Commento all’articolo apparso su La Repubblica il 4 settembre 2016
Dalla lettura del testo e dalle suggestioni evocate e proposte non ci si può che inchinare di fronte ai “mostri sacri” della psicoanalisi.
Ritengo però di dover assumere un atteggiamento irriverente nel tentativo di promuovere nuove ipotesi.
Credo che sia importante sviluppare una modalità di pensiero interno che permetta la diversità; una conversazione interna multipla come una molteplicità nel mare.
Nel mondo delle forme viventi a differenza del mondo degli oggetti fisici non entrano in campo soltanto le forze ma anche l’ informazione e i rapporti. In particolare ciò che viene trasmesso è una informazione su di una relazione.
Ma allora che informazione ci danno la mantide femmina e la mantide maschio?
Quando si dice che qualcosa è istintivo si sta cercando di semplificare le cose . Lo si fa quando si vede una creatura che fa qualche cosa e si è sicuri: primo che quella creatura non ha appreso a fare quella cosa e, secondo, che la creatura è troppo stupida per capire perché dovrebbe fare così. Quando si vede che tutti i membri di quella specie fanno le stesse cose nelle stesse circostanze; e quando si vede che l’animale ripete la stessa azione anche quando le circostanze cambiano in modo tale da portare quella azione all’insuccesso.
Dunque si potrebbe fare a meno del concetto di istinto?
Si potrebbe guardare solo alle piccole cose?
I comportamenti non possono essere studiati indipendentemente dai campi in cui si manifestano, ma i campi in cui si manifestano devono essere integrati abbastanza da permetterne lo studio. I tipi di operazione mentale che si rilevano utili nell’ analisi di un settore possono essere altrettanto utili in un altro; cioè che la struttura della scienza, non già della natura, è la stessa in tutti i campi. Nella testa do ognuno di noi ci sono solo idee che non sono ubicate nel tempo e nello spazio ed hanno tra di loro una relazione, tanto che si possono avere idee relative ad idee.
Un sistema di idee rigido può essere eluso quando la sua struttura oltrepassa la sua capacità di resistere e cede.
Caratteristiche importanti del repertorio comportamentale che permettono l’evoluzione sono la variabilità e la flessibilità. E quando non ci sono, un essere umano può entrare a far parte di un sistema di idee perfette, derivati da azioni e comportamenti finalizzati a gestire il presente, che in seguito all’evidenza della loro utilità ed efficacia tendono a venire strutturati in termini di verità assoluta, atemporale e astorica. una sorta di istruzione rigida attraverso la quale vedere il mondo Evidenziare certi comportamenti agiti e reificare la metafora emotiva che li rappresenta e renderla reale definendola una passione , con caratteristiche di autonomia.
Attribuire a tale passione la capacità di inibire completamente la libertà di fare valutazione, avere intenzioni , emettere giudizi provare sentimenti e quindi agire diversamente. Ascrivere a questa “passione” un’ esistenza e una forza propria autonoma, capace di dominare e guidare un qualunque essere umano fino a farlo diventare il carnefice dell’oggetto del suo amore.
A tutto ciò è possibile opporre la ricetta del terapeuta che mira a insinuare dei dubbi sull’autonomia di tale meccanismo. Le persone, mentre conversano, si organizzano configurandosi in strutture persistenti che presentano caratteristiche di stabilità ed autonomia, attraverso salti evolutivi ai quali segue una cascata adattiva. A volte però, i tempi soggettivi possono essere diversi dai tempi esterni: appena si scopre qualcosa che funziona, tendiamo a renderla perfetta per la sua utilità in senso adattivo, ma poi si continua a farlo anche quando non è più necessario.
Il salto sta nel linguaggio, dove ogni parola tende ad essere astrattizzata per essere sacralizzata e resa vera nel suo significato, eterna.
La terapia ha la funzione di allargare le possibilità autodescrittive dei nostri pazienti, ampliando le configurazioni relazionali possibili introducendo possibilità nuove all’interno di vecchie ridondanze. Fare terapia significa creare la possibilità per la persona di uscire da regole rigide, viste come perfette, favorire l’entrata in un’altra idea da lui scelta, riconfermando la responsabilità di sé e delle proprie scelte.
Bibliografia
Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente ed. Adelphi 2000
Gianfranco Cecchin, Tiziano Apolloni, Idee perfette ed FrancoAngeli 2003
Lynn Hoffman, Principi di terapia della famiglia, Astrolabio 1981