Ottava Edizione del Film Festival della Salute Mentale Lo Spiraglio
Dieci anni fa ho cominciato a lavorare nel Centro Diurno di via Palestro.
Quelle persone che tutti i giorni venivano a trovarci, a passare la giornata con noi, erano piene di cose da raccontare.
Venivano a curarsi al centro diurno, ma erano piene di qualità, di idee, di voglia di vivere. Bisognava fare entrare la società civile, per vedere, per capire. E fare uscire loro, il prima possibile.
La solita storia, la stessa di “Entrare fuori, Uscire dentro”, negli anni della chiusura del Santa Maria della Pietà.
Da un po’ di tempo rifletto su come stia cambiando la follia. I quadri tipici, quelli del sistema schizofrenico e bipolare, risultano sempre meno frequenti.
La psicosi diventa sempre più atipica. Allora mi chiedo il perché di questa trasformazione nelle caratteristiche delle malattie.
Forse il mondo della Salute Mentale non ha piena consapevolezza di come stia incidendo sulla malattia. In questi 40 anni di legge 180 in Italia è cambiato radicalmente il modo di pensare, diagnosticare, curare la malattia mentale. E’ cambiato il rapporto di fiducia tra pazienti, familiari e operatori.
Il concetto di comunità terapeutica sta sostituendo quello di ricovero, anche se in questo senso c’è ancora molto da fare. Gli stessi centri di salute mentale sono in una fase di transizione, fase in cui è molto importante mantenere la capacità di pensiero. Questa credo che sia la questione di fondo.
Riuscire a pensare mentre la follia urla, spaventa, disturba. Forse il cambiamento della malattia che è in corso assomiglia alla resistenza che sviluppano i batteri nei confronti degli antibiotici. Se la follia è un baluardo contro l’esperienza del dolore, se è un anestetico, rimuoverla o attenuarla non può che determinare resistenza.
La psichiatria stessa talvolta sembra funzionare a specchio con la follia. Invece che tentare di ridurre l’anestesia per lavorare sulle cause del dolore, aumenta il dosaggio, smorza la crisi, contiene, talvolta, ancora, nel peggiore senso del termine.
Come accade di vedere in situazioni disperate in SPDC. La psichiatria e la follia legate insieme alla stessa cinghia. Ho visto pazienti urlare, disperarsi, insultare, e intanto il gruppo attento, pensare, utilizzare anche il più tossico dei veleni per curare la relazione patologica tra individui legati insieme. Usare il veleno per curare.
E’ una storia nota. Ho visto e continuo a vedere questo ogni settimana, durante i gruppi di psicoanalisi mutifamiliare. E ho visto il centro diurno lavorare sulla crisi, sulla disperazione, sulla povertà, sul suicidio. Ho visto come i cosiddetti pazienti, quelle persone a cui facevo riferimento prima, sanno trattare con il dolore. Sanno continuare a pensare laddove sembra che il pensiero possa dissolversi, dove la follia genera follia come la violenza genera violenza (3 manifesti a Ebbing, Missouri).
Ho visto cose, le abbiamo viste, le stiamo vedendo. Invece che lamentarci perché la crisi economica svuota i servizi, la politica favorisce il privato rispetto al pubblico, la società si dissolve nella rete virtuale, cerchiamo di tenere gli occhi bene aperti e continuare a cambiare.
I film dello Spiraglio, che ogni anno raccontano questa salute mentale che sta cambiando, mi aiutano a tenere aperti gli occhi, ad ascoltare il dolore, a sorprendermi, a sperare che “the time they are a changin’”, davvero.