Questa è l’opera creata sotto la guida del Maestro Guido Garbarino dagli ospiti della Ct Casa Pero e Montezemolo.
Opera conclusiva del laboratorio svolto al Museo della Ceramica di Savona. Nell’ultimo laboratorio ognuno ha fatto una mano, ha inciso la terra con il proprio calco, dando poi la forma desiderata, l’argilla si lascia plasmare, modificare, interpretare.
Poi è sopraggiunta di nuovo l’ondata di contagi covid e abbiamo sospeso il laboratorio in Pinacoteca Civica.
Quando la situazione generale ce lo ha permesso, ci siamo incontrati tutti nel laboratorio di Casa Pero, Leonardo e gli ospiti di Montezemolo, Guido e gli ospiti di Casa Pero, Elisa ed io, dopo un momento conviviale ci siamo messi intorno al tavolo e abbiamo guardato le nostre mani sparse… e poi di tanti pezzi ne abbiamo fatto uno.
Ne è uscito un lavoro di gruppo. Niente succede per caso nei nostri laboratori d’arte.
Mentre eravamo in macchina, in coda sull’Aurelia, con il nostro lavoro imballato pronto per l’esposizione alla Piccola Galleria, ci siamo detti di quanto fosse venuto bene, ma che avremmo dovuto far sapere anche il messaggio che il pezzo vuole dare.
Così ho chiesto a W. di interpretare il nostro pensiero collettivo:
“Ci ho pensato un po’ e ad un certo punto mi sono fissato sulla parola “sentieri”. Riflettendo sul tema del naufragio e dei migranti, la cosa che più mi raffiguro, è il percorso. Inoltre, guardando l’opera, ciò che mi ha colpito è la varietà dei gesti delle mani: non sono solo gesti di disperazione, ve ne sono di tutti i generi. Allora forse quello che abbiamo lasciato all’opera è un segno del nostro percorso.
Tracciando un parallelo tra il tema del naufragio e ciò che vedo nell’opera, l’unica parola che mi viene in mente, è sentieri. Mi piace perché contiene la parola “senti” e la parola “eri”. Sentire ciò che eri, percepirlo attraverso la consapevolezza di ciò che è stato il tuo percorso ed esprimerlo con un gesto spontaneo. Naufragare nel mare dei ricordi, naufragare nel Mediterraneo. Quel mare “di mezzo” che in entrambi i casi ci separa dalla felicità, nella speranza di trovare un sentiero che ci riporti a casa.”
Per contrasto mi è venuta in mente…la conclusione de l’Infinito: “…e il naufragar m’è dolce in questo mar” , Forse è un pensiero sulla potenza dell’immaginazione sul tutto che possono rappresentare quelle mani proprio come iniziare i senti eri dei ricordi (bella immagine di W)qualche parte del percorso di ognuno di noi vista nel gesto delle mani della vostra opera così ben riuscita!