Vaso di Pandora

“It Follows”: recensione con una lente psicologica

Il genere horror è da sempre un meta-genere per eccellenza, un territorio in cui gli artifici linguistici sono esibiti apertamente e il gioco con lo spettatore diventa parte integrante dell’esperienza. Tuttavia, “It Follows” va oltre, contaminando il genere con istanze da cinema d’autore e riproponendo vecchi stilemi sotto una luce rinnovata.

“It Follows”: visione e genesi di un horror innovativo

Il film “It Follows”, scritto e prodotto da David Robert Mitchell, emerge come una narrazione inquietante attorno alla figura di una ragazza diciannovenne, vittima di una persecuzione da parte di un’entità sovrannaturale trasmessa sessualmente.

Presentato nel 2014 al prestigioso Festival di Cannes, il film ha suscitato interesse sia per la sua originalità tematica sia per l’approccio stilistico del suo creatore.

David Robert Mitchell ha tratto ispirazione per “It Follows” dai sogni ricorrenti di essere inseguito che lo tormentavano in gioventù. Questi sogni, che l’autore associa a un periodo di profonda ansia legata al divorzio dei suoi genitori, non sono stati rappresentati letteralmente nel film, ma hanno influenzato profondamente l’atmosfera e il tema centrale dell’opera.

“Non ho usato quelle immagini per il film, ma l’idea di base e il sentimento che ho usato”, confida Mitchell. L’elemento della trasmissione sessuale, che diventa il veicolo dell’orrore nel film, è stato aggiunto successivamente, evolvendo dalle riflessioni di Mitchell su qualcosa che potesse essere passato da una persona all’altra.

La scrittura di “It Follows” iniziò nel 2011, mentre Mitchell era impegnato in un altro progetto cinematografico che avrebbe dovuto essere il suo secondo lungometraggio. Tuttavia, incontrando ostacoli in quel percorso, decise di concentrarsi su “It Follows”, che si rivelò essere il suo successivo lavoro.

Curiosamente, Mitchell scelse di mantenere il riserbo sulla trama del film durante la sua fase di sviluppo, convinto che descriverlo a parole avrebbe potuto banalizzarne il concetto: “Quando lo dici ad alta voce, sembra la cosa peggiore di sempre”.

“It Follows” si distingue quindi non solo per il suo contenuto, ma anche per la personalissima genesi del suo tema, offrendo uno sguardo profondo sulle paure personali e collettive, e su come queste possano essere trasformate in un’esperienza cinematografica che sfida i confini del genere horror.

Il sesso come veicolo di morte

In “It Follows”, il sesso diventa un veicolo esplicito di morte e maledizione. La protagonista Jay, dopo un incontro sessuale, si ritrova perseguitata da una presenza soprannaturale lenta ma implacabile, che può assumere qualsiasi forma umana. Questo concetto, sebbene radicato nella tradizione degli slasher anni ’80, viene reinterpretato in chiave più matura e scevra di giudizi moralistici.

Un’analisi del Perturbante

Il fascino inquietante di “It Follows” si radica profondamente nella sua abilità di manipolare il perturbante, quel peculiare sentimento di disagio che scaturisce quando il familiare si trasforma in minaccioso e alienante.

La tecnica cinematografica che più contribuisce a questa atmosfera è la panoramica circolare, una scelta stilistica che, sebbene possa apparire come un semplice strumento visivo, agisce su un livello emotivo molto più profondo.

Questa particolare inquadratura, che compie un giro completo o quasi intorno ai personaggi, crea un’illusione di soggettività senza mai identificarsi completamente con il punto di vista di nessuno dei personaggi. Questo metodo non solo avvicina lo spettatore alle esperienze viscerali dei protagonisti, ma amplifica anche la sensazione di ansia e paura. Si instaura così una connessione emotiva intensa, dove lo spettatore è costantemente sul filo del rasoio, combattendo tra la familiarità del mondo rappresentato e la straniante presenza di qualcosa di non definito e minaccioso.

L’uso di questa tecnica in “It Follows” non è un mero espediente estetico, ma si rivela uno strumento narrativo potente che enfatizza la tematica del perturbante, rendendo l’esperienza di visione un’immersione totale nell’incertezza e nella tensione.

Questa scelta regia contribuisce a far sì che “It Follows” emerga non solo come un film di genere, ma come un’opera che sfida e rinnova le convenzioni dell’horror, invitando gli spettatori a riflettere sulla natura delle loro paure più profonde.

Debolezze narrative

Nonostante i pregi, It Follows non è esente da alcune debolezze narrative. Alcune forzature appaiono poco giustificate, come la scena in cui Jay viene narcotizzata e lasciata seminuda, mentre altre sequenze, come la morte di Greg, risultano oscure. Inoltre, a tratti, il film sembra vacillare tra il cinema autoriale e l’horror più classico, con derive tendenti al ridicolo.

Tuttavia, il finale bellissimo e sospeso, genuinamente inquietante, riesce a mettere a posto gran parte di queste incongruenze.

Un approccio metaforico

Ciò che rende “It Follows” un’opera notevole è il suo approccio metaforico al genere horror. Il film non si limita a spaventare, ma utilizza gli elementi soprannaturali come allegorie di temi più profondi, come la vulnerabilità dell’adolescenza, la sessualità e le conseguenze delle nostre azioni.

Questa lente psicologica, unita alla scoperta del Perturbante, crea un’esperienza cinematografica unica e disturbante, che trascende i confini del genere e si imprime nella mente dello spettatore.

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