Vaso di Pandora

Presentazione del Volume “HEALING SPACES. Uno sguardo alla 22esima conferenza Internazionale ISPS ed al festival internazionale di arte terapia delle psicosi”

Nei prossimi giorni verrà pubblicato a cura della rivista scientifica “Il vaso di Pandora” il volume “HEALING SPACES. Uno sguardo alla 22esima conferenza Internazionale ISPS ed al festival internazionale di arte terapia delle psicosi”.

Nella prima parte del volume Giuseppe Caserta, Nicoletta Mariucci, Tania Milletti e Giulia Onori, docenti e analisti didatti della Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica Esistenziale “Gaetano Benedetti”, delineano il simposio “Isolamento, ritiro sociale e sofferenza psichica” uno dei 63 simposi che si sono svolti a Perugia durante i 5 giorni della 22ma conferenza internazionale “Co-constructing Healing Spaces”, dell’International Society for Psychological and Social Approches to Psychosis (ISPS).

Nella seconda parte del volume Maurizio Peciccia, Debora Tancredi e Caterina Vecchiato descrivono alcune installazioni e performances del Festival di Arte Terapia per le Psicosi “Healing Spaces” che si è svolto a Perugia nelle stesse date in concomitanza della 22ma conferenza internazionale ISPS.

La conferenza ha visto la partecipazione di circa 450 persone a testimoniare l’interesse suscitato da questa società a 70 anni dalla sua nascita. L’ISPS è stata fondata in Svizzera da due giovani psichiatri, Christian Mueller e Gaetano Benedetti. L’ISPS ha promosso con cadenza triennale 22 congressi internazionali e centinaia di congressi nazionali in tutti i continenti per diffondere le terapie più efficaci ed innovative per la cura integrata delle psicosi, in alternativa all’uso della sola terapia farmacologica che troppo spesso rappresenta l’unica forma di terapia delle psicosi.

Per contestualizzare l’epoca della nascita dell’ISPS ricordo che nel 1945, appena 9 anni prima della fondazione dell’ISPS, si concludeva in Germania l’azione T4, un programma criminale rivolto contro 650.000 persone etichettate come schizofreniche durante il quale 250.000 pazienti furono uccisi e 400.000 sterilizzati. In quell’epoca vi era la certezza che la schizofrenia fosse una malattia genetica incurabile e l’idea di sterilizzare pazienti psichiatrici era diffusa non solo in Germania ma anche negli Stati Uniti.

D’altra parte in quegli anni, nel 1949 Moniz vinse il Premio Nobel per la medicina per l’utilizzo della lobotomia nel trattamento della schizofrenia. Appena 5 anni dopo, nel 1954, Benedetti e Mueller fondarono l’ISPS con lo scopo di favorire scambi ed incontri tra quei pochi psicoterapeuti convinti che la schizofrenia non fosse una malattia incurabile ma che i pazienti psicotici potessero essere guariti dalla parola e da appropriati trattamenti psicologici e sociali.

Da allora l’ISPS ha svolto un ruolo di rilievo nell’ampia diffusione dei trattamenti umanizzanti delle psicosi. La passione e l’eccellente competenza scientifica dei suoi membri sono stati gli elementi fondamentali che hanno permesso all’ISPS di svilupparsi fino a diventare l’organizzazione internazionale di riferimento nel campo degli approcci psicologici e sociali alle psicosi.

L’ISPS ha portato avanti a livello internazionale la sua azione innovativa mentre in parallelo, a partire dagli anni ‘60 in Italia il movimento di deistituzionalizzazione dei manicomi ottenne la chiusura dei grandi ospedali psichiatrici di sei città: Arezzo, Gorizia, Parma, Perugia, Reggio Emilia e Trieste. Il 22° congresso internazionale si è svolto nel 50º anniversario di un evento importante per Perugia.

Nel 1971 si chiuse l’ospedale psichiatrico di Perugia che imprigionava 1200 persone e si istituì la prima rete di servizi territoriali per la salute mentale che serviva l’intera regione Umbria. Perugia fu tra le prime città in Italia e nel mondo ad avviare un periodo straordinario, ricco di entusiasmo e speranza, in cui la pratica brutale di incarcerare nei manicomi i sofferenti psichici venne sostituita da trattamenti umani che coinvolgevano il contesto sociale dei pazienti e facevano leva sull’inclusione piuttosto che sull’esclusione.

Questo nuovo approccio alla cura della salute mentale fu un passo importante verso la rimozione delle barriere che impedivano alle persone con problemi psichici di essere trattate con dignità e rispetto, e rappresentò un esempio per il resto del mondo. Cinquanta anni fa, grazie ai 10 Centri di igiene mentale diffusi su tutto il territorio regionale dell’Umbria, iniziò una nuova era nel trattamento della malattia mentale e si sostituì il manicomio con una serie di servizi decentrati, dotati di ampia autonomia ma ben collegati tra loro.

Oggi, dopo 50 anni di esperienze fuori dal manicomio, ci chiediamo come si sia sviluppato il cammino della cura umana, psicologica e sociale delle psicosi.

Quali progressi abbiamo compiuto?

Dove ci siamo bloccati e dove abbiamo fatto passi indietro?

Quali sono le migliori pratiche che sono emerse e quali sono i limiti che hanno impedito la trasformazione umana dell’esperienza psicotica?

Quali sono le attuali questioni cruciali per l’approccio psicologico, sociale e umano alla psicosi?

Quali questioni rimangono ancora irrisolte e nascoste?

E quali nuovi approcci si stanno sviluppando?

Questi temi sono stati trattati durante la conferenza, che ha incluso argomenti come lo stress, la malattia, il trauma e la psicosi, l’intersoggettività e la psicosi, gli interventi familiari e le terapie di comunità, gli interventi precoci, le nuove terapie per la psicosi e l’apertura di spazi innovativi di cura per le psicosi.

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