di Anna Codino, Beatrice Pandolfo, Debora Tancredi
È stata una lunga e faticosa traversata la nostra e ancora oggi ci chiediamo se sia davvero finita o se dobbiamo continuare a navigare tra le onde che, a tratti, sembrano poterci travolgere anche se di fatto restiamo sempre a galla.
Almeno ora siamo accompagnati dalla sensazione di essere un po’ meno controvento e abbiamo ripreso fiato sulle isole incontrate durante la nostra navigazione.
A marzo 2020 più che una tempesta ci è arrivato addosso uno tsunami. Pandemia, Covid-19, virus, restrizioni. Mentre guardavamo increduli le immagini che scorrevano davanti ai nostri occhi ci siamo ritrovati preoccupati, confusi e disorientati ma, soprattutto, con una bella fetta del nostro abituale lavoro da stravolgere totalmente. Il tempo in comunità ha iniziato ad essere occupato in gran parte dalla misurazione della temperatura, dal tentativo di comprendere le norme da seguire che arrivavano a raffica, spesso contraddittorie, poco comprensibili, utili ma complicate da fare rispettare ai nostri ospiti. Cercavamo di proteggere il più possibile noi e i nostri pazienti ma ci siamo ritrovati a negare un abbraccio durante una crisi, a vietare un incontro con un familiare importante, a chiuderci dentro le nostre mura. Non abbiamo avuto voglia di cantare sui balconi, tanto meno di disegnare arcobaleni con la scritta “Andrà tutto bene” perché per noi chiuderci dentro era già un forte segnale del fatto che le cose non stavano affatto andando bene. Con il nostro stupore abbiamo assistito alla calma degli ospiti, al loro ascoltarci, affidarsi a noi e capire.
Poi è arrivata l’ estate e tutto sembrava finito o quasi. Deve essere stato quel “quasi” che ci ha dato la forza, nella seconda ondata, di reagire, di trovare un modo per continuare a portare avanti il nostro lavoro anche se eravamo nuovamente chiusi, preoccupati, attenti. Sarà che la cura della sofferenza, talvolta, trova una via nella ricerca del bello, sarà che l’arte è stata parte importante nel nostro modello di lavoro già altre volte lungo la strada percorsa o forse sarà che avevamo bisogno di un qualcosa di potente per dare voce a vissuti, pensieri, emozioni che, mai come allora, erano tanto forti quanti silenziosi.
Per tutti questi motivi a dicembre 2020 è partito il Progetto “Arte che cura”. Avevamo bisogno di parlare ma anche di parlarci. Noi che abitualmente condividiamo proposte, formazioni e attività tra le nostre strutture dal Nord al Sud e che allora potevamo farlo solo attraverso uno schermo. I diari di bordo erranti sono stati il giusto mezzo per navigare in mezzo alla tempesta. Il tema “Mare antica memoria dell’uomo” è stato il salvagente a nostra disposizione per non essere sopraffatti dalle onde, la scialuppa di salvataggio sulla quale molti di noi sono saltati per mettersi al sicuro. Così, mentre programmavamo le vaccinazioni tanto attese, i diari viaggiavano su e giù per l’Italia, raccoglievano storie, leggende, desideri, timori e canzoni.
In ogni struttura un gruppo con il suo nome d’arte che sottolineava una identità ben precisa: “I domatori di tempeste in alto mare”, “I marinai del pensiero”, “Le onde increspate”, “Le onde di emozioni”, “Le vele stropicciate”, “I navigatori dell’immaginazione” e così via.
Sapeva di altri tempi l’attesa del diario via posta, ricordava gli antichi racconti intorno al fuoco il momento di scoperta e condivisione delle opere eseguite dagli altri e apriva mondi bellissimi la ricerca dell’idea da realizzare sulla carta nel mese a disposizione. Una volta era un collage, una volta un dipinto, altre volte la ricerca di materiali particolari, semplici racconti di giornate al mare o ricette ritrovate nella tradizione popolare. Diari di bordo che viaggiavano e che si arricchivano di tesori di mese in mese. Libri trattatati dagli ospiti con la delicatezza che si usa per maneggiare gli oggetti più preziosi. Buste che partivano da un luogo e arrivavano in un altro e il filo rosso che legava i nostri porti si faceva sempre più lungo.
Venticinque strutture hanno collaborato nella creazione di ventuno diari di bordo; adolescenti, adulti, ospiti più anziani, voci diverse unite nella creazione di una unica grande e meravigliosa opera collettiva.
A gennaio 2022 si è conclusa la decorazione dei diari e abbiamo iniziato a programmare l’ultimo tassello del nostro progetto, la condivisione con il territorio di quanto prodotto. Non ci è mai piaciuto rimanere chiusi, siamo abituati e spinti dalla voglia di raccontare, a chi di questo lavoro sa molto o sa poco, quel che facciamo, in cosa crediamo, dove vorremmo accompagnare le persone che accogliamo sofferenti e talvolta rassegnate a una vita spenta, in bianco e nero, segnata dal brutto, dallo sporco e dal rumore.
Così abbiamo allestito la mostra “Oltre la tempesta”, un tripudio di colori, canzoni, filmati e vere e proprie opere di rara bellezza. Nell’ultimo fine settimana di maggio La Fucina delle idee, atelier artistico della Fattoria Terapeutica di Savona, prossima all’apertura, ha ospitato in primo luogo i diari esposti utilizzando un unico spago che segnava percorsi diversi e offriva la possibilità di mostrare i tesori raccolti. Tutto attorno le opere di ceramica nate nei nostri laboratori sotto la sapiente guida del Maestro Guido Garbarino, i quadri di Milovic e Stefano P., il primo artista già abituato alle esposizioni e agli apprezzamenti, il secondo alla sua prima apertura verso il pubblico. Per raccontare il progetto ci è venuto in aiuto un poetico fumetto creato dal collega Niccolò Pizzorno e un filmato con audio che verrà trasmesso su Radio Redancia, la nostra Web radio, che, sempre in tempo di Covid, ha iniziato a dare voce ad operatori e pazienti.
Abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse e affetto, accolto ospiti fieri di vedere esposte le loro opere ed altri, interessati, attenti, curiosi. Abbiamo consolato ex ufficiali di Marina mentre si commuovevano nel raccontarci il naufragio in cui sono stati coinvolti e osservato divertiti gli sguardi stupiti di ragazzi giovanissimi che scrutavano con perplessità i cavallucci marini, per loro esseri totalmente sconosciuti. A settembre la mostra andrà in trasferta e parteciperà al Festival Internazionale delle Arti Terapie per le Psicosi organizzato dall’Università di Perugia. Di questa partecipazione siamo fieri e onorati, di tutto il nostro lavoro, finalizzato a cercare una giusta rotta di navigazione nel pieno di una tempesta improvvisa, siamo felici e soddisfatti. Proprio grazie a quel lavoro ci sentiamo anche più forti e sicuri.
Come i nostri ospiti affrontano la loro vita piena di continue tempeste noi abbiamo affrontato turbolenze sconosciute con tenacia e passione.
Neanche adesso disegneremo arcobaleni su lenzuoli ma ora sappiamo che possiamo fare qualcosa, anzi possiamo fare molto, affinché tutto vada bene.
Grazie per questo articolo ! Anche perché così misurato e forse proprio per questo pieno di speranza! Un racconto che mi ha permesso di cogliere il vostro lavoro di curanti presenti e consapevoli ! Complimenti per la bellissima mostra .
I diari sono stati un grande segnale di comunicazione e soprattutto di vivere emozioni.
L’ansia di perdere il proprio diario, la gioia dell’arrivo, la bellezza nel maneggiare il materiale e permettere ad ospiti di sperimentarsi e conoscere altri attraverso i diari.
La curiosità, quello che ci accompagna nel nostro lavoro.
Abbiamo fatto circolare le nostre paure e speranze attraverso questo viaggio concluso con una bella mostra.
Grazie a tutti.
L’attività che abbiamo svolto con i ragazzi ha permesso loro di mettersi in contatto con un ambiente più grande, uscendo dai confini della struttura, sperimentando in toto un processo artistico completo, dalla creazione all’esposizione al pubblico, un esperienza preziosa che spero ripeteremo .
inoltre è stato un vero piacere realizzare il breve racconto a fumetti, buona giornata .
Niccolò