Cosleeping, o co-sleeping, cos’è? Per quanto il nome possa non suonare a tutti come immediatamente familiare, si tratta in realtà di un’abitudine piuttosto diffusa nella nostra cultura.
Il cosleeping indica la pratica del dormire fisicamente vicino al proprio bambino, generalmente nello stesso letto.
Nonostante nella cultura popolare non appaia come un fenomeno inusuale o recente, il dormire nello stesso letto con i figli nei loro primi anni di vita è oggetto di un dibattito interessante che coinvolge genitori, psicologi e specialisti dell’infanzia su vario livello.
Le opinioni contrastanti sui benefici di questa pratica riguardano prevalentemente la sicurezza e le potenziali implicazioni psicologiche associate.
Cos’è il Cosleeping?
Con cosleeping si indica letteralmente il “co-dormire”, e dunque il dormire insieme. Ma il termine si è diffuso ed è utilizzato per descrivere specificatamente la pratica di dormire insieme al proprio bambino fin dai primi giorni di vita e, a seconda dei casi, fino ai primi anni dell’infanzia.
Anche se generalmente si associa al dormire con il proprio figlio nel lettone dei genitori, il cospleeping può assumere diverse forme, come ad esempio l’uso di culle attaccate al letto.
Inoltre, con cosleeping non si indica solo la decisione intenzionale di dormire a stretto contatto, ma anche il suo aspetto “accidentale”, che si verifica ad esempio quando il bambino si unisce spontaneamente ai genitori nel letto durante la notte.
La pratica del cosleeping non è diffusa e percepita in egual modo in tutto il mondo: in alcune culture è piuttosto radicata, normalizzata, o se ne esaltano addirittura i benefici, mentre in altre culture non è usuale, vista con sospetto o criticata.
Implicazioni psicologiche del Cosleeping
Le potenziali implicazioni del cosleeping dimostrano il perché non vi sia un parere univoco su questa pratica. Se infatti in alcuni casi sono stati riscontrati effetti benefici per lo sviluppo psicologico e l’equilibrio mentale del bambino, in altri sono stati evidenziate le conseguenze negative che possono condizionare il benessere fino al raggiungimento dell’età adulta.
I sostenitori del cosleeping ne esaltano il potenziale di rafforzare il legame emotivo tra il genitore e il bambino. La vicinanza fisica durante il riposo può effettivamente contribuire a creare una connessione più forte e rafforzare la consapevolezza e l’intelligenza emotiva del piccolo.
Inoltre, secondo questo orientamento di pensiero, il cosleeping può facilitare lo sviluppo delle abilità sociali nei bambini e contribuire e promuovere una sensazione di sicurezza.
Tuttavia, secondo gli oppositori del cosleeping tale abitudine rischia di influenzare negativamente lo sviluppo dell’indipendenza e dell’autonomia del bambino.
Senza considerare uno degli aspetti più spinosi messo alla luce da chi non condivide questa pratica, e cioè il rischio per l’incolumità fisica degli infanti. I potenziali rischi di soffocamento o di lesioni accidentali associati al dormire nello stesso letto con il bimbo piccolo sono reali e non vanno sottovalutati. In questa ottica, l’avvicinare la culla al letto è sicuramente il compromesso vincente.
Una pratica culturalmente determinata
La diffusione disomogenea di questa pratica a seconda di epoche, culture e contesto societario indica come la condivisione del sonno con il proprio figlio è una pratica strettamente legata a fattori socio-culturali.
Se in alcune società è stigmatizzato per le sue implicazioni psicologiche e visto come un ostacolo allo sviluppo dell’autonomia e dell’indipendenze del bambino, in altre è mal visto perché associato a problemi di sviluppo: in questi casi il condividere il letto è una necessità, non una scelta, diventando indice di situazioni di disagio economico.
Sottolineare che le opinioni e le reazioni psicologiche al cospleeping dipendono spesso da fattori tali fattori ci permette di comprendere anche perché, ad oggi, non esiste una conclusione obiettiva o maggiormente condivisa che vada a favore o contro questa pratica.
Se è vero che esistono dei potenziali benefici per il bambino, è anche vero che in altri casi il cosleeping può rivelarsi controproducente per il suo benessere emotivo, così come non si possono non considerare i pericoli relativi all’incolumità del piccolo.
Praticare il cospleeping con il proprio bambino può sicuramente aiutare nel rafforzare la connessione emotiva tra genitore e figlio, ma è consigliabile in ogni caso farlo in sicurezza, utilizzando protezioni fisiche che tutelano l’incolumità del piccolo. Un consiglio piuttosto diffuso nella nostra società è anche quello di praticare il cosleeping in maniera irregolare, così da non renderlo un’abitudine per il bambino, ma allo stesso non rinunciare ai benefici del condividere momenti speciali anche durante il riposo.
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