Vaso di Pandora

La coperta di Linus

Commento all’articolo: La dipendenza dal web è spia di altri problemi

e alla notizia AdnKronos: 7 italiani su 10 con l’ossessione del telefono sempre in mano

Mi sembrano due temi da commentare insieme.
Ho visto di recente un film, per la verità mediocre: il protagonista che ha di recente perso la moglie si mette in contatto con la trapassata tramite schermi TV e di computer vari (e fra parentesi finisce male).
Non è una novità che la nostra fantasia colleghi il paranormale a strumenti tecnologici rappresentanti l’apoteosi della razionalità, in quanto sviluppati a partire da elaborazioni scientifiche.

Questo paradossale ma non insolito collegamento nasce anche dal fatto che la quasi totalità di noi non è in grado di comprendere e valutare tali elaborazioni: prendiamo atto del loro concreto indiscutibile risultato, ma le vie tramite le quali esso si realizza restano misteriose, e hanno un fascino di tipo magico. Ciò ricorda le religioni misteriche, in cui il sapere era riservato a pochi iniziati. Questo squilibrio si ripresenta in ogni conquista tecnologica abbastanza sofisticata.

I nuovi mezzi elettronici moltiplicano le nostre possibilità: vediamo le cose a distanza, in ogni momento acquisiamo informazioni di ogni tipo, possiamo parlare fra noi e addirittura vederci reciprocamente a distanza. Abbiamo quindi acquisito nuovi poteri, ma al tempo stesso la potenza del mezzo tende a dominarci , rendendocene fruitori in buona parte inconsapevoli e passivi. Da questa condizione a quella di vera e propria dipendenza il passo è breve, e le persone meno attrezzate, sul piano emotivo, personologico e culturale, lo fanno. Non sorprende affatto, quindi, quanto riscontrato nello studio della Mc Master University, anche perché è chiaro che il contatto tramite Internet può supplire alla carenza di contatti diretti e animati da fisicità: c’è da chiedersi quindi se in questi casi Internet possa essere considerata una protesi di qualche utilità o se al contrario complichi e cronicizzi il problema preesistente.

Non che il problema non riguardi tutti noi: certo non stiamo tutto il giorno a guardare la TV o il cellulare o lo smartphone, ma tuttavia non potremmo più fare a meno di questi mezzi. Questa parziale dipendenza si inquadra nel problema generale della tecnologia: il mezzo tecnologico moltiplica le nostre possibilità, ma diviene anche, in qualche modo, il nostro padrone, rendendosi indispensabile e trasformando il nostro ambiente sociale e persino fisico, in modo di solito irreversibile. E’ accaduto clamorosamente con l’automobile: ma con i mezzi di comunicazione – informazione accade in modo più insidiosamente penetrante, per l’accesso diretto al nostro stato mentale.

In quest’ambito, anche la dimensione sociopolitica del problema acquista una sua specificità. In generale, ogni mezzo tecnologico – torniamo all’esempio dell’automobile – aumenta le nostre possibilità individuali di azione e movimento, e dunque in qualche modo la nostra libertà; ma è anche vero che produzione, distribuzione e, in larga parte, anche gestione del mezzo restano nelle mani di pochi; contraddizione dalle conseguenze particolarmente delicate quando si tratta di informazione.

Si può, come qualcuno ha tentato, contrapporre l’informazione TV, unidirezionale e gestita dall’alto, a quella del WB in cui si è voluto riconoscere un nuovo strumento di democrazia, quasi una nuova agorà: ma di fatto il moltiplicarsi di interventi spesso ben poco meditati finisce col costituire un “rumore” privo di valore informativo e di orientamento a una decisione.

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