TRATTAMENTO DCA
Attualmente non vi sono dati precisi che indichino quale sia il mi-glior tipo di trattamento da attuare per i Disturbi del Comportamento Alimentare. La scelta, ad esempio, fra un trattamento residenziale intensivo e uno ambulatoriale è affidata sostanzialmente al giudizio e all’esperienza clinica dei curanti e alle risorse disponibili nella comunità.
In linea di principio il ricovero ospedaliero ordinario ha carattere di “salvavita”, mentre il trattamento ambulatoriale rimane comunque l’intervento di prima scelta. La mancata risposta al trattamento ambulatoriale costituisce una buona indicazione al trattamento resi-denziale o semiresidenziale.
Villa del Principe può accogliere fino a 22 pazienti in trattamento di ricovero residenziale. La durata prevista per il trattamento dei DCA è di circa 3 mesi; per gli altri disturbi la durata del ricovero viene stabilita personalizzando il programma di trattamento su ogni singolo caso.
Per quel che riguarda il trattamento in regime di ricovero semire-sidenziale i posti previsti sono quindici. La durata di tale modalità di trattamento può variare da 1 a 3 mesi in relazione alla patologia e all’andamento del percorso terapeutico. Al ricovero semiresidenziale si accede per ricovero diretto o per prosecuzione del ricovero residenziale. In quest’ultimo caso, nei DCA, la durata prevista è in genere di circa 6-7 settimane. Il programma terapeutico del ricovero semiresidenziale è intensivo, prevede una frequenza di 5 giorni alla settimana, con ingresso alle 9.00 e dimissioni alle 17.00.
Le pazienti DCA durante i pasti si avvalgono della presenza di dietiste, che stanno insieme ai pazienti anche dopo i pasti. E’ infatti questo il periodo più delicato, durante il quale le condotte di compenso tendono ad essere effettuate. L’alimentazione meccanica e le attività svolte dopo il pranzo rappresentano quindi le principali competenze delle dietiste.
All’interno del trattamento ambulatoriale sono previste visite psichiatriche, mediche, attività di psicoterapia (individuale e/o di grup-po) e incontri psicoeducazionali. La psicoterapia, individuale o di gruppo, si avvale sia di un approccio cognitivo-comportamentale, specifico nel caso del trattamento dei DCA, sia di tipo dinamico per il trattamento dei disturbi di personalità.
Ogni modalità di trattamento pretende una piena collaborazione del paziente. Il paziente viene quindi coinvolto ad essere parte attiva del programma terapeutico.
La prima fase del trattamento è ispirata ad un approccio di tipo cognitivo – comportamentale, prevede il costante intervento interni-stico-nutrizionale e si compone di due tappe.
La prima, che definiremo di ingresso, è rivolta a valutare lo stato attuale e la motivazione al cambiamento; il lavoro sulla motivazione è essenziale per affrontare la resistenza al cambiamento frequentemente osservata nei DCA. Chi tratta un’anoressica o una bulimica, oltre a tenere conto dei rischi biologici e delle emergenze somatiche create dai sintomi, deve avere chiara la funzione degli stessi che, rappresentando una costosa difesa di una certa integrità di funzionamento mentale, sono difficili da abbandonare.
Per valutare lo stato attuale, la migliore presa in carico possibile e la motivazione al trattamento, il paziente è sottoposto a una valuta-zione diagnostica iniziale di assessment che comprende 213 colloqui psicologici, una visita psichiatrica una visita medico-internistica, e un incontro dedicato alla somministrazione di test. Al termine di questi incontri viene comunicato al paziente, eventualmente ai suoi familiari e/o al terapeuta inviante, quale tipologia di trattamento risulta essere la più idonea.
Il lavoro sulla motivazione al trattamento ha lo scopo di costruire una relazione terapeutica di fiducia, apprezzare la natura egosintonica della magrezza e dell’autocontrollo, riconoscere le difficoltà al cambiamento e riconoscere il disagio che sta alla base del sintomo.
La seconda tappa, di tipo riabilitativo, è finalizzata ad offrire gli strumenti più adatti a facilitare una posizione di sperimentazione di modalità comportamentali nuove e più consone rispetto al cibo, richiede l’assistenza di dietiste e viene organizzata in una dimensione di residenzialità.
Gli obiettivi del ricovero sono: ristabilire un rapporto con il cibo più equilibrato e non dominato dall’atteggiamento di controllo os-sessivo; ristabilire un peso corporeo che superi i livelli critici; migliorare il rapporto con il corpo e ridurre il disturbo dell’immagine corporea; creare una crescente consapevolezza della condizione di malattia mettendo il paziente a confronto con situazioni simili alle sue; ristabilire una capacità di socializzare ed interrompere lo stato di isolamento; creare una distanza tra il paziente e le situazioni familiari che possono determinare lo stato di sofferenza psichica. In tale contesto, la riabilitazione nutrizionale è necessaria per recuperare un peso normale che consenta di rimuovere gli effetti fisici e psicologici del digiuno, per migliorare la valutazione diagnostica, per rendere più efficace la psicoterapia e per facilitare la ricerca di alternative possibili alla magrezza per la propria autostima.
Sono previsti interventi di tipo psico-educazionale e psicoterapeutici (individuale e familiare), gruppi di assertività, training di rilassamento e trattamenti a mediazione corporea rivolti a modificare le distorsioni dell’immagine corporea. Tali interventi hanno lo scopo di modificare il deficit del concetto di sé, le relazioni interpersonali e familiari disturbate, la preoccupazione per il peso e le forme corporee e gli effetti fisici e psicologici del digiuno e delle altre condotte deviate.
La seconda fase è invece rivolta alla stabilizzazione dei risultati su comportamento alimentare dei pazienti e al trattamento più propria–mente psicoterapico di gruppo o individuale dei pazienti che hanno superato positivamente la prima fase e viene svolta in regime di rico-vero semiresidenziale o ambulatoriale.