Franco Basaglia era un clinico non un rivoluzionario. I “cambiamenti” da Lui richiesti nascono come supporti clinici al buon esito della proposta terapeutica messa in atto con il lavoro quotidiano nel tempo, sono degli effetti non la causa, la causa è una certa etica, un certo spirito a cui bisogna tornare.
La Legge 180 (che secondo quanto riporta la figlia non fu vissuta dal padre, il giorno della approvazione, come una conquista straordinaria ma solo come una tappa del lavoro) è senz’altro una legge importante, ma come ogni legge decreta quello che si può fare e quello che non si può più fare, inoltre essendo un semplice scritto stabilisce -cosa- ma non le -intenzioni-.
E a maggior ragione nel caso di questa Legge, senza nulla voler togliere a Franco Basaglia, più che la commemorazione ciò che muove l’interesse è la malcelata curiosità preoccupata sui i frutti dell’eredità e sul loro precario equilibrio perché si percepisce che non è questione di cose fatte ma dello spirito che dovrà animare l’intenzione futura.
Leggiamo in una parte importante della Legge :” E’ in ogni caso vietato costruire nuovi Ospedali Psichiatrici, utilizzare quelli attualmente esistenti come divisioni specialistiche psichiatriche di ospedali generali, istituire negli Ospedali Generali divisioni o sezioni psichiatriche e utilizzare come tali divisioni o sezioni neurologiche o neuropsichiatriche ….” (Art. 7. Trasferimento alle regioni delle funzioni in materia di assistenza ospedaliera psichiatrica -LEGGE 13 maggio 1978, n. 180 ).
Quello di cui siamo sicuri è che prima di essere scritta ha abitato per molto tempo nella testa e nel comportamento del suo autore fermentando in -quel qualcosa- che è stato causa della nascita di un nuovo punto di vista sulla follia, ma la particolarità è che chiunque la applichi, per la scheletrica architettura della sua formalizzazione, può sentirsi in piena consonanza con colui che la ha pensata…
Ma questa legge ha preservato e contiene ancora lo spirito che ne ha permesso la nascita? Perché è solo da quel fervore e solo se è ancora vivo e attivo che si può aver il coraggio e l’intraprendenza di allora…. senza si sa cosa succede.
Bisognerebbe chiedere a Basaglia se il nucleo vitale del suo pensiero si è conservato oppure no e sebbene sia difficile instaurare un dialogo reale a quattrocchi, si può però sopperire a questo limite cercando all’interno di alcune interviste qualcosa di questo “spirito” originale che rimane comunque incarnato.
Ci aiuta il fatto che all’epoca della registrazione le interviste non erano il palcoscenico del narcisismo ma al contrario erano arricchite di una certa ritrosia che rendevano la domanda un ospite gradito ma un po’ invadente e la risposta era vissuta come un po’ inutilmente pleonastica sebbene desiderosa di esprimersi ed in essa si cercava di concentrare la propria verità vera sull’oggetto della domanda.
Sebbene sia poca cosa la lettura e l’ascolto di qualche frase, succede che insieme alla viva voce si sente il profumo di quel non so che di sfuggente alla analisi del semplice scritto, e quello che ci appare dalle immagini sono i segni chiari di una volontà determinata ,mentre quello che si sente dalle parole è la logica dal coraggio, quello necessario ed indispensabile per sostenere le idee…ed il coraggio per Lui è …. “essere debole con i deboli e forti con i forti”…….ma ascoltiamo “….Una scienza nuova in riferimento ai bisogni dell’uomo una scienza che non da delle risposte preformate ma delle risposte individuali ad ogni persona che chiede qualche cosa…..Quello che interessa a noi, come ho detto prima…è di rispondere ai bisogni delle persone . Le persone che sono ricoverate in manicomio hanno dei bisogni ma noi non li conosciamo perché quello che vediamo e soltanto la miseria dell’internato. Il problema e che quando l’internato si libera esprime….qualche cosa…..vuole qualche cosa e allora questo volere qualche cosa, questa voce prepotente che si esprime attraverso anche degli atti di rottura che l’internato fa e che non sono più repressi o violentati…….sono degli atti che noi dobbiamo comprendere cosa vogliono dire. Questo è il sapere su cui può fondarsi una nuova disciplina….se vogliamo dare una alternativa reale a quella che è la vita dell’uomo al di là della salute o della malattia dobbiamo scontrarci con queste situazioni critiche …..” .
https://www.youtube.com/watch?v=9m8jU3dyFqA
C’è molto moltissimo, almeno nelle parole, di ciò che ispira la vita delle Comunità Terapeutiche e che sentiamo circolare nei convegni e nelle formazioni ECM. Se si pone attenzione traspare nel sincronico dell’ascolto qualcosa che è parte essenziale dell’oggetto che ci riguarda giorno per giorno ovvero la piena consapevolezza di non essere immortali, di non essere la verità assoluta e che il proprio sapere ad un certo punto sarà humus per le idee di altri che sono da rispettare ancorché non ancora presenti.
E’ l’Enigma che parla e guida… una scelta di campo precisa.In un convegno in Brasile alla domanda di uno studente sul futuro della riforma risponde ……”Io non lo so che cosa… se i manicomi ritorneranno… se poi il nostro lavoro… che cosa… se torneranno ma sicuramente noi abbiamo dimostrato che è possibile avere a che fare con il folle in altro modo… quindi non si potrà mai dire che non è possibile…”.