L’insicurezza è uno stato mentale. A provocarla concorre l’abitudine a credere di non essere abbastanza, di non potercela fare da soli. Questa condizione si caratterizza per il pessimismo di fondo. Ci porta a immaginare futuri nefasti, fallimenti, disastri scoraggianti e pessimi finali per qualunque azione o operazione intraprendiamo nella nostra vita. Quando questo stato ci attanaglia, senza lasciarci mai andare, può diventare insicurezza patologica. In questi casi, ci sconfiggiamo da soli, prima di metterci alla prova in qualunque ambito. Una personalità insicura si contraddistingue per le sue aspettative, quasi sempre negative. Appare intrappolata nella spirale di una svalutazione senza fondo e ricerca continuamente conferme e approvazione, limitando quello che viene ormai comunemente definito, anche nel nostro Paese, self empowerment.
Sintomatologia dell’insicurezza patologica
L’insicurezza patologica ci fa sentire inadeguati. Chi attraversa periodi nei quali convive con questa condizione si troverà a formulare sistematicamente previsioni avverse riguardo al suo futuro e a quello di chi gli sta accanto. Vivendo di pessimismo e ritenendosi sempre inferiore a qualunque aspettativa, inevitabilmente l’insicuro, o l’insicura, finirà per realizzare le sue nefaste previsioni. Per tal motivo la psicologia parla di sindrome di Cassandra, perché chi soffre di insicurezza patologica ricorda la tragica profetessa dell’antichità. Ma a che cosa si deve questa condizione? Da dove nasce e come si riconosce? Essa è strettamente legata all’autostima. All’aumentare dell’una, l’altra infatti diminuisce. I sintomi dell’insicurezza sono solitamente piuttosto riconoscibili. Vediamo quali sono quelli che si manifestano con maggior frequenza.
La sintomatologia che generalmente accompagna l’insicurezza patologica è la seguente:
- tendenza a reprimersi, a limitarsi e a soffocare le proprie intenzioni e pulsioni;
- autocensura e limitazione della propria libertà;
- autosvalutazione. Questa è dapprima soltanto mentale e poi, data la scarsa motivazione, finisce inevitabilmente per trovare riscontro nel reale, dal momento che la convinzione di non essere capaci a far nulla ci porta inevitabilmente a fallire.
Cause e tipologie di insicurezza
Essere insicuri e sentirsi inferiori ci rovina la vita. L’insicurezza patologica ci porta a sprecare talenti e opportunità, sabota le nostre migliori caratteristiche e crea ruggine nelle relazioni sociali. I contesti nei quali ci ingabbia sono svariati. Di seguito, abbiamo posto quelli nei quali è più facile soffrirne:
- nel rapporto di coppia. L’insicurezza può minare le relazioni sentimentali, erodendo il sentimento e sfociando in controdipendenza affettiva e ansia da prestazione sessuale.
- Sul lavoro, dove può impedirci di inseguire la carriera che meritiamo.
- Nell’approccio con l’altro sesso oppure, in casi più limitati, con il nostro, poiché vediamo gli altri più belli, prestanti, simpatici e sexy.
- Nel giudizio del nostro fisico. Caso piuttosto comune che può diventare problematico: possiamo guardarci allo specchio e giudicarci troppo bassi, troppo grassi, nasoni, storti, asimmetrici e così via…
L’insicurezza, con ogni probabilità, è causata da un bilancio squilibrato tra le nostre aspettative e le nostre previsioni. Di fatto, siamo noi stessi a crearla e a darci la proverbiale zappa sul piede. Le credenze relative al nostro presente e al nostro futuro ci influenzano nel profondo. La teoria della dissonanza cognitiva e quella sull’autopercezione affermano come una persona non abbia alcun problema a cambiare il suo atteggiamento pur di allinearsi a quel di cui è convinta. È quello che accade quando si subisce l’effetto placebo o quello aspettativa, interamente basati sul fatto che il risultato finale e oggettivo può essere smussato, quando non proprio modificato in toto, a causa di attese e credenze personali.
Da pensiero ad atteggiamento
Quello che pensiamo di noi stessi può abbandonare lo stato di convinzione e diventare certezza acquisita. Su questa evoluzione non incidono soltanto le nostre credenze, bensì anche quelle delle persone che ci circondano. Se, per esempio, un insegnante ritenesse, per qualsiasi motivo, che uno dei suoi studenti fosse meno sveglio e capace degli altri, potrebbe finire per trattarlo in maniera differente rispetto a quanto faccia con tutti gli altri (effetto Pigmalione). Questo modus operandi è totalmente involontario, eppure l’inconscio dello studente lo coglie. La capacità di calcolo della nostra mente, basata sul pensiero verticale e laterale infatti, si accorge se stiamo subendo un trattamento diverso. Interiorizzata questa situazione, l’alunno ne farà uso per dimostrare a sé stesso di essere poco abile, se non addirittura incapace, e così fomenterà l’insicurezza.
L’arma più affilata per combattere questo stato d’animo è la cosiddetta autoefficacia. Essa ci darà la percezione di essere effettivamente capaci di affrontare le difficoltà e gestire i fallimenti che capitano nel corso della vita. Ciò significa avere argomentazioni da ribattere in faccia all’insicurezza, quando essa stringe la sua morsa, e poter rimediare a ogni suo attacco.
Insicurezza occasionale e insicurezza patologica
Le fondamenta della condizione affondano nelle esperienze dell’infanzia. L’insicurezza patologica è stata anche oggetto degli studi di Sigmund Freud, secondo il quale nascerebbe nel Super-Io. Sarebbe infatti qui che convergerebbero tutti i condizionamenti che vanno a originare un giudice interiore temibile e implacabile, il quale ci porta a subire gli effetti della vergogna e ci causa una certa anestesia emotiva. Regole e modelli trasmessi da genitori ed educatori vengono interiorizzati e forniscono confini entro cui agire, prima di sfociare in giudizi e aspettative. Quello che abbiamo definito giudice può divenire un vero e proprio persecutore. Sa paralizzarci, abbassare la nostra autostima, deprimerci e generare insicurezza cronica.
Quando ci rapportiamo a modelli di riferimento esageratamente severi, ad esempio genitori perfezionisti o punitivi, portati a sottolineare gli errori del bambino piuttosto che a valorizzarne le buone azioni, possiamo sviluppare un’insicurezza patologica, che ci accompagnerà per tutta la vita. Finiremo per sviluppare una tendenza a non fare e a ritirarci alla prima difficoltà, consolidando la convinzione di essere inclini a sbagliare.