Ho letto di tutto sulla vicenda triste del piccolo Manuel, morto in conseguenza di un incontro fatale e disgraziato con un gruppo di giovani rincretiniti dai social e dal bisogno di essere visti.
Ma le cose più tristi, a margine della vicenda di cronaca, le ho lette per mano o per voce degli esperti. Per gentilezza ho pensato di non fare nomi.
Come si può affrontare la questione pensando di educare i genitori a fare i genitori, chi e a quale titolo si occuperà di svolgere questo corso di formazione? Come si può pensare di proibire l’uso del cellulare ai minori di 12 anni? Come si può caricare sul padre e sulle sue vicende giudiziarie, sulla giornata in Ferrari, sulle cinture di sicurezza che non indossando rappresentano la debolezza della funzione paterna, del senso del limite, come si può ancora cercare i colpevoli di un gioco globale, la sociopatia diffusa, il cinismo, la corsa sfrenata. A chi la responsabilità di un incidente emblematico?
Sono sempre più sfiduciato per come vengono interpretate e lette situazioni che rivelano in modo chiaro una psicosi sociale che appartiene a tutti, di cui tutti siamo portatori, nessuno escluso, e di cui, da perfetti psicotici, non siamo affatto consapevoli. E la cura è l’educazione? Qualcuno che ci spiega come si fa ad essere sani? A fare crescere bene i figli? A tenerli alla larga dalle sostanze illecite (tipo la cannabis che fumano tutti ma è illegale), dai rave, a loro volta illegali, dai social, che usiamo tutti ma che fanno male, dai miti moderni, che tutti disprezziamo ma che sono sulla bocca di tutti. Sono indignato per il perbenismo dei nostri esperti, perfetti altoparlanti di un sistema che prima genera i minotauri e poi ci costruisce intorno il labirinto, scriveva un vero saggio ed esperto di cui faccio il nome, eccome: Jorge Garcia Badaracco.
Se dovessi proporre io una cura per ridimensionare la sociopatia dei giovani direi di aprire locali dove si suona, scritturare le band, levare un pò di proibizioni a cominciare dalla cannabis, tenere aperte le scuole nel pomeriggio per le attività sportive gratuite, invece di lasciare al privato e alle famiglie tutto l’onore e l’onere, rispettivamente, dello sport dei giovani. Pedonalizzare il più possibile le nostre città perché camminando si incontrano le persone e si parla. Smettere di lavorare massimo alle 18.00. Altro che lavorare, lavorare, lavorare, eredità malsana trasmessa da Silvio (sarà poi vera?) a Piersilvio, insieme a qualche miliardo di euro. Meglio l’alcol nel pub che lavorare fino alle nove di sera e poi abbrutirsi nelle solitudini e nei silenzi di famiglie scoppiate. Altro che l’alcol è cancerogeno e scriviamoci sopra messaggi ipocriti come sul tabacco. Fa più male il vuoto di una sigaretta, io la penso così. Potenziare i mezzi pubblici e soprattutto le reti di trasporto di superficie, all’aria aperta. Incentivare la piccola ristorazione, la piccola distribuzione, il commercio dove si riconoscono le persone, non la cassiera del mio supermercato, che cambia continuamente, grazie al job act di un politico liberista di destra, che si chiama Matteo Renzi. Ne posso mettere molte ancora di medicine che prescriverei per ridurre il rischio di cretinismo da social e del dilagare della sociopatia. Ma finirei per scrivere il mio programma politico, e francamente dalla politica mi voglio tenere a debita distanza.
Per finire da esperto e mettere un vero strumento di cura nella mia città dei sogni, ovviamente, l’unica cura sociale in grado di impattare sulla famiglia, anche sulle patologie più gravi ed estreme: il gruppo di psicoanalisi multifamiliare. Non certo obbligatorio, ma disponibile e gratuito in ogni quartiere.
Grazie Federico e grazie al Vaso di Pandora che permette di diffondere un pensiero frutto di una riflessione critica onesta e che tenta di contenere se non contrastare le tante psicobanalità di illustri colleghi influencer. Ammiro Pier Paolo Pasolini che nel 1973 aveva già tutto chiaro. Sviluppo o Progresso?
Alcuni fatti mi hanno colpito, forse laterali o minori ad un pensiero complesso sulla società, quale quello espresso. Il primo è che più che il dolore straziante della morte di un bambino e di quello che non riesco neanche a pensare abbia colpito l’anima della mamma e del papà, l’esercizio pubblico sia stato quello dello sdegno e dell’accusa verso i ragazzi coinvolti. I mostri verso cui fare i moralisti con grossa soddisfazione dei buoni, belli e bravi. Andando poi su più prosaici argomenti, si tratta di un evento su cui le dinamiche spettano a tecnici, polizia e magistrati e non a giornalisti. Non dico di aspettare una sentenza ma almeno un atto ufficiale di chi abbia ricostruito velocità, traiettorie e dinamiche ed indichi quindi almeno una prima ipotesi ponderata sulle responsabilità.
Un altro pensiero è che quei ragazzi fanno esattamente quanto noi, quelli buoni e bravi facciamo ogni giorno. Oltre 3000 morti in macchina annualmente, praticamente tutti con almeno come concausa il superamento dei limiti di velocità (in città la legge prevede un limite di 50 km/h), centinaia di morti sulle strisce dove per legge non è il pedone che deve accertarsi di essere sicuro ma il guidatore che deve essere assolutamente certo che nessuno sti attraversano o sia in procinto di attraversare.
Gli studi previsionali sulle macchine a guida totalmente artificiale, ci dicono che i morti per incidente quasi si azzererebbero: le macchine sono stupide e come tutto gli studi rispetterebberò le regole. Allora questi ragazzi fanno solo ciò che gli abbiamo noi insegnato: quando si monta in macchina le regole comuni (si chiamano leggi) non valgono. E’ un approccio adolescenziale seguito dal 99% di noi magari con i capelli bianchi e poi ci lamentiamo che dei 20 enni abbiano l’irresponsabilità degli adolescenti. Quindi Manuel lo abbiamo ammazzato un pò tutti noi. Perchè politici, sociologi, amministratori pubblici, forze di polizia non definiscono che quella zona franca che esiste nel sedile anteriore sinistro delle automobili venga smontata ? Temo che ci indigneremo perchè in fondo la nostra pigrizia senile, senescente ed anche cinica preferisce quel dolore piuttosto che avere una rottura di scatole.
Massimo P
Resto perplessa, condivido le critiche di Federico assolutamente, leggere i commenti e i pareri mi nausea siano giornalisti od esperti ( in che cazzo? In audience in seduzione … )
Ma non riesco a trovare vie.
Sento solo una ribellione ai valori che corrono sulle nostre menti e sui nostri figli parenti amici conoscenti
Vali vali ….che valore hai?
Devi valere.
A me l’hanno insegnato da bambina ed era così insopportabile che lo ho evitato .
Ma ora è come impossibile infrangere i limiti e forse se fossi nata in questi anni non saprei come ribellarmi se non in sintonia con valori che altri mi danno valori qualsiasi anche distruzione anche comunque apparire anche… non so. Si smarrimento. L’incontro che la multifamigliare propone certo propone un pensiero che allontana dallo smarrimento.
Ma mi sembra necessaria una forte critica ai valori .