Nella pratica psichiatrica, declinata nel giro visite, nell’appuntamento al CSM (centro di salute mentale) o nell’attività del proprio studio, uno dei momenti più complessi e delicati è quello di instaurare un dialogo efficace con l’interlocutore, a maggiore ragione se si tratta di una persona sofferente.
La presenza di sintomi depressivi, ansia o semplicemente timidezza, possono ostacolare la comunicazione, rendendo difficile esprimere i propri pensieri e sentimenti. In questi casi, trovare un punto di accesso empatico e umano può aiutare.
Andare dallo “strizzacervelli” evoca ancora tensione: “Ora leggerà la mia mente, mi considererà strambo, mi rinchiuderà da qualche parte.”
Per fortuna la situazione è cambiata e di conseguenza la sua percezione, ma non per tutti e dobbiamo trovarci preparati a sbrogliare la matassa.
Come giovane psichiatra, ho scoperto che chiedere ai pazienti delle loro passioni è un metodo efficace per rompere il ghiaccio e facilitare il dialogo.
Di certo non da usare durante una crisi pantoclastica o in pieno scompenso paranoide, ma da tenere nella propria cassetta degli attrezzi comunicativi e utilizzare a ragion veduta.
Il potere delle passioni
Le passioni sono parte integrante della nostra identità, fanno sentire la vita e rappresentano un rifugio emotivo dove troviamo conforto e felicità. Chiedere delle passioni non è solo una strategia per avviare una conversazione, ma anche un modo per conoscere meglio le persone al di là della loro malattia.
Quando un paziente inizia a parlare di ciò che ama, emerge spesso un cambiamento nel tono della voce e nell’espressione facciale. Si abbozza un sorriso, si accende lo sguardo. La mente, anche se temporaneamente intrappolata nel buio della depressione, riesce a risplendere per un momento, grazie al ricordo di esperienze piacevoli.
Ricordiamoci che per un paziente scompensato, magari psicotico, il terapeuta rappresenta un baluardo di realtà, un salvagente verso il quale cercare di aggrapparsi.
E come ogni aspetto della complessa salute mentale, anche questo pensiero apparentemente condivisibile nasconde possibile astio: “Come può questo terapeuta ritenersi sano e considerarmi malato! Lo odio, è lui la causa dei miei mali! Senza le sue cure starei benissimo!”
Riuscire a fare comprendere la necessità di cure o semplicemente di sostegno è una parte cardine di questo affascinante ambito e la comunicazione è il nostro secondo fonendoscopio.
Un esempio pratico
Ricordo un paziente, Mario per la privacy, se non sbaglio Rossi, che durante il primo colloquio era particolarmente chiuso e faticava a rispondere alle domande. Dopo diversi tentativi di dialogo falliti, gli chiesi semplicemente: “Qual è la tua passione?”.
Mario, inizialmente sorpreso, iniziò a raccontarmi del suo amore per la fotografia. Parlava con entusiasmo dei suoi scatti preferiti, delle tecniche che usava e delle emozioni che cercava di catturare attraverso l’obiettivo.
Questa conversazione ci permise non solo di instaurare una connessione umana, ma anche di aprire un canale di comunicazione che ci aiutò nei successivi incontri terapeutici.
Benefici terapeutici del parlare delle proprie passioni
Chiedere delle passioni dei pazienti offre diversi benefici:
- Riduce l’ansia: parlare di qualcosa di positivo e familiare aiuta a staccarsi dal pensiero ansiogeno e rievoca momenti belli della vita.
- Costruisce fiducia: dimostra interesse genuino per la persona al di là del paziente, non focalizza l’attenzione solo sui sintomi, ma sulle emozioni.
- Fa scoprire le risorse interne: le passioni possono rivelare risorse interne e strategie di coping che il paziente può utilizzare nel percorso di miglioramento personale o di guarigione.
- Migliora la comunicazione: facilita l’apertura, la condivisione e pone l’inizio di una spinta al cambiamento e al superamento degli ostacoli.
Conclusioni
In qualità di terapeuti, siamo chiamati a sviluppare approcci empatici e personalizzati per ogni paziente. Chiedere delle passioni è un modo semplice ma potente per instaurare un rapporto terapeutico significativo.
Questa strategia non solo facilita il dialogo, ma aiuta anche i pazienti a riconnettersi con aspetti positivi della loro vita, promuovendo un percorso di guarigione più efficace, umanizzato e umanizzante.
Non rappresenta certo una bacchetta magica ma il potere delle passioni non va sottovalutato nel contesto terapeutico.
E tu che leggi, qual’è la tua passione? Se ti fa piacere, scrivilo nei commenti.