Vaso di Pandora

Immagine e linguaggio

di Niccolo’ Pizzorno: Oss, illustratore, referente dell’attività “Arte che cura” per la Residenza Disabili Villa Perla  

“Il linguaggio prima di significare qualcosa, significa per qualcuno”

Jacques Lacan

A seconda delle necessita di comunicazione cambiano i tipi di immagine che si elaborano, ad esempio un’immagine pittorica è concettualmente diversa da un’illustrazione piuttosto che da un fumetto, le fotografie oltre che la mera cronaca degli eventi, possono essere usate per comunicare significati profondi, ovvero con ogni tecnica espressiva si possono elaborare immagini con regole e significati differenti.

L’immagine è un linguaggio con le sue regole, la sua grammatica e la sua sintassi esattamente come qualsiasi lingua scritta e parlata, la differenza è che non ha bisogno di traduzioni, è di fatto universale perché si basa sul senso della vista che è comune a tutti gli esseri umani. Anche il linguaggio scritto di fatto è costruito su immagini alle quali viene associato un suono, le lettere del nostro alfabeto hanno avuto un’evoluzione durante i secoli sono partite da immagini per arrivare a essere sintetizzate in suoni vocali e consonanti.

L’immagine è un linguaggio spontaneo nei bambini che attraversa diverse fasi dell’età evolutiva, poi tende a perdersi nella preadolescenza se il soggetto non possiede talenti artistici e non sente di continuare a coltivare il disegno o la pittura.

È tuttavia innegabile che il produrre un’immagine sia di fatto il frutto di un processo che nella nostra attività espressiva con pazienti affetti da disabilità intellettiva è ciò che ci interessa.

Ci interessa soprattutto ciò che ci viene comunicato, come ci viene comunicato, dato che molti dei partecipanti non hanno la possibilità di usare le parole.

Come avevamo citato nel precedente articolo, l’avvento della fotografia ha dato la possibilità di riprodurre tecnicamente e su vasta scala un’immagine. Di fatto la grande innovazione è proprio il processo di sviluppo e stampa dell’immagine, mentre in precedenza il compito della riproducibilità era affidato alla calcografia.

 Ciò ha portato un grosso cambiamento sull’intendere l’arte da allora in avanti; dal periodo impressionista e post impressionista niente sarà più lo stesso nel mondo artistico, il quadro non è più visto come finestra sul mondo ma come supporto bidimensionale, aprendo la strada alle avanguardie artistiche del ‘900 e con l’avvento della psicanalisi, attraverso l’arte l’essere umano da voce al suo mondo interno. In sostanza cambiano i processi che portano alla creazione delle immagini.

  Nel nostro laboratorio espressivo il mondo interno viene fuori e messo su un supporto, il processo creativo dei pazienti è l’oggetto delle osservazioni.

Alcuni creano diversi tipi di immagine a seconda del materiale artistico che utilizzano, alcune immagini sono immediate, sono oggettive, espressioni di desideri, richieste o immagini che portano tranquillità. Sono immagini che non hanno bisogno di parole, sono esattamente rappresentazioni oggettive di ciò che il nostro paziente pensa. In questo senso più che all’arte pittorica ci avviciniamo al fumetto e all’illustrazione nei quali le immagini prodotte per questo scopo servono per comunicare direttamente e oggettivamente il messaggio voluto.

Z.H., il ragazzo di cui abbiamo già accennato nel precedente articolo, ad esempio, utilizza entrambi i tipi di linguaggi a seconda del materiale che usa.

Z.H. non parla, la sua comunicazione verbale è limitata a vocalizzi e poche sillabe, però le sue capacità grafiche gli consentono di esprimersi tramite il disegno, raffigurando in maniera oggettiva ciò che pensa. Generalmente il soggetto è il cibo quindi caramelle, torte, gelati, pizza, che sono anche i soggetti che predilige mentre guarda i video sul suo telefono.

Durante un colloquio con i genitori, essi mi comunicano che con lui in precedenza usavano il metodo della CAA, pertanto aveva una cartella con delle immagini alle quali associava un significato.

Per cui faccio il tentativo di mettermi a disegnare con lui, utilizzando i pennarelli in un’attività individuale. Insieme, sullo stesso foglio comincio a disegnare i soggetti che ritengo più affini al suo immaginario e dei disegni che lui possa comprendere, la risposta è immediata, riconosce gli oggetti che gli propongo inizialmente osservando ciò che guarda sul telefono, comincio con delle immagini di cibo, cercando di stabilite un dialogo visivo, stabilendo un codice a cui entrambi possiamo fare riferimento, in aiuto ai disegni ci sono i gesti e i suoni.

Durante le sessioni di attività individuale, si ampliano le rappresentazioni e si sviluppa un vero e proprio scambio, ho notato che tende in alcune occasioni a ricalcare alcuni miei disegni e in un altro caso esegue delle linee tratteggiate che poi unisce con un altro colore; allora mi metto a disegnare dei soggetti con la linea tratteggiata che lui ricalca e successivamente cerca di riproporre a mano libera.

Un radicale cambiamento delle immagini avviene con i materiali altamente espressivi come le tempere, con cui si manifesta la tendenza all’eccesso, richiede un’eccessiva quantità di colore per creare immagini che poi copre con tutta la materia rimanente; di fatto il prodotto finale è un monocromo di colore generalmente scuro, il colore a tempera, non è mai abbastanza.

Sperimenta tutti i materiali artistici anche gli acquerelli dove realizza una serie di cerchi monocromi in cui trova molta soddisfazione, è anche uno dei pochi che sa gestire la bacinella dell’acqua.

Sceglie sempre in autonomia il materiale, riordina ed è sempre estremamente concentrato per tutta l‘attività.

Z.H. comunica in modo chiaro cosa ha in mente, l’obbiettivo della sessione individuale è quello di ampliare i codici espressivi e di imparare a comunicare più cose possibile. Nell’ampliare l’immaginario e i codici per toccare più argomenti, si è riusciti a toccare anche la rappresentazione di sé.

  • Gli disegno la sua figura, il suo volto e lui lo ripassa, poi lui mi suggerisce ancora di utilizzare la linea tratteggiata e di aiutarlo a rappresentarsi.

Nelle sessioni collettive invece ha sempre la tendenza a prendersi un tavolo a parte e lavorare in solitudine, non è facile tenerlo nel gruppo per tutta la durata della sessione.

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