Sparano meno e prediligono puntare al controllo del territorio con altri mezzi: la leva della corruzione o un welfare parallelo, funzionari pubblici e professionisti compiacenti.
Alleanze inedite per le piazze di spaccio, sempre più i boss, poi, in particolare le nuove leve della camorra escono dall’ombra e fanno anche apparizione sui social, puntando ad una fama quasi come fosse direttamente proporzionale alla potenza di fuoco.
La relazione del primo semestre 2021 della Direzione Investigativa Antimafia che delineava il cambiamento della criminalità organizzata, parla chiaro: gli omicidi di stampo mafioso sono passati da nove del primo semestre 2020 a due; anche le associazioni di tipo mafioso sono calate da 67 a 57. A crescere, invece, la propensione ad inquinare l’economia legale come hanno raccontato le segnalazioni sospette in forte aumento: 49104 nel primo semestre 2019 contro le 54228 nel primo semestre 2020 e 68534 nel semestre 2021.
Sicuramente una grande differenza con il modus operandi dei vertici di Cosa Nostra a cui apparteneva Matteo Messina Denaro.
Occorre fare una netta distinzione tra ciò che oggi si percepisce come mafioso e ciò che non riteniamo tale. In sintesi, è necessario comprendere la distinzione tra un mafioso e un “normale” criminale.
Il primo è membro di appartenenza di gruppo: la sua identità è il prodotto comune di un gruppo di cui è parte integrante di cui accetta diritti e doveri a cui adempiere; un semplice criminale non vive la sua criminalità interconnettendola a contesti più ampi e di conseguenza questo accade anche con gli stessi traumi.
Caso esemplare è stato quello di Totò Riina, la cui psiche fu turbata da ciò che intersoggettivamente aveva subito nel corso della sua vita: la perdita di sua padre e di uno dei fratelli all’età di 13 anni, evento riconducibile all’instaurazione di ha instaurato in lui un trauma che, possibilmente, ha condizionato la sua psiche e creando caratteri psicologici emersi, poi, per tutta la sua vita. È possibile allora ipotizzare un’eziologia della psicopatologia del boss mafioso. Diversi studi, come quelli del Professore di psicologia clinica Lo Verso, hanno delineato che, DSM alla mano, il disturbo che più si avvicina al comportamento mafioso è quello antisociale di personalità (APA, DSM IV, 1996).