Procuste, noto anche come Damaste, è un personaggio della mitologia greca. Secondo il mito, era un gigante torturatore residente nell’Attica e generalmente appostato lungo la via sacra tra Eleusi e Atene, sul monte Coridallo. La creatura praticava il brigantaggio ed era nota soprattutto per il suo strumento di tortura preferito, il letto di Procuste.
Si tramanda che il gigante avesse un incudine a forma di letto, che secondo lui era della dimensione ideale per ogni essere umano, sul quale legava le persone che aggrediva lungo la strada. Chi era più corto della misura sarebbe stato stirato. A chi invece era troppo lungo si mozzavano gli arti, fino a farli rientrare entro la lunghezza del letto. Quando Teseo uccise il brigante, gli fece patire la stessa sorte che lui aveva inflitto alle sue vittime. Secondo altre versioni, esistevano due letti di Procuste. Uno molto corto, sul quale si ponevano i malcapitati particolarmente alti. E uno lungo, utilizzato con le vittime più basse.
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Il letto di Procuste nella vita quotidiana
Al giorno d’oggi, la locuzione che si riferisce a questo antico mito è entrata nella parlata quotidiana. Quando affermiamo che qualcuno fa uso del letto di Procuste intendiamo dire che riduce le persone a un solo modello, concependo per chiunque un unico modo di pensare o agire. Questa errata opinione è figlia di pregiudizi o false credenze. Essa non ha quasi mai a che fare con una effettiva conoscenza del soggetto che si giudica. Procuste non rispettava la realtà, non tollerava che esistessero persone di diverse stature. Per lui, tutti dovevano essere della stessa altezza e prestanza fisica. Nella lingua moderna descriviamo in questo modo tutti coloro i quali non accettano differenze e unicità nella vita, bensì forzano a ogni costo la realtà sul loro modello e sul loro standard.
In senso lato, trovarsi sul letto di Procuste significa dover affrontare una situazione molto difficile, forse addirittura intollerabile. Alternativamente, può rimarcare il fatto di dover convivere con una condizione mentale, oppure spirituale, tormentata e piuttosto complicata da affrontare.
La sindrome di Procuste
Nel mito, Procuste possedeva un deviato senso della giustizia. Di fatto, non sfigurava le sue vittime fino a ucciderle soltanto poiché era un sadico torturatore, bensì perché era intimorito da loro. A suo avviso, infatti, il criminale non era lui. Riteneva i suoi aggrediti delle minacce erranti. Liberandosene, avrebbe potuto tutelare sé stesso e la sua famiglia. La moderna psicologia ha mantenuto questo aspetto strisciante ed elucubratorio, derivato dalla mitologia, quando ha definito la cosiddetta sindrome di Procuste. Essa si pone in diretta contrapposizione con quella, più nota, dell’impostore. Diversamente da quanto accada in quel caso, nel quale si vive il proprio successo come se fosse usurpato, in questo si è accecati dall’invidia e non si riesce a gioire per i successi altrui, anche quando riguardano persone che ci sono particolarmente vicine.
Le realizzazioni degli altri infastidiscono chi vive questa condizione. L’afflitto da sindrome di Procuste farà di tutto per boicottare chi stia avendo successo, poiché lo riterrà immeritato. Ai suoi occhi, soltanto le proprie vittorie hanno senso di esistere ed essere celebrate. Non a caso, i tipici comportamenti di chi viva questo atteggiamento sono quelli di denigrare e sminuire il prossimo. La sua invidia sarà tale da portarlo, o portarla, a fare ostruzionismo nei confronti della vittima,sebbene non ve ne sia alcun motivo. Questo atteggiamento non conosce barriere. Può manifestarsi nelle relazioni di tipo amicale come in quelle lavorative. Naturalmente, quando entra in gioco questa sindrome si generano rapporti dannosi. Queste relazioni finiscono per logorare i malcapitati nello spirito esattamente come capitava, nel corpo, a chi era posto nel letto di Procuste.
Che cosa si trova alla base di comportamenti tanto avversi e screditanti? Tipicamente, una scarsa stima e una fiducia inadeguata in sé stessi. Questa spinge il soggetto a concentrarsi sull’altro, anziché convogliare le energie sul proprio miglioramento e raggiungere un successo di cui possa godere. Per persone di questo tipo, è più facile dire che l’altro è fortunato e non merita quel che ha ottenuto, piuttosto che attivarsi per cercare di incrementare gli aspetti positivi della propria personalità. Esattamente come Damaste preferiva straziare uomini sul letto di Procuste, al fine di renderli come desiderava, invece di accettarli per quel che erano.
Patologia del letto di Procuste
La sindrome di Procuste può diventare patologica. Nel qual caso, essa diventa particolarmente grave poichè danneggia la socialità di chi ne soffre, andando a colpire anche chi la subisce, che percepirà astio senza riuscire a spiegarsi come mai. Una particolarità di questa condizione è che, in realtà, non vi è vero e proprio disprezzo da parte dell’invidioso. I suoi sentimenti saranno infatti dovuti, più che altro, a un sentimento di inferiorità e di inadeguatezza. L’invidia è soltanto un effetto secondario, nonostante sia il più evidente. I pregi e le qualità degli altri vengono vissuti come delle minacce, degli affronti intollerabili. Per tal motivo, non si esita a ricorrere a slealtà e scorrettezza pur di arginarli.
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