Recentemente ero a Copenaghen, città organizzatissima e accogliente, dove si nota subito come buona parte della popolazione preferisca il trasporto muscolare a quello spinto da combustibili fossili. In tanti usano la bicicletta, compresi papà e mamme, che in una sorta di trasportino a pedali, scorazzano con tutti i figli per le numerose piste ciclabili della città. Sarà stato un caso ma in un solo weekend la città ha ospitato diverse gare di atletica, compreso l’estremo e selettivo “Ironman”.
Quando pensiamo alle competizioni sportive, l’Ironman emerge come l’apice dell’endurance: una prova estrema che non si limita a sfidare il corpo, ma anche, e forse soprattutto, la mente. Composto da 3,86 km di nuoto, 180 km di ciclismo e, tanto per gradire, una bella maratona di 42 km, andando a comporre una delle prove più dure e complete esistenti. Esiste anche il triplo Ironman, per chi avesse ancora energie. Partecipare a un Ironman significa confrontarsi con i propri limiti fisici e mentali, spingendosi oltre le barriere personali e accettando di vivere ore di sforzo ininterrotto. Ma cosa spinge una persona a intraprendere un’impresa così ardua? Quali forze interiori sono in gioco e quanto è cruciale la tenuta mentale in una gara di tale portata?
La motivazione oltre il limite
La prima domanda che sorge spontanea è: perché? Perché una persona dovrebbe scegliere di sottoporsi a una prova così estenuante, che richiede mesi, se non anni, di preparazione? Le motivazioni possono essere molteplici e variano da individuo a individuo, ma alla base c’è spesso il desiderio di superare i propri limiti. L’Ironman è più di una gara; è una sfida personale, una lotta contro se stessi, contro il dubbio, la paura e il dolore fisico. È la ricerca di una forma di autorealizzazione che passa attraverso la sofferenza e il sacrificio. Virtù apparentemente fagocitate dalla dopamina a basso costo distribuita nei social network.
Per alcuni, l’Ironman rappresenta la sublimazione di una vita dedicata allo sport, un modo per dimostrare a se stessi e agli altri di essere capaci di raggiungere traguardi che sembrano inarrivabili. Per alcuni, è un percorso di crescita personale, dove ogni metro percorso rappresenta una vittoria contro le proprie insicurezze e paure. In entrambi i casi, la motivazione non è solo fisica, ma profondamente psicologica: è la volontà di dimostrare che il limite è solo una condizione mentale.
La preparazione mentale all’Ironman
Se la preparazione fisica è fondamentale per affrontare un Ironman, quella mentale non è da meno. Affrontare una gara che può durare fino a 17 ore (per gli amatori) richiede una forza mentale eccezionale. L’atleta deve essere capace di gestire lo stress, il dolore e la fatica, mantenendo la concentrazione e la determinazione dall’inizio alla fine. Questo richiede una mente centrata, capace di rimanere focalizzata sugli obiettivi a breve, medio e lungo termine, anche quando il corpo chiede di fermarsi. Immaginate se un pensiero intrusivo dovesse innestarsi durante i km di nuoto, quante energie andrebbero perse, per non parlare del pericolo di un attacco di panico.
Per ovvi motivi la preparazione mentale inizia molto prima della gara stessa. Richiede allenamenti in condizioni avverse, simulazioni di gara e tecniche di visualizzazione che aiutano l’atleta a prepararsi a ciò che verrà. Non si può dire oggi non mi alleno, fa troppo freddo, ho le gambe pesanti, mi sento giù di tono. Senza una dedizione costante non si arriva in fondo alla gara e oserei dire nemmeno all’inizio. L’ansia può divorare e lo sport potrebbe essere proprio una chiave di volta per sublimarla nello sforzo.
Il ruolo della consapevolezza
Essere consapevoli delle proprie capacità, dei propri limiti e delle proprie risorse è fondamentale per affrontare un Ironman. La consapevolezza permette di riconoscere i segnali del corpo, di gestire le energie, di sapere quando spingere e quando rallentare. Fare gli eroi con una caviglia prossima al cedimento non avrebbe senso alcuno. Ma la consapevolezza va oltre la semplice gestione fisica: è la capacità di rimanere presenti, di vivere ogni momento della gara con lucidità, di accettare il dolore e la fatica come parte integrante dell’esperienza.
La consapevolezza aiuta l’atleta a mantenere la calma, a gestire lo stress e a mantenere una visione chiara dell’obiettivo. È ciò che permette di non farsi travolgere dalle emozioni negative, di non cedere alla paura, di mantenere la fiducia nelle proprie capacità anche nei momenti più difficili. Essere consapevoli significa anche sapersi adattare alle situazioni impreviste, essere flessibili e pronti a cambiare strategia se necessario.
Altrettanto importante è lasciare uno spiraglio di inconsapevolezza, di spensieratezza, di ottimismo sfrenato e sfacciataggine. Focalizzarsi solo sulle difficoltà, sugli ostacoli, ottunde la mente e allontana i traguardi, facendoli diventare irraggiungibile.
Conclusione sull’Ironman
L’Ironman non è solo una gara di endurance; è una sfida complessa che coinvolge corpo e mente. La motivazione, la preparazione mentale, la resilienza e la consapevolezza sono elementi essenziali per affrontare e superare questa prova estrema. Partecipare a un Ironman significa intraprendere un viaggio dentro se stessi, confrontarsi con i propri limiti e scoprire una forza interiore che spesso non si sapeva di possedere. È un’esperienza trasformativa, che lascia un segno profondo nell’animo di chi la vive, dimostrando che, con la giusta mentalità, non esistono limiti che non possano essere superati.
Per molte persone, la vita, è diventata un quotidiano Ironman, da affrontare con tutte le facoltà manifeste, trovando però, anche la forza e la consapevolezza per capire quando è necessario rallentare e chiedere aiuto.