Vaso di Pandora

Che cos’è l’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è, come suggerisce la stessa parola, la capacità di riconoscere, gestire e identificare le emozioni proprie e di chi ci circonda. L’intelligenza emotiva non è una dote innata, ma può essere coltivata e sviluppata e riguarda la conoscenza del sé e dell’altro.
Non è una capacità secondaria all’intelligenza intellettiva, anzi. Essa determina i successi che otteniamo in ambito sia privato che lavorativo, sia a livello affettivo che a livello sociale.

L’intelligenza emotiva è anche chiamata quoziente emozionale (QE, o EQ dall’inglese Emotional Quotient), quoziente di intelligenza emotiva (QIE) e leadership emotiva (LE).

Teorie sull’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva non è un concetto univoco ma va letta come insieme di modelli psicologici e teorici che ci offrono una visione delle sue caratteristiche e significati.

Cervello colorato astratto che cresce come un albero
L’intelligenza emotiva riguarda una serie di capacità individuali che possono essere rafforzate e sviluppate.

Le teorie di Salovey e Mayer

Tra i vari teorici che hanno lavorato sull’intelligenza emotiva, è doveroso citare il lavoro di ricerca di Peter Salovey e Jhon D. Mayer. Entrambi statunitensi, Salovey è uno psicologo sociale e Mayer si occupa di psicologia della personalità e di intelligenza emotiva.

I due psicologi, all’inizio degli anni Novanta, definiscono l’intelligenza emotiva come la capacità di percezione e regolazione delle emozioni con il fine di promuovere la crescita personale e facilitare il pensiero. In seguito, dalle loro ricerche, emerge che l’intelligenza emotiva conferisce all’individuo la capacità di generare emozioni, di comprendere le emozioni e di regolarle in modo riflessivo.
Non contribuisce solamente alla nostra crescita emotiva, ma anche alla nostra crescita intellettuale. Grazie ad essa, si esercita il pensiero riflessivo e di conoscenza del sé.

Come sostenuto da Salovey e Meyer, l’intelligenza emotiva non riguarda solo l’abilità di percepire le proprie emozioni, ma anche quelle altrui, attraverso l’osservazione del linguaggio del corpo, del tono di voce, della mimica facciale.

Nel dettaglio, Salovey e Mayer, individuano l’intelligenza emotiva come l’insieme di quattro abilità:

  • Percepire le emozioni. La percezione, e dunque il riconoscimento, delle diverse emozioni è la capacità principale di chi ha una buona intelligenza emotiva. Va intesa come un’abilità riferita non solo alle proprie emozioni, ma anche a quelle di chi ci circonda.
  • Comprendere le emozioni, e dunque riconoscerne le sfumature, i cambiamenti e le evoluzioni nel corso tempo.
  • Usare le emozioni. Cioè quella capacità di sfruttarle per risolvere problemi e situazioni spiacevoli e di saperne cogliere i lati positivi.
  • Gestire le emozioni e dunque essere capaci di governarle. Non lasciarsi sopraffare dalle emozioni e riuscire a regolarle aiuta a raggiungere i propri obiettivi.

Proprio come il quoziente intellettivo, l’intelligenza emotiva si può misurare con il test di intelligenza emotiva Mayer-Salovey-Caruso (MSEIT). Il test punta a mettere alla prova il soggetto sulla abilità di comprensione, utilizzo e gestione delle emozioni. Considerata la natura dell’intelligenza emotiva, di per sé difficilmente quantificabile con parametri obiettivi, il test viene utilizzato spesso con lo scopo di capire come stimolarla e sollecitarla.

L’intelligenza emotiva secondo Daniel Goleman

Uno degli psicologi più noti quando si parla di intelligenza emotiva è Daniel Goleman, psicologo, scrittore e attore di origini statunitensi. Goleman è l’autore del volume Intelligenza Emotiva pubblicato nel 1995.

La differenza principale nel testo di Goleman rispetto alle teorie di Mayer e Salovey è che Goleman si concentra principalmente sull’influenza dell’intelligenza emotiva in ambito lavorativo. In particolare, secondo Goleman, le capacità e le competenze presenti in chi ha una spiccata intelligenza emotiva, gli permettono di raggiungere più facilmente posizioni di leadership e, soprattutto, di essere leader migliori grazie a questa. Autoregolazione, consapevolezza di sé, abilità sociali, empatia e spirito motivazionale sono per Goleman capacità correlate al livello di intelligenza emotiva dell’individuo. E tali caratteristiche possono essere determinati per la riuscita in ambito professionale, laddove ci si riferisce a posizioni di leadership.
Queste si possono infatti esplicare in vere e proprie abilità pratiche.
Ci permettono, ad esempio di comprendere meglio le situazioni, a gestire lo stress e relazionarci meglio con gli altri.

L’intelligenza emotiva nella vita quotidiana

persone si abbracciano e sorridono avanti a una lavagna
L’intelligenza emotiva ci aiuta a comprendere e percepire le nostre emozioni e di chi ci circonda.

Le capacità relative all’intelligenza emotiva, per quanto differenti e sfaccettate, sono sicuramente tutte abilità che possono influire positivamente sul nostro benessere.
Avere una buona intelligenza emotiva comporta avere abilità sociali sviluppate, sapersi relazionare con l’altro e apportare quindi benefici al tessuto sociale in cui si è inseriti. Avere consapevolezza e padronanza delle emozioni porta inoltre l’individuo a essere più ottimista. Essere capaci di riconoscere e governare le emozioni vuol dire anche non lasciarsi abbattere in caso di situazioni di crisi, di forti dispiaceri o di imprevisti funesti.

Sapere di avere le capacità di governare una nave in tempesta, ci aiuta ad affrontare e gestire meglio la tempesta in sé, non appena esse si scatena!

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