché ai miei richiami Boè sembra totalmente indifferente, si sdraia irremovibile, aspetta, è l’ora del pranzo.
“Non si preoccupi, lo lasci, non da fastidio, anzi!”.
Tra gli sguardi traspare improvviso un momento inconsueto, un momento di pace.