È mai accaduto prima? Non lo sappiamo, ma noi lo abbiamo fatto! Abbiamo il sentore di aver realizzato una cosa più unica che rara: psicoanalista e cliente psicotico che scrivono un libro insieme!
Abbiamo avuto il coraggio di raccontare la nostra storia terapeutica attraverso la freudiana via regia per l’inconscio: il sogno. Abbiamo usato la classica tecnica psicoanalitica, così come inequivocabilmente evidenzia il titolo del libro: Sogni, associazioni e interpretazioni.
La spinta a pubblicare il libro, superando non poche resistenze, è diventata ad un certo punto irrefrenabile, quando abbiamo sentito imperativo dare testimonianza scritta di un processo di cura che ha utilizzato pochissimi farmaci (e sempre per circoscritti intervalli di tempo) e molta psicoterapia psicoanalitica (trisettimanale per alcuni anni, diventata bisettimanale ad un certo punto per inserire una psicoterapia familiare). In controtendenza ad una psichiatria che ha rimosso la visione psicodinamica, deludendo gli utenti (anche quelli meno gravi), che, chiedendo aiuto agli specialisti, si trovano davanti dispensatori di farmaci piuttosto che esperti di comunicazione, questo libro vuole spronare psicologi clinici, medici psichiatri e psicoterapeuti a prendersi cura dei pazienti prima di tutto ascoltandoli e cercando un’intesa relazionale. Questo siamo convinti che curi il cliente e dia soddisfazione professionale e salute biopsicosociale al clinico.
Come autori (psicoanalista e cliente) presentiamo il nostro libro in modo piuttosto inedito: intervistandoci.
Paolo: “Matteo che ne pensa di questo libro che abbiamo scritto?”
Matteo: “Un successo: non è mica da tutti scrivere un libro… Anzi due libri: ricordiamoci de “La scommessa vincente” (Giovanni Fioriti editore, 2013), un testo che raccoglie le immagini di cliente e terapeuta realizzate secondo la tecnica del disegno speculare progressivo di Peciccia e Benedetti. Un successo è stato anche aver presentato quest’ultimo libro in inglese al congresso internazionale ISPS (International Society for Psychological and Social Approsches to Psychosis) di Perugia il primo settembre 2022 e alla scuola di Psicoterapia Psicoanalitica Esistenziale “Gaetano Benedetti” a novembre 2022 e poi al corso di laurea in psicologia dell’Università di Perugia a dicembre 2022.”
Matteo: “Dottore come è stato il suo impatto con i miei sogni?”
Paolo: “Quando lei ha cominciato a dire che aveva sognato e insieme siamo riusciti a ricostruire la trama dei primi sogni, ho sentito che stava avvenendo una svolta non solo dentro il suo mondo interno, ma anche nel nostro rapporto. Da quel momento avevamo la possibilità di comprenderci meglio grazie alla capacità che lei stava sviluppando: quella di farsi capire, raccontando i sogni, che poi contengono le storie che la riguardano e che ci riguardano. È nata così una nuova intesa.”
Paolo: “Qual è la cosa che la colpisce di più del libro?”
Matteo: “il disegno che abbiamo messo in copertina, una navicella. Questa immagine che ho disegnato e che era parte di un sogno, descritto nel libro, manca di un guidatore. Anche la copertina de ‘La Scommessa vincente’ è costituita da una macchina da me disegnata che manca di un guidatore. Un guidatore è necessario e magari nel prossimo libro ci sarà!”
Paolo: “Questa annotazione che lei fa mi colpisce molto Matteo, perché mi sembra l’acquisizione di una nuova consapevolezza: il desiderio di essere più autonomo e intraprendente, di guidarsi più che essere guidato.”
Matteo: “Che cosa ha colto di positivo in questi 200 sogni che le ho raccontato?”
Paolo: “Senza dubbio la ricchezza di emozioni collegate alle originali immagini oniriche: dall’eccitazione dei sogni erotici, al pudore che emerge nella ricerca di un luogo riservato per poter vivere i rapporti intimi; dalla paura presente nei sogni di minaccia terroristica, alla riappropriazione degli istinti di base più vitali simboleggiati dagli animali e dall’uomo scimmia; dalla consapevolezza del disagio, sentito come paralisi del comportamento (simboleggiato dall’essere su una sedia a rotelle), alla forza di superare il blocco, alzandosi in piedi per salire le scale (evolvendosi cioè gradino dopo gradino, seduta dopo seduta); dal coraggio di viaggiare oltrepassando confini regionali e nazionali, all’umiltà di ritrovarsi in età adulta a scuola per imparare le cose della vita.”
Paolo: “Oltre ad un approfondimento affettivo, il libro è stata l’occasione per imparare molte cose tecniche. Ne vuole parlare?”
Matteo: “Ho annotato per due anni i sogni che facevo durante la notte, ci abbiamo scritto questo libro, usando il computer. Abbiamo letto e riletto il libro tante volte, per correggere gli errori e abbiamo anche imparato le tecniche di impaginatura. Io da studente non ero tanto bravo e ho dovuto anche cambiare scuola, ma con il libro sono riuscito a concentrarmi e a trovare gli errori e a correggere le spaziature. Il libro mi ha fatto migliorare e ripenso agli anni della scuola in modo più positivo.”
Matteo: “Qual è il giudizio riguardo ai miei sogni?”
Paolo: “I sogni mi sono apparsi il modo migliore con cui lei si collega con la parte più autentica e spontanea di se stesso. Nel sogno lei riesce ad abbandonare quella maschera che invece è costretto a portare nella vita di tutti i giorni. Alcuni sogni sono stati prospettici e si sono realizzati nella realtà della sua vita (viaggi, lavoro ed incontri sessuali). Ciò significa che i sogni sono per lei uno strumento con cui il suo vero Se’ riesce a far breccia tra le difese e vedere la luce della vita.”
Paolo: “Qual è il sogno che le è rimasto più impresso?”
Matteo: “Quello in cui ero con una ragazza e poi ne arrivava un’altra, senza che accadesse niente. Poi la seconda ragazza mi baciava il pene. Poi andavo a scuola e stavo a lezione. Alla fine dovevo raggiungere la città di Gubbio dove sono rimasto per tanto tempo. Questo sogno mi è rimasto impresso per le associazioni che mi sono venute fuori: la doppia relazione associata alle due ragazze, l’idea di avere molto tempo associata al fatto che per un po’ non accadeva niente, l’esserci qualcuno interessato a me collegato alla ragazza che mi baciava il pene, l’imparare le cose della vita associato all’andare a scuola e infine la figura di don Matteo associata alla città di Gubbio. Soprattutto la figura di don Matteo mi sorprende visto che ha il mio stesso nome!”
Paolo: “Riporto per completezza la mia interpretazione: tramite queste due ragazze lei può entrare in relazione con l’altro sesso, con la sua parte femminile, anche se ciò per lei non è facile. Nel sogno infatti non prende subito l’iniziativa, ma aspetta che sia la ragazza ad iniziare il rapporto orale. Lei è consapevole di questa difficoltà: infatti nel sogno lei è a scuola per imparare e si tratta di un apprendimento emozionale. Gubbio che lei associa a don Matteo, simbolizza il contatto con un uomo non solo virile, ma con rilevanti aspetti di tenerezza, umanità e compassione. Queste tre caratteristiche appartengono di più al mondo femminile. Il Don Matteo del sogno infine può essere considerato un soggetto transizionale (così come teorizzato da Gaetano Benedetti) perché contiene contemporaneamente il suo nome (Matteo) ed è figura terapeutica (colui che risolve i casi).”
Matteo: “E a lei quali sono i sogni che le sono rimasti più impressi?”
Paolo: “Voglio menzionare quello in cui lei era a casa ed è arrivata una ragazza a dormire insieme a lei. Dopo aver avuto un rapporto sessuale vi siete trasferiti a Città di Castello dove lei aveva trovato lavoro in un consorzio. Questa ragazza, che probabilmente era diventata sua moglie, le aveva dato un figlio e giravate per Città di Castello insieme al vostro figlio che era sul passeggino. Rivedeva vecchi amici e osservava ragazzini giocare a pallone. Alla fine però non ritrovava la porta di casa. Questo sogno mi colpisce perché ha il sapore di una vita serena e naturale, quale lei si auspica, pur non sapendo se riuscirà a realizzarla esattamente così. Ma il fatto che lei concepisca una tale armonia di vita alimenta e sostiene questa possibilità.”
Bella e coraggiosa testimonianza! Grazie per la vostra intervista e il coinvolgimento che ci consente come lettori.
Questo articolo mi rimanda alla creatività dello spazio duale e a quella intuizione terapeutica che si dischiude in uno spazio che non appartiene soltanto all’uno, né soltanto all’altro e che Benedetti ha chiamato “inconscio terapeutico comune”.
Una convincente espressione dell’incontro di due esseri umani, un’integrazione dialettica, un rimando corporeo, un tessuto dialogico là dove c’era il vuoto.
Ho letto “Sogni, associazioni e interpretazioni” e vi trovato, tra numerose sollecitazioni, non solo l’interpretazione che porta a quel necessario “simbolo progressivo”, ma quella comprensione più profonda tra paziente e terapeuta che piano piano introduce alla consapevolezza di poter reggere, insieme, ogni negatività.
Non solo viene interpretata la realtà ma viene creata la realtà e Matteo, un giorno, troverà la porta della sua casa…è sulla giusta via…