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NEET in Italia: chi sono e come affrontare la disoccupazione giovanile

Chi sono i Neet? Il termine NEET è l’acronimo inglese di “Not in education, employment or training”, ovvero: tutti quei giovani che non lavorano, non studiano e né ricevono corsi di formazione. 

È stato usato per la prima volta nel luglio del 1999 in un report del governo del Regno Unito, per classificare chi ha un’età compresa tra i 16 e i 24 anni. 

L’utilizzo del termine si è diffuso anche in altri parti del mondo, ad esempio in Italia si usa per indicare una fascia più ampia che va dai 15 ai 29 di età, mentre in alcuni casi la fascia anagrafica si allarga fino ai 35 anni se ancora conviventi con i propri genitori. Ma vediamo nel dettaglio quali atteggiamenti caratterizzano i NEET.

Quali sono i passi da compiere per rendere indipendenti i NEET?

Secondo i sociologi, rientrano nella categoria dei NEET i giovani che non compiono i 5 passi fondamentali verso l’indipendenza, quali:

trasferimento dalla casa dei genitori

studio e completamento del percorso scolastico e formativo

ingresso nel mondo del lavoro

formazione di una famiglia

assunzione di responsabilità verso i propri figli

Quanti sono i Neet? Secondo i dati Istat del 2021 i NEET in Italia sono il 23,1 % tra i giovani di 15 e 29 anni che non studiano né lavorano. È il secondo valore più alto dopo la Grecia (28,9%), seguito da Germania (8,7%) e Francia.

In Italia si sta osservando un declino nelle iscrizioni universitarie, soprattutto al sud, e in particolare tra gli studenti provenienti da istituti tecnici. La principale causa di questa tendenza è la crisi economica che ha ridotto le possibilità di pagare le rette universitarie. Inoltre, molti giovani non vedono più l’università come una strada diretta verso il lavoro, e questo ha portato a un calo generale di interesse nell’istruzione universitaria, specialmente tra i giovani provenienti da famiglie con basso reddito o in difficoltà economiche.

Tra il 2005 e il 2015 la percentuale di NEET in Italia è aumentata di 10 punti in più rispetto agli altri paesi. 

Secondo il rapporto del 2017 di Caritas italiana sulla povertà, il 26% dei giovani che ha tra 15 e 34 anni risulta disoccupato e fuori dal circuito di formazione. In più, si è evidenziato come la maggior parte sono soprattutto donne (col 56,5%).

Perché ci sono così tanti NEET?

Per spiegare meglio il fenomeno dei NEET e comprendere il perché le percentuali sono sempre più in crescita di anno in anno, viene in nostro soccorso un’analisi di Emmanuele Massagli, ricercatore e vice presidente di Adapt

L’esercito dei NEET in Italia è formato da persone giovanissime che dopo la scuola hanno iniziato a lavorare in nero ma demotivati hanno smesso di lavorare e cercare un nuovo lavoro, a cui si aggiungono i laureati che hanno acquisito competenze ormai obsolete per le aziende

È importante specificare che i NEET non per forza sono disoccupati, alcuni di loro infatti lavorano in nero o sono sottopagati, quindi per questo risultano invisibili alla società

A contribuire al fenomeno dei NEET, ci sono alcuni dei seguenti motivi:

Basso livello di istruzione

Vivere in zone rurali 

Possedere delle disabilità

Come combattere il fenomeno

Per combattere il fenomeno sono state scelte alcune strategie, tra cui:

  1. Creare spazi educativi efficienti, con mense scolastiche, strutture adeguate e aree ricreative: si è notata una correlazione tra apprendimento e le strutture scolastiche, quindi di conseguenza, più le scuole sono adeguate agli studenti, più cresce la possibilità che quest’ultimi si impegnano nello studio.
  2. Sostegno all’istruzione e alla formazione: è importante fornire ai giovani le competenze e le conoscenze necessarie per trovare un impiego o avviare una carriera di successo. Ciò può essere fatto attraverso programmi di formazione professionale, tirocini e apprendistati.
  3. Creazione di opportunità lavorative: le opportunità di lavoro sono essenziali per i giovani che cercano di entrare nel mondo del lavoro. Le politiche pubbliche dovrebbero quindi favorire la creazione di posti di lavoro e promuovere l’imprenditorialità.
  4. Migliorare l’accesso ai servizi di supporto: i giovani dovrebbero poter beneficiare di servizi di supporto, come consulenza sulla carriera, assistenza sanitaria e servizi di consulenza psicologica
  5. Coinvolgimento delle comunità locali: le organizzazioni della società civile, le imprese e le autorità locali possono collaborare per creare opportunità per i giovani e fornire supporto alle comunità in difficoltà.
  6. Promozione di programmi di scambio e mobilità: i programmi di scambio e mobilità possono fornire ai giovani opportunità di apprendimento e di sviluppo personale, oltre che sviluppare la loro rete professionale.
  7. Utilizzo delle tecnologie digitali: le tecnologie digitali possono essere utilizzate per creare nuove opportunità di lavoro e per fornire formazione e supporto ai giovani. I programmi di e-learning, ad esempio, possono consentire ai giovani di acquisire competenze in modo più flessibile.

Quali sono i problemi psicologici che spesso si ritrovano ad affrontare i NEET?

Questa situazione di costante incertezza può comportare diversi problemi psicologici e sfide da affrontare, tra cui:

  1. Senso di perdita, di scopo e identità che li fa sentire persi, sottoutilizzati o privi di una direzione nella vita, il che può provocare frustrazione e sconforto.
  2. Bassa autostima, l’assenza di successi o risultati tangibili può influire negativamente sull’autostima perché la mancanza di occupazione o di un percorso formativo può far sorgere dubbi sulle proprie competenze e valore personale. 
  3. Isolamento sociale, i NEET possono sentirsi isolati e disconnessi dalla società perché la mancanza di contatti sociali, come colleghi o compagni di studio, può portare a una diminuzione del supporto sociale e contribuire a sentimenti di solitudine e depressione. 
  4. Mancanza di routine, questa mancanza di una routine quotidiana può portare a una mancanza di struttura nella vita. Infatti la mancanza di obiettivi può rendere difficile mantenere la motivazione e la disciplina personale
  5. Ansia per il futuro: i NEET possono provare ansia e preoccupazione per il loro futuro. L’incertezza riguardo alle opportunità lavorative e formative può generare ansia riguardo la propria situazione a lungo termine e al raggiungimento di obiettivi personali.    

Conclusioni

Per contrastare efficacemente la crescente presenza di NEET in Italia, è fondamentale considerare le esigenze del mercato del lavoro prima di scegliere un percorso di studio, evitando tuttavia di escludere i desideri e le aspirazioni dei giovani. In questo senso, sarebbe auspicabile un supporto che aiuti i ragazzi a conoscere le professioni maggiormente richieste al momento e ad individuare quelle in linea con i propri interessi e talenti. In questo modo, si potrebbe favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, garantendo loro maggiori opportunità di crescita professionale e personale e allo stesso tempo contribuire a ridurre il tasso di disoccupazione giovanile e il rischio di povertà e marginalizzazione sociale.

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