Da circa cinque anni il Servizio Convenzionato di Psiconcologia dell’Azienda Ospedaliera di Perugia promuove il progetto sogni. Esso prevede che i tirocinanti del corso di laurea di psicologia dell’Universita’ di Perugia, che frequentano il reparto di degenza oncologica, si facciano raccontare dai pazienti i sogni, eventualmente fatti, nelle notti trascorse durante il ricovero.
Un’iniziativa di certo originale se non inedita!
Gli intenti di tale proposta, ben accolta dagli infermieri, che hanno realizzato l’immagine sopra riportata, sono i seguenti:
1. Stimolare nei pazienti oncologici, per la maggior parte ricoverati per l’aggravarsi della malattia, l’attività fantasmatica. Ricordiamo a tal proposito, non solo il fondamento teorico del pensiero operatorio (cioè un’attività cognitiva eccessivamente concreta e povera di immagini e fantasia) o dell’alessitimia (cioè la difficoltà a decifrare le proprie emozioni e quindi a comunicarle), che si ritrovano con frequenza significativa in pazienti affetti da patologie organiche e psicosomatiche, ma soprattutto la lezione di Franco Fornari illustrata in Affetti e cancro (1985). Fornari, riprendendo il mito dell’anima di Platone, sostiene che alla base del cancro ci sarebbe uno stato depressivo (condizione discensiva dell’anima). In queste circostanze, così come riportato da Platone, l’anima scende verso il basso ed entra nel corpo come una tomba. Il corpo quando realizza una malattia somatica, diventa la tomba dell’anima. Il corpo infatti si ammala quando l’anima, invece di salire verso l’alto, producendo miti e pensieri, scende verso il basso, perdendo la capacità di produrre simboli, in quanto perde la capacità di sognare. Chiedere ai malati oncologici di ricordare i sogni e condividerli diventa pertanto un modo per invertire la rotta discensiva dell’anima e farle riprendere una direzione ascensiva.
2. Offrire agli studenti di psicologia l’opportunità, coerentemente ai loro studi inerenti le scienze umane, di realizzare un contatto con i pazienti, senza dover snaturare la missione psicologica, basata principalmente sulla comunicazione, con strategie di intervento e modalità di ricerca che tentano invano di extendere la res cogitans. Il compito dei tirocinanti è dunque semplicemente quello di richiedere sogni e di ascoltare la eventuale narrazione.
3. Migliorare gli interventi di supporto psicologico dei malati di cancro ricoverati, tramite la condivisione dei sogni dei pazienti con lo psiconcologo del reparto, che così può avere un’idea più precisa di cosa si stia muovendo nell’interiorità del sognatore e proporre l’approfondimento di tematiche specifiche.
4. Scoprire i contenuti prevalenti dei sogni di chi ha una patologia neoplastica e si trovi in uno stato avanzato di malattia o di terminalita’. Dopo oltre 200 sogni raccolti in questi 5 anni possiamo affermare che in gran parte si tratta di sogni che trattano il tema della morte, attraverso un contatto con qualche persona cara che ha già “vissuto” questa esperienza. A volte ci è sembrato un modo per prepararsi alla morte, altre volte per imparare a morire (traghettati da angeli-familiari), altre volte per rinviarla, continuando a lottare, infine per collocarsi in una esistenza metafisica, capace di contenere (nel senso Bioniano del termine) l’angoscia di morte.
Non rimane che riportare un sogno esemplificativo raccontatoci da una malata di cancro metastatico della mammella: “molti miei conoscenti defunti passano ognuno con una macchina sempre più grande e lussuosa, tentando di convincermi a salire ma io non cedo. Passano anche con la Ferrari, ma io non cedo. Poi arriva mio marito (defunto ad ottobre): lui sale in una di queste macchine e a quel punto sono tentata di seguirlo. Lui però mi spinge fuori e mi dice di andare avanti.”
Una riflessione finale riguarda quanto hanno riferito alcuni pazienti che, pur non avendo raccontato sogni fatti nel sonno, hanno però espresso i loro sogni ad occhi aperti. Questi ci sono apparsi simili a desideri a volte magici e irrealizzabili, ma altre volte invece contenti una progettualità che ha sostenuto una motivazione a vivere oltre le aspettative.
Leggendo questo articolo ho pensato: è importante farsi raccontare i sogni dei pazienti psichiatrici ? Comprendere se sono sogni che fanno durante il sonno? O anche sogni che fanno da svegli ? ( che clinicamente chiamano deliri) e non chiamarli deliri ma sogni e comprendere, facendoci aiutare da loro, a capire insieme a loro la differenza tra i sogni e resettarli in una realtà non troppo lontana dal sogno per rasserenarli per farci ancora raccontare di loro, di ciò che loro inseriscono nel sogno! Così per i sogni brutti che sono incubi che bisogna elaborare per uscirne fuori e riuscire anche a modificarli in qualcosa di meno brutto!
Tema davvero significativo, a cui ha dato l’avvio, come ricordato, Franco Fornari con cui ho discussso il tema. Nel 1990, assieme al collega Marcenaro abbiamo pubblicato, dopo un impegno davvero rilevante, il contributo “Aspetti fantasmatici del cancro” pubblicato su “Psicologia Oncologica”, 2,1 ; 19-22. Nel lavoro cui eventualmente rimando avevamo ritenuto di cogliere i modi in cui l’angoscia, il lutto, la speranza venissero rappresentati nell’inconscio, terreno allora su cui intervenire (parlo da psichiatra-psicoanalista..).
Buon lavoro oggi a Paolo.
Ipotesi suggestive e coinvolgenti.
Utile e intelligente il lavoro di prossimità affettiva e vivifica dei tuoi collaboratori.
Complimenti
Se ricordate però a proposito delle ipotesi psicosomatiche la descrizione che Fenichel fa della malattia ulcerosa nel suo trattato di psicoanalisi e poi ci soffermiamo a riflettere sulla scoperta dell’helicobacter pilori da parte di Robin Warren e Barry Marschall e allo scetticismo del mondo accademico alla prima comunicazione , necessariamente penso si debba riflettere molto sulla genetica e sulla biologia nella genesi delle malattie.
Ora finalmente non abbiamo più gastroresecati grazie ad una osservazione empirica.
Vorrà dire che riprenderemo il discorso con altri approfondimenti