La storia è importante
[Di seguito un commento di Pasquale Pisseri]
La storia è importante, se la si studia forse si comprendono le ragioni di alcuni avvenimenti anche aberranti e si impedisce il loro riproporsi, uno per tutti i campi di concentramento ed il conseguente genocidio.
La storia della psichiatria, ce lo ricorda Pisseri nel suo resoconto, è fatta anche di violenze ingiustificate di omissioni, di pavido assecondare per convenienza le deleghe di esclusione che il sistema sociale indicava.
Concentrare in luoghi grandi un grande numero di pazienti con bisogni, storie e caratteristiche diverse ha finito per peggiorare l’esistenza di persone fragili e sofferenti costretti a subire la legge di una scienza che tale per molti versi ha dimostrato di non essere.
La scarsa preparazione degli operatori, allora gli infermieri psichiatrici ora gli OSS ha permesso il crearsi forme di comportamento violento ed ingiustificato, che in parte per mancanza appunto di strumenti e di pensiero, in parte per costituzione ha portato alle conseguenze che i fatti di cronaca ci riferiscono per la RSA gestita dalla società Segesta a Vado ligure.
Fortunatamente la denuncia e l’intervento della guardia di finanza ha limitato i danni, ma lascia un segno profondo ed amaro in chi si occupa professionalmente e con competenza di pazienti disabili e psichiatrici.
La psichiatria è una disciplina specialistica medica, per trattare la mente umana ci vogliono persone preparate e competenti e questo è certificabile non solo col curriculum studi, ma anche con una esperienza guidata da specialisti che possano dimostrare a loro volta di conoscere la materia per averla praticata; non basta leggere qualche libro per essere esperti e non basta dimostrare formalmente di aver seguito alcuni corsi per assurgere al ruolo di specialisti della psiche.
La miopia e spesso l’insipienza degli amministratori ha consentito un graduale depauperamento del patrimonio culturale ed umano che l’esperienza di Basaglia e di molti altri colleghi aveva portato.
Ed ora ci si accorge dei nuovi manicomi, si permettono operazioni di facciata che tradiscono una sostanziale disattenzione al bisogno reale del disabile o del paziente psichiatrico.
Eppure più volte ci siamo espressi perché in strutture psichiatriche, quindi specialistiche, fossero previsti solo professionalità specifiche e non generiche.
Spesso abbiamo denunciato il rischio di concentrazioni eccessive di pazienti (300 posti, è un ospedale psichiatrico sotto mentite spoglie).
La responsabilità dei tecnici o degli psicoburocrati oltre che degli amministratori pubblici è evidente.
La tristezza ci avvolge…….
Chi è riconoscente ai nostri pazienti (nel puro senso etimologico del termine)
Chi riconosce agli infermieri ai tecnici della riabilitazione psichiatrica, agli psicologi agli animatori che quotidianamente riflettono ,ripensando il loro rapporto di relazione intensa con gli ospiti delle nostre comunità un grande valore non svilito da episodi di violenza primitiva come quelli descritti e di cui gli arrestati sono solo gli esecutori materiali?
Vogliamo chiederci una volta tanto chi sono i mandanti?
La psichiatria è anche politica sanitaria , vogliamo renderla questa volta finalmente al servizio del pubblico , ovvero del cliente, del paziente, della persona che soffre che è debole, indifesa?