Con il nome di limerenza indichiamo una forma di ultra-attaccamento verso una persona. È una deviazione affettiva che porta l’individuo a diventare morboso, al punto da apparire ossessivo. Così ottiene l’effetto opposto rispetto a quello che sta ricercando, allontanando chi desidererebbe avere accanto. La limerenza non è una patologia, sebbene alcuni psicologi la definiscano erroneamente tale. Non si tratta neppure di un vero e proprio disturbo, dal momento che, lo stesso soggetto, potrebbe essere limerente con un partner e non sviluppare affatto questo tratto durante la relazione successiva. È infatti possibile accorgersi del fatto che il proprio comportamento sia eccessivo e riuscire ad autocontrollarsi. Non tutti coloro i quali soffrono di limerenza riescono a compiere questo passo, ma molti sono in grado di farlo. Chi la subisce si accorge di essere oggetto di riverenza troppo pesante, la quale va ben oltre il semplice affetto.
Definiamo la limerenza
La limerenza è una forma di attrazione malsana, che diventa ultra-attaccamento. Ciò causa in colui, o colei, che la prova sentimenti di incertezza ed emozioni negative collegate all’esigenza di restare sempre in compagnia del partner. Sorge una paura dell’abbandono che non è razionale. Molto spesso, questa si traduce in un terrore di essere lasciati completamente insensato. Il limerente arriva a sospettare che tutti gli istanti trascorsi lontano dal proprio compagno, o dalla propria compagna, sono possibili occasioni di troncamento della storia. La limerenza è un’idealizzazione del partner. C’è una ragione biologica per questo. Tutte le volte che ci troviamo in compagnia dell’amato, o dell’amata, il nostro corpo riceve vere e proprie scariche di dopamina che il cervello interpreta come messaggi di profonda gratificazione. Si tratta di un’esperienza fisiologica che può però mutare in disturbo serio.
Ciò avviene quando finiamo per non desiderare altro che quella vicinanza. Giunti a questo punto, quelle scariche di dopamina che tengono viva una relazione diventano qualcos’altro e si fanno più simili a una sostanza che dà dipendenza. Dall’infatuazione, anche profonda – che va comunque benissimo ed è una forza per la relazione di coppia – si passa all’ossessione. Così facendo si toglie spazio all’altro e si finisce per soffocarne la libertà. Dobbiamo il termine limerenza alla ricerca di Dorothy Tennov. La psicologa statunitense lo coniò negli anni ’70, descrivendolo come un’enfatizzazione delle prime, eccitanti fasi di una relazione amorosa. In quei frangenti, infatti, desideriamo sempre di più dal partner: più attenzioni, più tempo assieme e così via. Tipicamente, quando il rapporto si normalizza ciò non avviene più. Se queste pulsioni permangono, si è superato il limite tra amore e limerenza.
Tutto si deve a una reazione fisiologica
L’oggetto della limerenza – che è naturalmente una persona ma così ci si esprime nella disciplina – si idealizza e si sopravvaluta. Il limerente lo pone su un piedistallo, caricandolo di pregi e caratteristiche che, probabilmente, neppure possiede, perché lo adora in modo ossessivo. Si sovrastimano i suoi pensieri e le sue opinioni e, di conseguenza, si dà un’importanza eccessiva anche al tempo trascorso in sua compagnia. Tutto ciò è dovuto a una reazione fisiologica malregolata. La dopamina rilasciata quando siamo in compagnia dell’oggetto della limerenza è, semplicemente, troppa. Ciò non è dovuto alle peculiarità del partner X, bensì al nostro organismo, che, con ogni probabilità, reagirebbe alla stessa maniera anche se ci trovassimo con il partner Y o Z. Diamo dei nomi per semplificare. Se sono limerente verso Francesca posso essere convinto di amarla, ma trattandosi di una reazione, probabilmente mi sentirei alla stessa maniera con Giulia.
La gratificazione dovuta alla dopamina si traduce in ossessione verso l’altro. Partendo da questo assunto, numerosi psicologi – tra cui Tennov – ritengono che amore e limerenza siano due cose completamente diverse. L’amore è un sincero interesse verso il benessere dell’amato. La limerenza è invece una sua oggettificazione, volta al proprio appagamento. Il limerente è emotivamente dipendente dal partner. Questa dipendenza è però soltanto sua, lontana dagli equilibri e dalle dinamiche di coppia ed estranea alla sfera sentimentale dell’altra metà della relazione amorosa.
Come gestire la limerenza
Chi convive con la limerenza, tende a chiudersi in se stesso e a non parlare con nessuno dei propri sentimenti. La consapevolezza di sperimentare ultrattaccamento causa vergogna. Ci si sente dipendenti da qualcuno, non liberi, deboli in un mondo in cui la forza dell’indipendenza è tutto. È raro, ma non impossibile, confonderla con manifestazioni caratteriali eccessive, come la gelosia. Il limerente si sente veramente gratificato e sereno solo quando è in compagnia dell’altro o dell’altra. Nelle coppie che funzionano, questo modo di sentirsi non è parte della normalità quotidiana. Una coppia affiatata si stimola e si supporta continuamente, non si annulla a causa delle pulsioni di una sua metà. Senz’altro, si sperimentano nuove cose da fare insieme, ma non si abbandonano mai gli spazi dedicati a sé. Come ci ha detto Esther Perel, è nella distanza che si alimenta il desiderio.
Può interessarti anche: “Dipendenza comportamentale: identificazione e intervento“