L’occasione della pandemia col suo carico di emotività e di tragedia potrebbe permettere alle persone di riappropriarsi di una funzione che via via é scaduta : il pensiero.
Mi riferisco alla capacità di immaginare e poi realizzare un progetto che garantisca la sopravvivenza della specie attraverso il rispetto delle differenze e dell’ambiente quindi della natura.
Dichiarazione, la mia, apparentemente scontata se non banale; non certamente alla luce del progressivo prevalere dell’istinto di morte e della “destrudo” nei confronti della libido e della capacità di amare.
Il messaggio vivifico di Papa Francesco cozza contro la povertà umana di personaggi come Trump, Boris Johnson, XI Jinping, Bolsonaro, Kim Jong, Putin che cinicamente e in maniera distruttiva pensano onnipotentemente di poter condizionare la natura ai propri voleri : il messaggio del Covid-19 in tal senso è chiaro ma inascoltato.
Passando oltre vorrei soffermarmi brevemente sul tema del servizio pubblico in sanità, ma non solo, che ci cala nella pratica giornaliera della nostra realtà.
Insisto sul concetto di pubblico, aggettivo che si riferisce da vocabolario a un ambito cui appartengono o si riferiscono i diritti o gli interessi di una collettività civilmente ordinata.
Certamente siamo tutti d’accordo il problema è poi l’applicazione pratica di questi principi che cozzano contro la nostra povertà umana col prevalere dell’interesse personale sul collettivo ed allora assistiamo a mancanza di risposte tempestive, efficaci ed efficienti ai bisogni espressi dalla malattia ed all’assenza spesso di alternative che mettano in concorrenza reale il servizio direttamente gestito dalla pubblica amministrazione e quello fornito dai privati col rischio reale di pagare due o tre volte per una assistenza incompleta o parziale.
L’avvento dell’accreditamento istituzionale che metterebbe (fatto che avviene solo formalmente e a volte nemmeno) sullo stesso piano i servizi caratterizzati da qualità certificata da un ente terzo (mai successo) e che garantirebbe un servizio realmente pubblico perché indirizzato a chi soffre e quindi in una posizione contrattuale spesso debole, è stato molto spesso disatteso con conseguenti inefficienze e ritardi.
Riprenderei però comunque da una riflessione su questo prendendo quanto di buono sino ad ora realizzato per creare un movimento che dal basso, ovvero da chi ne ha bisogno, rilevi le necessità di cura e verifichi i tempi e i modi delle risposte in campo sanitario.
Liste di attesa superate, esami fatti rapidamente con referti immediatamente refertati, visite domiciliari con assistenza garantita in alternativa a ricoveri controproducenti e a volte fatali (quanti morti per infezioni ospedaliere)
Capacità di accoglienza ……………
Bisogna che le persone si riapproprino dei propri diritti ma per farlo è necessario sapere quale è il proprio dovere e soprattutto garantire che venga assolto.