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Identificazione proiettiva: un meccanismo di difesa inconscio

L’identificazione proiettiva è un meccanismo di difesa complesso e inconscio che fu studiato per la prima volta da Melanie Klein, una delle figure principali della psicoanalisi del secolo scorso.
Questo processo psicologico riguarda l’instaurazione di una dinamica profonda tra due individui, dove emozioni, pensieri o parti del sé vengono inconsciamente proiettate sull’altro.
Comprendere questo meccanismo intricato può offrire una nuova prospettiva su alcune dinamiche relazionali difficili e aiutarci a migliorare le nostre interazioni sociali e personali.

Cos’è l’identificazione proiettiva?

L’identificazione proiettiva è un processo che riguarda generalmente due individui. La dinamica che si viene a creare fa sì che una persona, indicata come “il proiettore”, vada ad attribuire inconsciamente emozioni o parti indesiderate di sé sull’altra persona, che viene chiamata “il recipiente”. A rendere complesso e intricato questo meccanismo di difesa psicologico non è solo ciò che spinge le azioni e i pensieri del proiettore, ma anche ciò che avviene nella psiche del recipiente. A lungo andare infatti, il recipiente inizierà a sentire e agire in maniera coerente con le emozioni proiettate.
È un processo bidirezionale e interattivo, che può influenzare profondamente il comportamento e le emozioni di entrambe le parti coinvolte.

Un esempio pratico per comprendere il fenomeno

Per comprendere meglio l’identificazione proiettiva è utile un esempio pratico utilizzato dalla teoria psicologica sull’argomento.
Immaginiamo una madre che si sente ansiosa e insicura riguardo alle sue capacità genitoriali. Invece di riconoscere e affrontare queste emozioni, potrebbe inconsciamente proiettarle sul figlio, trattandolo come se fosse lui ad essere ansioso e insicuro. Di conseguenza, il bambino potrebbe iniziare a comportarsi in modo ansioso, interiorizzando e rispecchiando le emozioni proiettate dalla madre.

Le origini dell’identificazione proiettiva

L’identificazione proiettiva è stata inizialmente descritta da Melanie Klein nel contesto della teoria delle relazioni oggettuali. Secondo Klein questo meccanismo si sviluppa durante la fase pre-edipica dello sviluppo infantile. Il bambino piccolo, incapace di gestire emozioni intense e conflittuali, proietta queste emozioni su figure genitoriali. Questo processo aiuta temporaneamente il bambino a ridurre l’ansia e a mantenere un senso di controllo.

Le dinamiche dell’identificazione proiettiva

L’identificazione proiettiva funziona come meccanismo di difesa, dal momento in cui protegge l’individuo dall’angoscia associata al rifiuto di alcuni aspetti di sé stesso.

Proiettando ciò che non accetta di sé su un altro, diventerà più facile evitare di affrontare direttamente il dolore o la vergogna associati a questi aspetti.
Si tratta di un processo che può facilmente sfociare in dinamiche disfunzionali e che influisce negativamente nella capacità di instaurare relazioni interpersonali sane.

L’identificazione proiettiva può infatti generare una spirale di comportamenti disfunzionali nelle relazioni: proiettando emozioni negative su un altro, potremmo indurlo a comportarsi in modo da confermare quelle aspettative. Si rischia così di generare un ciclo tossico che può portare a conflitti continui, incomprensioni e risentimenti.

un uomo e una donna di spalle sul letto
Le relazioni segnate dall’identificazione proiettiva spesso soffrono di problemi di comunicazione. Le emozioni proiettate non vengono riconosciute come proprie, ma attribuite all’altro, rendendo difficile una comunicazione aperta e onesta. Questi meccanismi creano una barriera alla risoluzione dei conflitti e ostacolano la crescita della relazione.

Affrontare l’identificazione proiettiva

L’identificazione proiettiva può avere un impatto sulla salute mentale delle persone coinvolte, che possono sperimentare un notevole stress emotivo. Il proiettore può sentirsi intrappolato in un ciclo di emozioni negative che non riesce a gestire, mentre il recipiente può sentirsi confuso e sopraffatto dalle emozioni che non riconosce come proprie.

Il primo passo per affrontare l’identificazione proiettiva, e superare le dinamiche nocive ad essa correlato, consiste nello sviluppare una maggiore consapevolezza di sé. Riconoscere i propri sentimenti e accettare le parti di sé che si tende a proiettare sugli altri è fondamentale. Per farlo bisogna imparare a comunicare anche con gli altri di ciò che si prova dentro di sé.

Migliorare la comunicazione nelle relazioni può infatti ridurre notevolmente l’impatto negativo dell’identificazione proiettiva. Essere aperti e onesti riguardo ai propri sentimenti e ascoltare attivamente l’altro può aiutare a prevenire malintesi e conflitti. L’assertività e l’empatia sono abilità fondamentali da coltivare per riuscire a superare i propri blocchi emotivi e vivere le relazioni con trasporto e positività.

La terapia psicologica per identificare i modelli di proiezione

Cercare il supporto di amici e familiari può aiutare a gestire le emozioni difficili e a ridurre la necessità di proiettare queste emozioni sugli altri. Le relazioni di supporto possono fornire un senso di sicurezza e accettazione, aiutando a costruire una maggiore resilienza emotiva.

Affiancare al supporto dei propri cari, il sostegno di un terapeuta specializzato può aiutare a identificare i modelli di proiezione e a sviluppare strategie per gestire meglio le emozioni difficili.

In particolare la psicoanalisi e la psicoterapia psicodinamica, possono essere estremamente utili per esplorare e comprendere le dinamiche di identificazione proiettiva e permetterci di vivere relazioni più sane e autentiche.

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