Vaso di Pandora

Legge Basaglia e nuovi “matti”

Commento all’articolo di Vera Slepoj, apparso su La Stampa il 15 giugno 2021

Leggendo l’articolo in prima pagina di Vera Slepoj ho avuto la chiara impressione del limite della superficialità e dell’ignoranza.
Argomentazioni confuse che non hanno riscontri nella clinica psichiatrica, riferimenti superficiali ad una certa antipsichiatria ed alla Legge 180 che dimostrano una scarsa conoscenza dell’offerta di assistenza e cure psichiatriche sul territorio .
Enfatiche e banali considerazioni sulla follia e sui TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori).

Certamente la psichiatria come disciplina specialistica al crocevia tra scienze umane e biologiche ha dei limiti e dei ritardi, ma seppur con differenze che derivano dagli attori, è stata in grado di proporre una serie di offerte di cura certamente all’avanguardia e alternative all’esclusione ed all’alienazione che il trafiletto pare riportare tristemente ed inopportunamente in primo piano facendo riferimento ai nuovi matti.
Mi piacerebbe sapere quanti pazienti affetti da patologia psichiatrica grave la solerte autrice ha curato e con che esiti.

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Commenti su "Legge Basaglia e nuovi “matti”"

  1. Concordo pienamente alle critiche rivolte dal dott. Gianni Giusto all’articolo della dott.ssa Slepoi:
    Alla Psichiatria derivata dalla Legge Basaglia, nello specifico della Regione Lazio, mancano attualmente più del 50% degli operatori, che erano in Servizio fino a 10 anni fa, prima dei piani di rientro gestito dal Ministero dell’Economia e, soprattutto, manca l’aggiornamento continuo degli operatori. Il problema non sono le idee, ma come vengono applicate.

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  2. Concordo con Gianni Giusto, un articolo pericoloso e fuorviante, fatto con ignoranza e, forse, cattive intenzioni. Perdono l’autrice “psi” che presuntuosamente pensa di sapere cosa è la salute mentale e chi sono i “nuovi matti”, ma non perdono La Stampa, giornale nazionale che ha ricevuto tanto denaro pubblico per dare informazione. Cosa c’entra la legge 180 con il caso di Ardea? Pensiamo di cambiare il codice penale per ogni scippo, rapina, crimine? Le leggi sono cose serie, la libertà è una cosa seria. Se c’è un problema sociale siamo tutti d’accordo a rivedere le leggi, ma se parliamo del dramma di Ardea e di tante altre notizie perturbanti che ci arrivano, il problema è clinico e organizzativo. Per lavorare con attenzione e forza sugli snodi vitali delle persone servono risorse e competenza, come dice Andrea Narracci. Curare è un arte difficile e richiede serenità. Pensassero i giornalisti e i politici a darci serenità e farci lavorare e formare bene le nuove generazioni, come possiamo e sappiamo fare.

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  3. Al di là del singolo articolo e dei suoi pesanti limiti, è triste che – finita la breve stagione che ha consentito l’approvazione della c.d. legge Basaglia – il disturbo mentale meriti ormai l’attenzione dei media e del pubblico solo in occasione di fatti di sangue; anche se si sa bene che questi non sono affatto prerogativa del sofferente mentale grave, e che purtroppo la violenza omicida sta nell’uomo. Ancora una volta, la collettività si occupa del sofferente mentale solo in quanto presunto pericoloso: il suo dolore pare riguardi solo lui e gli addetti ai lavori ( e non tutti).

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