Vaso di Pandora

Stranizza d’Amuri: sul grande schermo un film contro l’omofobia

Il film Stranizza d’Amuri segna l’esordio alla regia di Giuseppe Fiorello, il quale decide di ispirarsi a un fatto di cronaca nera avvenuto a Giarre, nella Sicilia degli anni ’80.

La tragedia ha come protagonisti Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, due giovani scomparsi per due settimane e ritrovati morti, mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa. Il delitto si rivelò immediatamente di matrice omofoba, ma rimase impunito in quanto il principale indiziato non era imputabile, avendo lui solo tredici anni.

Il duplice delitto portò alla nascita dei primi movimenti per i diritti LGBTQIA+ e alla fondazione del primo nucleo Arcigay a Palermo, che solo anni dopo avrebbe assunto una dimensione nazionale. 

Nel suo lungometraggio, Fiorello sceglie di narrare un inno all’amore e alla libertà che si scontra con il patriarcato, l’omofobia e l’omertà di una Sicilia senza filtri. Girato tra Pachino, Noto, Ferla, Priolo e Marzamemi, il film è interpretato da Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro nei panni di Gianni e Nino, due adolescenti che si incontrano per caso e si amano per scelta. Inoltre, il titolo del lungometraggio è un omaggio al Maestro siciliano Franco Battiato, la cui musica è grande protagonista del film.

La trama del film

Stranizza d’amuri è ambientato in Sicilia, nell’estate del 1982, quando tutta l’Italia è presa dai mondiali di calcio in Spagna, dove gli azzurri, si preparano a conquistare la terza coppa del mondo.

Gianni è un giovane di diciassette anni, preso di mira da alcuni suoi coetanei che hanno scoperto la sua omosessualità. Senza amici, è costretto a subire in silenzio le loro cattiverie e i loro pregiudizi. L’unica persona in cui Gianni trova conforto è sua madre Lina, che lo sostiene e lo incoraggia sempre, nonostante debba fare ogni giorno i conti con Franco, il suo compagno. Pur di avere un tetto sotto cui vivere e un lavoro da dare al figlio, Lina continua a sopportare i comportamenti violenti e aggressivi del partner. 

Invece Nino ha una famiglia numerosa e protettiva, ma sempre in tensione tra litigio e abbraccio riparatore. Alfredo, suo padre, ha avviato insieme a lui una vendita di fuochi d’artificio, grazie alla quale sono riusciti a farsi un nome in città, illuminando i cieli durante le feste di paese. 

Le vite di Gianni e Nino si incrociano durante uno sfortunato evento: un incidente sui loro motorini. Ma è proprio grazie allo scontro che nasce la loro amicizia, che piano piano si trasforma in un sentimento sempre più profondo: l’amore. I due cercano a tutti i costi di tenere nascosta la loro storia per paura dei pregiudizi della gente e nel frattempo, iniziano a lavorare insieme per la ditta di fuochi d’artificio di Alfredo. Ma il loro amore, tanto forte quanto puro, è impossibile da nascondere; infatti, subiscono un’aggressione omofoba da parte di un gruppo di estranei e subito dopo vengono scoperti dalle loro famiglie. Gianni e Nino vengono separati, ma lottano con tutta la loro forza, convinti che il loro amore possa sconfiggere qualsiasi cosa, anche la morte. Nel frattempo, tutti gli italiani sono presi dalla vittoria dei mondiali e nessuno si accorge che quella che doveva essere una storia d’amore si è trasformata in tragedia, con la morte di Gianni e Nino, uccisi dal pregiudizio e insabbiati dall’indifferenza della Sicilia di quegli anni.

Curiosità sul film

Fiorello racconta che la sua prima regia nasce da un articolo letto una decina d’anni fa, che celebra il trentennale del delitto di Giarre, un caso a lui ignoto, che lo tocca profondamente e lo fa sentire in colpa per non averlo scoperto prima. In quanto siciliano, inizia a sentirsi corresponsabile di quella mentalità che aveva insabbiato la storia di Giorgio e Antonio, e così dopo anni di riflessioni decide di raccontarla, cercando in qualche modo di risarcirli attraverso la potenza del cinema.

Data la mancanza di una verità di fondo, Fiorello decide di affidarsi alla sua immaginazione e così dipinge un’estate in cui due ragazzi si incontrano e percorrono un breve tratto di vita insieme. 

Non a caso sceglie Battiato, un artista capace di rievocare nel regista i ricordi e le emozioni della sua adolescenza trascorsa tra le strade della Sicilia. E sono proprio i luoghi della Sicilia orientale a fare da sfondo alle riprese del film, evitando volutamente Giarre per discrezione, per non turbare chi è ancora lì e prova un immenso dolore.

I dialoghi sono per scelta quasi tutti integralmente in dialetto siciliano, proprio per far respirare agli spettatori l’aria e la cultura della Sicilia degli anni ‘80. Infatti, in uno dei primi dialoghi del film risuona l’espressione “Non ti scantare”, traducibile con “Non ti spaventare” o “Non ti preoccupare”, una frase manifesto che sembrerebbe una rassicurazione ma in realtà è una minaccia velata. 

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