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Non è vero ma ci credo: il significato profondo

Molto spesso, nel tessuto della nostra cultura, si insinuano espressioni colloquiali che divengono parte del parlato quotidiano. Esse, seppur apparentemente semplici, racchiudono al loro interno una profonda saggezza. Una di queste, nota a tutti, è il celebre detto, non è vero ma ci credo. Esso evoca infatti un universo di significati complessi e suggestivi. Nei prossimi paragrafi, esploreremo radici e implicazioni di questa affermazione, analizzandone le radici culturali e psicologiche. Cercheremo così di capire perché essa si sia tanto radicata nel nostro modo di pensare e di vivere.

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Cosa significa il detto non è vero ma ci credo

Il popolare detto, non è vero ma ci credo, racchiude una saggezza che ci spinge a riflettere sul potere della fede e delle credenze. Esso ci ricorda che, a volte, il significato e la verità risiedono nel cuore di chi assiste, non tanto nella realtà oggettiva. Attraverso questa affermazione, scopriamo che la nostra realtà è intrisa di sfumature soggettive, opinabili e sciocche per qualcuno, ma che arricchiscono e danno profondità al nostro percorso di vita.

Il modo di dire, non è vero ma ci credo, è riconducibile ad ambienti cristiani. La sua nascita si deve infatti all’adozione di un atteggiamento accomunabile a quello religioso, figlio di un’educazione per la quale credere è più importante di verificare.

Indipendentemente dalla veridicità oggettiva di ciò di cui si discuta, il parlante riconosce la non sussistenza, o comunque l’assenza, dell’elemento razionale. Eppure professa ugualmente la sua fiducia in quanto affermato. Ciò non ha alcun senso, naturalmente. È come ammettere che si crede a una sciocchezza, o a una bugia, pur sapendo che si tratta di qualcosa di fasullo o fabbricato. Eppure, la forza della nostra convinzione può dare vita a realtà soggettive più potenti del reale. Esse assumono un valore e una validità proprie per l’individuo. Nella vita di alcune persone, fede e fiducia sono più importanti della verità. Questa affermazione pone l’accento sul potere delle percezioni e delle interpretazioni personali, innescando alcune interrogazioni in merito a quello in cui riponiamo la nostra fiducia.

In seguito il detto ha assunto una popolarità sempre crescente, tanto da finire a dare il titolo a una divertente commedia di Peppino De Filippo, datata 1942, e a un omonimo film, 10 anni dopo. Ciò si deve alla larga adozione del proverbio nel napoletano, dove è strettamente legato al suo significato oggi più esteso e maggiormente riconosciuto: quello legato alla scaramanzia. Sappiamo bene che la rottura di uno specchio, o l’attraversamento della strada che stiamo percorrendo da parte di un gatto nero, non hanno alcun legame con la fortuna o la sfortuna dei nostri prossimi anni, eppure ci crediamo lo stesso.

Non è vero ma ci credo: corna
Gesti scaramantici come quello di fare le corna derivano da abitudini popolari che rientrano nella scaramanzia. Sono modi di fare che non hanno nulla di razionale, eppure sono molto diffusi, esattamente com’è l’affidarsi a modi di dire come “non è vero, ma ci credo.”

Il proverbio nella cultura popolare

La diffusione capillare del detto, non è vero ma ci credo, trova le sue radici nella complessità della psiche umana. L’essere umano tende a cercare senso e coerenza in ogni esperienza. Nel caso in cui non dovesse trovarle, è pronto a fornirgliele. Il proverbio preso in esame risuona con questa inclinazione naturale, offrendoci un modo di abbracciare l’incertezza e attribuire valore a ciò che, seppur non razionalmente dimostrabile, ha un impatto tangibile sul nostro vissuto. Che sia per evitare di correre rischi (scaramanzia), o perché l’educazione che abbiamo avuto ci ha insegnato ad andare oltre i limiti del raziocinio (religione), Numerosi sono gli italiani – e non solo – che comunque ci credono, pur sapendo bene come non ci sia nulla di vero.

Il significato profondo del modo di dire

Approfondendo il significato di non è vero ma ci credo emergono riflessioni sull’importanza della fede e della scaramanzia nella nostra vita. Per numerose persone che fanno uso di questo modo di dire, questi due elementi giocano il ruolo di forza motivatrice e guida decisionale. La considerazione non si limita al contesto religioso, ma abbraccia ogni forma di credenza che possa dare senso e scopo all’esistenza, come ad esempio quella scaramantica tanto cara a De Filippo.

Credenze e superstizioni non hanno una origine precisa ed essere superstiziosi peggiora la qualità di vita, condizionando il comportamento delle persone. Non è affatto raro che chi creda fortemente nelle conseguenze negative di un’azione o comportamento finisca poi proprio per provocarle. Quel che più stupisce è che, spesso, anche persone totalmente razionali finiscano per tenere le dita incrociate, augurare “in bocca al lupo!” o sottolineando con la parola “Salute!” ogni starnuto nella stanza. Quando la saggezza popolare si mescola all’abitudine, i modi di dire diventano veri e propri riti.

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