Fig.1. “L’Incontro con l’Angelo”
In questo dipinto di Miriam, osserviamo l’incontro tra la paziente e un angelo. La presenza di una scala evoca il celebre sogno biblico di Giacobbe in cui gli angeli salgono e scendono lungo una scala che collega la terra al cielo.
A sinistra si notano saette di fuoco che colpiscono le spalle di Miriam mentre al centro le saette di fuoco si trasformano in un intreccio di braccia attraverso cui l’angelo la solleva dall’oscurità.
L’incontro tra le braccia dell’angelo e della paziente ha una struttura che richiama la forma di una scala.
Questo ci suggerisce che la relazione psicoterapeutica può essere paragonata a una scala che permette all’analista di scendere per immergersi nel mondo desolato della paziente e, allo stesso tempo, consente alla paziente stessa di salire ed emergere da quella dolorosa realtà.
L’angelo nell’immagine potrebbe rappresentare il terapeuta, Gaetano Benedetti, che si avvicina e si immerge nel mondo di sofferenza della paziente. Questo gesto simbolicamente rappresenta l’offerta di sostegno e forza necessari affinché la paziente possa sollevarsi dalla psicosi e intraprendere il cammino verso la guarigione. La metafora della scala evidenzia l’importanza della relazione terapeutica come un mezzo di trasformazione e crescita. Il terapeuta accompagna la paziente nel suo mondo interiore, offrendole la forza della relazione per poter muoversi insieme attraverso l’esperienza psicotica.
Nel quadro intitolato “La Fame Psichica“, Miriam rappresenta una immagine che evoca la complessità della psicosi. A sinistra del dipinto emerge il terapeuta raffigurato come donna, espressione del transfert materno di Miriam per Gaetano. A destra sono raffigurati demoni infernali, simboli dell’esperienza della paziente tormentata dalla psicosi. Un cordone ombelicale collega il terapeuta-madre ai demoni della psicosi, che affliggono la paziente.
Nel mezzo del cordone ombelicale notiamo una figura piccola gialla che sembra una figura di transizione tra il terapeuta ed uno dei demoni illuminato dal nutrimento terapeutico. Questa figura di transizione alimentata dalla luce, entra in contatto con i demoni e permette loro di esistere nella relazione terapeutica. Inoltre con le sue braccia allargate sembra essere capace di tenere insieme la scissione della paziente rappresentata dai tre volti divisi visibili al centro del quadro.
In questo quadro la paziente raffigura il terapeuta pieno di luce disceso negli oscuri inferi della psicosi. È interessante osservare come la paziente utilizzi il simbolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci per trasmettere il sentimento di espansione del nutrimento ricevuto dal terapeuta.
Nel dipinto, il colore rosso dei pesci si estende nel rosso delle fiamme e circonda il nero conferendogli una forma. Le figure scure, che popolano la dimensione psicotica della paziente, non sembrano più le figure demoniache dei quadri precedenti ma neonati affamati che tendono le braccia verso il cibo offerto dal terapeuta. Le aree oscure e tenebrose, che simboleggiano l’assenza di vita della paziente, diventano visibili grazie allo sguardo del terapeuta che le accoglie, le nutre e le trasforma con la sua presenza e con la sua partecipazione al dolore della paziente.