Nel mio lavoro nelle comunità del gruppo Redancia ho imparato a affidare le mie aspettative terapeutiche ad ogni singolo momento vissuto nella musica insieme ai pazienti.
Tanti sono gli apparenti fallimenti e i “farò” mai realizzati.
Ho cercato però anche sempre di conservare l’entusiasmo come quello di un padre che gioisce anche solo per due mattoncini messi sopra l’altro con fatica da un bimbo.
Così, inaspettate, arrivano le soddisfazioni.
Per tanti pazienti è il riuscire ad affrontare il bagno emozionante e vivificante dell’esibirsi in pubblico con la Pesci in Barile Band, oppure l’emozione accesa improvvisamente da una canzone amata, legata indissolubilmente a qualche ricordo…
A volte è la magia scaturita da un tasto premuto con garbo, una corda pizzicata, un colpo ben assestato su un tamburo.
O perché no, una danza improvvisata che coinvolge tutti i presenti.
Ci sono anche poi le gioie più rare e preziose quando un seme gettato nell’humus della vita di comunità produce frutti… Penso a quell’adolescente insicuro e intimorito dalla vita che ha imparato a suonare la chitarra… o al pianista raffinato che ha dato valore al suo tempo in Rems perfezionando la sua tecnica. E poi a quel ragazzo che suona nella pesci in barile band che ha confessato anni dopo di essere riuscito a superare il trauma di un saggio di pianoforte fallito in tenera età.
Come dice il grande direttore d’orchestra Daniel Barenboim nel suo saggio “La musica è un tutto”: …musica che interconnette, che stringe relazioni e le riempie di senso.
Sono certa che la musica aiuterebbe le persone a stare meglio e questo vale per tutti!!! Sarebbe certamente altamente terapeutico per la salute mentale.