Vaso di Pandora

Seconda puntata di impressioni da Perugia: Redancia e l’arte alla 22nd Conference ISPS

Operatori tra i più coinvolti nella dimensione dell’espressione artistica dalla “Redancia” sono arrivati a Perugia a fine agosto e hanno potuto attivarsi in luoghi del migliore paesaggio italiano, in un contesto dove arte e cura giocavano in qualche modo alla pari .

Da loro ho raccolto qualche suggestione collegata all’immergersi in una atmosfera particolarmente vitale e creativa con il compito non semplice di inserirsi in un’organizzazione complessa , che ha dato ampio spazio all’interazione spontanea  richiedendo un impegno forse nuovo rispetto alle solite partecipazioni in occasione di Convegni vari con spazi dedicati .

Mi è parso e Simonetta Porazzo me lo confermava dal suo punto di vista, che l’integrazione delle Mostre,delle Opere e delle Performance ai lavori congressuali fosse ottimamente orchestrata e la conclusione del Congresso, che ho potuto conoscere dal racconto che mi ha regalato Maurizio Peciccia ne da’ conto.

Mi ha raccontato Maurizio che il congresso si è chiuso con una  “Performance” che ha preso le mosse dal tema della libertà, mettendo in scena una sorta di “azione parlante” rompendo le catene di plastica che limitavano gli spazi agibili e uscendo i congressisti fuori dai confini istituiti….Maurizio mi faceva notare che persino nel logo del convegno Il Grifone di Perugia c’è una catena spezzata . Tuttavia a questo proposito  mi piace segnalare il ripercorrere nei lavori di quei giorni la bella storia di Marco Cavallo e di quello che ha rappresentato in occasione dell’apertura del”Manicomio” di Trieste divenendo probabilmente la sua più famosa e pregnante espressione artistica  e divulgativa. Infatti Marco Cavallo , opera collettiva, realizzata con il contributo ideale e immaginifico dei pazienti, allora reclusi, in forma di installazione e macchina teatrale  itinerante ha avuto importanti riscontri. A mio avviso di grande aiuto a meglio comprendere e trasmettere il senso delle pratiche di cui stiamo parlando. Anche nell’immaginario di molti di noi ancor oggi rappresenta la riscossa degli affetti dentro l’Ospedale Psichiatrico attraverso una forte carica di simpatia per il cavallo che trasportava la biancheria da lavare insieme al  desiderio di un’umanità nascosta, reclusa, di essere portata fuori, col tramite di un cavallo operoso e rassicurante al quale i pazienti hanno salvato la vita chiedendone  “il pensionamento” in alternativa alla macellazione prevista, con una lettera scritta in prima persona a nome del cavallo.

(L’illusione, dice Kentridge , ci predispone all’inatteso e scendendo delicatamente verso il contatto si trasforma in una forma figurativa della congiunzione: la danza, le ombre, i suoni, i lamenti, il reale oscillano intrecciandosi in un unico moto orrizzontale,come una processione.)

In continuità con questa importante storia mi è parso il racconto di Debora Tancredi che mi ha spiegato l’installazione “Oltre la tempesta” ensemble di pezzi unici creati nei laboratori di arte e ceramica delle 25 Comunità del Gruppo Redancia Neomesia. Già dal titolo suggestiva delle istanze protettive sottese al progetto è stata  illustrata dal talentuoso operatore Nicolò Pizzorno, ispirato dalla lettura di Ugo Pratt “Una ballata del mare salato” , lasciando parlare un oggetto come  il diario di bordo …E ancora Travelling books sull’idea di Francesca Fedeli dove ogni gruppo di lavoro ha potuto lasciare traccia di sé sul tema “Mare antica memoria dell’uomo” che faceva viaggiare messaggi di speranza e metteva in contatto durante la pandemia. Cito ancora con un accenno i lavori prodotti durante il laboratorio nel Museo della ceramica e in Pinacoteca a Savona  sapendo di non poter dar spazio a tutte le “presenze”…Volevo invece riportare ancora dal racconto di Debora l’esperienza piacevole di contatti con famigliari di persone sofferenti per psicosi e seguite in quel di Perugia o vicinanze che l’hanno avvicinata per informazioni e scambi di idee su quanto esibito in mostra.

Resta da raccontare ,seguendo il filo della mia esperienza a International Festival of Arts Therapies for Psychosis, della Performance le Viandanti , già presentata in occasione del Seminario”Immagine e Gesto  nel dialogo tra Arte e Cura” a Savona il 30maggio scorso  , che Simonetta Porazzo è stata invitata a portare insieme alla sua opera a Perugia. La performance da lei ideata per  trasmettere il senso dei laboratori del  percorso dell’inverno 2021/2022  . L’allestimento , la preparazione , la necessità all’ultimo momento di spostarci dall’Orto botanico nel Chiostro per il maltempo, tutto ha contribuito a trasformare quest’esperienza in un’occasione di incontro tra le protagoniste, i colleghi, il pubblico e la  possibilità di empatizzare , incarnandoli , con elementi vitali e primordiali Fuoco, Terra, Metallo, Acqua e Legno. forse perché ormai nei panni di viandanti in pellegrinaggio…

Il Gruppo Redancia ,sempre sul tema dell’espressione artistica ,ha ancora contribuito con un simposio dal titolo riassuntivo: “Gestualità e fruizione estetica nel teatro dell’intersoggettività.” L’intento era quello di valorizzare e trasmettere le nostre pratiche e la loro cornice teorica ben sintetizzata da Gianni Giusto quando ha ribadito come l’efficacia , la qualità e l’organizzazione dei percorsi terapeutici non possano che nascere dalla clinica. Con Debora Tancredi e Simonetta Porazzo ci siamo impegate nell’illustrare il lavoro di questi ultimi anni e la sua evoluzione a fronte  della nostra esperienza, dei nostri approfondimenti e dei velocissimi cambiamenti sociali, culturali e tecnologici esprimendo il comune intento di salvaguardia e cura di sentimenti  e saggezze umane .

Spero di aver dato un assaggio di quanto è accaduto a Perugia attraverso il mio vissuto e la mia raccolta di impressioni e racconti ,scusandomi per quanto ho trascurato, ringrazio dell’opportunità che il Congresso ci ha dato e in particolare Maurizio Pecciccia per la sua creatività contagiosa!

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Commenti su "Seconda puntata di impressioni da Perugia: Redancia e l’arte alla 22nd Conference ISPS"

  1. Quando sento parlare di Marco Cavallo il cuore sussulta, qualcuno sa che la mia storia professionale inizia a Trieste, a San Giovanni e nel laboratorio P, dove la rivoluzione ebbe inizio.
    Nei pomeriggi di studio il grande cavallo azzurro ci guardava dalla terrazza, attraverso il grande finestrone, come a dire: “ Ricordatevi che io contengo i sogni, i desideri, i progetti e l’autodeterminazione di persone a lungo inascoltate, portatemi con voi, sempre e non dimenticate”. Così, la nave LeonPancaldo accogliendo le Opere create dai nostri assistiti nelle Comunità Terapeutiche e, ambasciatrice di arte e cultura, solcando il mare, portava il medesimo messaggio.
    Così a Perugia, dove abbiamo esposto i Diari di Bordo sui quali i nostri pazienti, unici veri protagonisti, hanno lasciato traccia di se. Avanti tutta!
    Grazie Caterina

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