Vaso di Pandora

ISTINTO ANIMALE

ISTINTO ANIMALE

di Giovanni Giusto

La giornata è buona, il forte vento di maestrale del giorno prima è calato ed il mare è piatto.
L’equipaggio si presenta puntualmente alle 8,00.

Il nostromo ha provveduto alla fondamentale focaccia che accompagna fedelmente ogni uscita del Moby Dick 3.
Le premesse parrebbero buone, è la prima uscita dalla trasferta nell’arcipelago della Maddalena che ci ha visti protagonisti di belle pescate.

Con noi c’è Boè, il mio Golden Retriever di 10 mesi, anche lui è contento ha senz’altro il “piede marino” e intravede la possibilità di un bel bagno.
L’istinto lo guida e lo caratterizza.

 

Accesi i motori si parte.
Ci sono già molte barche in mare, la gara di piccola traina costiera organizzata dalla sezione dei pescatori sportivi di Varazze, ha stimolato molti ad uscire.

Puntiamo ad Est ed evitiamo la confusione con altre imbarcazioni.
A due miglia dalla costa sui 100 metri di profondità, scorgiamo dei gabbiani, ad un tratto il mare si anima…

E’ una bella sensazione… dalla calma si passa ad un’eccitazione determinata dal brulicare di pesci che sono in “mangianza” ovvero si nutrono di pesci più piccoli in genere acciughine secondo la logica della catena alimentare.

Anche Boè si anima, è un tutt’uno con le sensazioni dell’equipaggio, il nostromo a stento riesce a frenarlo, le canne con le relative lenze sono presto in mare e la traina inizia… senza successo eppure i pesci ci sono.
Si continua per un po’ e l’iniziale eccitazione diventa sensazione di noia. Il rumore ritmico dei motori accompagna i nostri pensieri, sarà l’esca sbagliata? Chissà che cosa stanno prendendo le altre barche, forse è meglio cambiare velocità di traina o addirittura posto.
Anche Boè si tranquillizza… gli viene un poco di sonno.

Vediamo un’altra mangianza a circa un miglio, tiriamo a bordo le lenze e partiamo a venti nodi verso la nuova meta. Arrivati e calate nuovamente le lenze arriva la prima abboccata… recupera Riccardo ma all’ultimo momento il pesce strappa e fugge… non è giornata.

Finalmente mi accorgo di un pallone di acciughe… ricordate la canzone di De André “le acciughe fanno il pallone che sotto c’è l’alalunga…” urlo a Marco di prendere il guadino e di tenersi pronto, il capopesca Carlo si attiva ed anche Boè si risveglia, la tensione è massima… se prendiamo le acciughe potremo pescare con il vivo da fermo e le possibilità di una buona pesca saranno maggiori.

Da esperto Skipper (fa parte delle fantasie liberatorie) mi avvicino e permetto a Marco e Carlo di “salaiare” le acciughe.
Recuperiamo gli artificiali e incominciamo a pescare da fermi dopo aver spento i motori.
Le acciughe si riparano sotto la nostra chiglia e dietro ci sono i tonni alletterati.

Siamo tutti pronti le lenze vengono calate con le acciughe innescate opportunamente e le catture iniziano immediatamente, l’eccitazione riprende e l’istinto di cacciatore di preda ci pervade.

Anche Boè dal Fly partecipa intensamente, vorrebbe quasi buttarsi in mare in mezzo a quel brulicare di pesci, anzi lo farebbe senz’altro se il nostromo non ne contenesse a fatica l’esuberanza.
E’ come noi non c’è differenza l’istito è istinto, il piacere è piacere il desiderio è desiderio.

 

Ancora una volta il Moby 3 ha colpito e ritorniamo a terra con un bel po’ di pescato. Boè da vero lupo (cane) di mare si mangia mezzo chilo di acciughe crude, lo stesso faremo noi la sera.
…istinto animale.

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