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Il potere del perdono: liberarsi dai rancori del passato

Il potere del perdono è immenso. Quando qualcosa o qualcuno ci ferisce lascia tristezza, rabbia, dolore, senso di ingiustizia. Questi sentimenti, radicati per molto tempo nell’animo causano rancore e sofferenza che portano con sé ulteriori disturbi. Per “guarire” da tutto ciò occorre imparare la capacità di perdonare, liberandosi dei rancori del passato.  

Cos’è il “perdono”

Oltre alla sua definizione letterale, dal latino medievale “per-donare”, ossia, “donare senza condizioni”, il perdono non è un semplice atto gratuito verso l’altro, ma un potente mezzo grazie al quale ci si può “riconciliare” prima di tutto con sé stessi e poi con gli altri o con le situazioni scomode, dolorose, ingiuste che la vita pone davanti quotidianamente.

Come sostiene il Dr. Worthington, professore del Dipartimento di Psicologia della Virginia Commonwealth University, leader nel campo della ricerca, dell’insegnamento, dell’editoria e della divulgazione sul perdono: il perdono “trasforma la personalità”. Il perdono, infatti, rappresenta un vero cambiamento che interessa anzitutto sé stessi e fa sì che ci si scontri con i propri limiti, le proprie vulnerabilità e le proprie fragilità. 

È proprio questo lo sforzo richiesto per superare, andare oltre, il dolore e la sofferenza, migliorando così la propria esistenza sotto molteplici punti di vista e ritrovare così la felicità.

Ciascuno è responsabile in prima persona di questo cambiamento, che è prima di tutto interiore.

Il potere del perdono: come può cambiare la vita lasciando andare i vecchi rancori

La capacità di perdonare non è innata. Ciascuno può sperimentare e imparare modalità differenti per apprendere questa capacità.

Il potere del perdono è forte e grandissimo e ha realmente la capacità di cambiare l’esistenza in meglio.

Saper perdonare serve anzitutto a sé stessi, ma cosa significa realmente perdonare?

Perdonare non significa dimenticare le situazioni scomode della vita, quelle che hanno fatto sì che si stesse male, oppure cancellare eventi e persone che hanno causato dolore.

Allo stesso modo, perdonare non significa neppure che gli altri saranno diversi o si comporteranno in modo diverso per evitare di fare del male. Nessuno ha potere sugli altri e il loro comportamento esula dai compiti di ciascuno.

Non è potere di alcuno far modificare agli altri il proprio comportamento o pretendere che gli eventi, anche quelli più brutti e dolorosi, non accadano.

Perdonare significa, anzitutto, liberarsi da dolore e rabbia, liberarsi dal rancore del passato, dai sentimenti negativi che hanno condizionato e condizionano l’esistenza nel presente.

Insomma, è necessario prendere consapevolezza che  ciascuno è responsabile del proprio stato d’animo.

Perdonare significa “lasciare andare” qualcosa o qualcuno che causa sofferenza, lasciar andare anche i sentimenti di rancore, rabbia, paura legati a un evento o a una persona in particolare che li ha provocati e fatti radicare nell’animo.

Dimenticare non serve e non conduce da nessuna parte. Il perdono libera  dalla stretta della sofferenza e permette di vivere la vita con più amore, em patia, comprensione e generosità.

Tutto ciò non vuol dire che si debba concedere agli altri di fare qualunque cosa, essendo sempre indulgenti e lasciando passare tutto. Perdonare significa comprendere appieno ogni situazione, evento e persona, accettando che vi siano dei limiti. 

Il passato non si può cambiare, ma è possibile costruire il proprio presente che può (e deve) essere migliore. 

Ciò va fatto soprattutto per sé stessi. Perdonare è un atto d’amore principalmente verso sé stessi, poi nei confronti della vita e di chi si ama.

I passi necessari per raggiungere la dimensione del “perdono”

Perdonare non è un’operazione semplice. Non si nasce “capaci” di perdonare, si tratta al contrario di un processo difficile che va compreso e appreso.

Il potere del perdono è fortissimo, ma occorre imparare a perdonare. Per farlo occorre seguire un processo piuttosto impegnativo, ma il cui risultato è necessariamente uno stato d’animo migliorato, rasserenato, felice.

Per perdonare occorre:

  • Accettare che la vita, gli eventi, le persone non si controllano. Il passato è passato, non serve continuare a rimuginare su ciò che è stato, non si cambia. Occorre, invece, andare avanti e concentrarsi sul presente, su sé stessi e sulle proprie necessità. Ogni sera, prima di dormire, si dovrebbero lasciare andare tutte le emozioni vissute, soprattutto quelle negative che, condizionando il sonno, possono condizionare anche l’indomani.
  • Vivere le emozioni, accettarle e farle proprie fa bene a sé stessi. Dando alle emozioni provate il giusto peso è possibile trarne quello che portano di buono, come degli insegnamenti per sapere su cosa vale la pena concentrarsi.
  • Comprendere che tutti possono sbagliare. Tutti agiscono in funzione alle proprie emozioni, sensazioni, paure, etc. Se si comprende che tutti hanno dei limiti e si conoscono quelli degli altri, forse è possibile anche comprendere determinate azioni, parole, frasi che possono aver ferito. Da un atteggiamento accusatorio, occorre insomma passare ad uno comprensivo. Forse gli altri hanno comunque fatto ciò che era il loro meglio, nonostante abbiano ferito.
  • Perdonare non è facile, ma una volta che si ha compreso l’azione degli altri, si può decidere o meno di perdonarli. Ciò che è stato non si deve dimenticare, ma una volta compreso forse si riuscirà anche a perdonare.
  • Assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Quando si soffre si tende a dare solo agli altri la responsabilità di azioni ed eventi. Ma, in questo modo, li si elegge come “attori” della propria vita. Ciascuno, invece, deve essere attore della propria vita, l’unico che può decidere quando essere felice.
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