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Test trauma infantile: comprensione e intervento

Il trauma infantile, spesso definito anche con il suo corrispondente termine inglese, childhood trauma, è più comune di quanto si pensi. Le sue conseguenze sono talmente diramate che possono rivelarsi insuperabili, e accompagnarci per tutta la vita. Per questo motivo, capire se ne abbiamo sofferto è molto importante. Per farlo, è possibile ricorrere al test trauma infantile. Potremmo tranquillamente averlo subito ma non ricordarcene affatto. Non è infatti raro che il cervello rimuova un ricordo tanto negativo. Se così fosse, ad ogni modo, le sue conseguenze non sarebbero affatto superate, bensì ancora presenti. Sottoporci all’apposito childhood trauma test può toglierci il dubbio e segnalarci se abbiamo bisogno di uno specifico trattamento per superare tale scoglio. Nell’approfondimento che segue scopriremo in che cosa consiste la verifica e di che cosa si tratta.

Come funziona il test trauma infantile

Test trauma infantile: un bambino soffia un dente di leone
Non di rado, il cervello umano rimuove dalla memoria un trauma subito da bambini

Il test trauma infantile si può definire anche prova delle esperienze infantili. Si compone di una serie di domande a risposta chiusa mirate. Queste hanno il preciso scopo di scavare nel profondo della memoria, conscia e inconscia, dell’individuo, al fine di comprendere se esso, o essa, abbia subito un trauma in età infantile. Lo si esegue da adulti e, alla conclusione, si ottiene un punteggio. In base a questo, è possibile analizzare la gravità delle esperienze subite da bambini. Il childhood trauma test si suddivide in sezioni e affronta numerosi aspetti della vita in tenera età, da quelli familiari ai più personali. All’aumentare del punteggio, sale la possibilità di essere stati vittima di trauma. Un risultato pari a 0 indicherà la completa assenza dell’esperienza lesiva; uno compreso tra 1 e 3 significherà rischio medio e uno da 4 in poi sarà sinonimo di possibilità molto elevata.

Questa prova è affidabile? A detta di molti psicologi ed esperti dell’età evolutiva, sì. In fin dei conti, il trauma infantile non è che la conseguenza mentale di un’esperienza negativa subita durante la fanciullezza. Quando si verifica ci rende impotenti e quella sensazione di incapacità e inutilità di fronte alle avversità della vita lascia una cicatrice profonda nella nostra psiche. Tale segno potrebbe essere ben mimetizzato nella quotidianità di un adulto ma, certamente, non sarà stato completamente cancellato. Il childhood trauma non se ne va da solo. Il sintomo solitamente più evidente della condizione, riscontrabile a qualsiasi età, è una minore capacità di elaborare le emozioni. Questa limitazione finisce, inevitabilmente, per condizionare l’intera vita della persona, fino alla terza età.

Una ricerca dell’Università La Sapienza, coordinata da Massimo Biondi, direttore del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina presso l’ateneo, e Angelo Picardi, celebre psichiatra e psicoterapeuta, ha dimostrato come esista un profondo legame tra le esperienze negative dell’età dell’infanzia e le modifiche nel comportamento in età più avanzata.

La natura dei traumi infantili

Il trauma infantile finisce spesso per innescare un ciclo distruttivo nella vita di chi lo ha subito. Il soggetto non se ne libera infatti mai. In maniera viziosa, torna a ricadere nelle problematiche e limitazioni causategli da quella drammatica esperienza vissuta quand’era ancora in fasce. Il passato della vittima di childhood trauma si intreccia continuamente al suo presente, tornando frequentemente a galla. La psiche di chi ha sofferto separazioni, magari anche multiple, lutti oppure abusi da bambino, è fragile e labile. Difficilmente una personalità può essere tanto forte da rimuovere da sola il proprio trauma. Ci si può però riuscire consultando uno specialista. Disturbi dell’attaccamento e regolazione emotivo – sensoriale sbagliata sono strettamente legati all’esperienza di cui stiamo scrivendo e aprono la visuale su una vasta complessità, la quale va affrontata mettendo in campo tutte le conoscenze cliniche e teoriche disponibili.

Prima di poterlo fare, però, è indispensabile procedere con il test trauma infantile, per verificare quanto sia effettivamente grave la situazione. Compiuto questo passo, tipicamente si procede mettendo in campo un lavoro clinico specifico, mirato alla riparazione del trauma infantile. Qui l’iter può essere anche molto diverso, di caso in caso. La strategia più comune è quella della cosiddetta relazione terapeutica. Il setting gioca un ruolo fondamentale e lo stesso fa la sicurezza in stanza di terapia. Non è raro che un professionista alle prese con il recupero da trauma infantile scelga di mettere in campo l’EMDR, declinandolo secondo i risvolti della teoria dei sistemi motivazionali. I protocolli di intervento che prevedono l’utilizzo di EMDR sono spesso la prima scelta quando si tratta di curare traumi profondi, dal momento che hanno dimostrato un’efficacia al momento senza pari.

L’importanza del test trauma infantile

Il childhood trauma è potentissimo. Esso può impattare in maniera tanto forte da cambiare la percezione di sé nell’individuo che lo subisce. Per strano che possa apparire a un profano, ogni trauma che subiamo tra i 4 e i 7 anni riverbera in maniera irreversibile sulla nostra vita futura. In quel periodo di vita, infatti, registriamo le aree neuronali e un’alterazione nel nostro benessere fisico e/o mentale può comportare una variazione nel processo di lavoro cerebrale che mina completamente il nostro equilibrio psichico futuro. La scienza e la tecnologia (ad esempio, quella degli scanner cerebrali di ultima generazione) ci danno modo oggi di accertare se abbiamo sofferto di traumi infantili e di prendere le dovute contromisure. Non sottovalutiamo questa possibilità, perché ne va della nostra salute.

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