Vaso di Pandora

I gatti amano le streghe

I gatti amano le streghe

di Monica Carnovale

Ho sempre pensato che C. fosse una strega. Il suo intuito testardo, il suo modo di concentrarsi su se stessa quando stava male, il suo apparente distacco da tutto ciò che le stava intorno, le donava un qualcosa di misterioso ed irraggiungibile difficile da spiegare.

Diffidente e curiosa, sapeva tutto ma non diceva niente. Dignitosa e silenziosa anche nel dolore.

C. è morta stamattina dopo una lunga malattia.

In silenzio, nel sonno.

Fino a stamattina ho creduto potesse essere invulnerabile, ho sempre pensato che la sua forza avesse potuto sconfiggere il male. Non voleva essere malata, non voleva medicine, non voleva medici intorno.

Solo negli ultimi giorni si è rassegnata al destino ed ha accettato la fine.

Silver lo sapeva,lo sentiva.

Silver è rimasto sul suo letto settimane.

Dormiva con lei, guardandola con i suoi occhi gialli.

Stamattina Silver era lì, sul suo letto vuoto.

I compagni di Caup sono addolorati.

Anche loro pensavano che C. fosse un po’ speciale.

Che grande dimostrazione di dignità e ricchezza d’animo mi hanno dato stamattina…

In giornate confuse e tragiche come queste, il dramma dell’esistenza ha preso il sopravvento su tutto il resto.

Quieta adesso, cara C., nessun medico e nessuna medicina ti perseguiteranno più.

Ed anche la Legge, che ti ha imbrigliato per tanti anni, si inchina nel rispetto.

Silver mi ha detto che eri la sua preferita…

Ma io lo sapevo già.

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Commenti su "I gatti amano le streghe"

  1. Grazie cara Monica di riportarci agli affetti! Il tuo racconto su una donna speciale… e il suo amico gatto scalda e coinvolge nel rispetto e nella simpatia che ci trasmetti

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  2. Ciao C. Sei stata una delle mie prime pazienti, io e la mia collega/amica ti avevamo in mini equipe poco dopo aver iniziato a lavorare . Probabilmente noi siamo state tra i tuoi primi tentativi di concedere all’altro un po’ di fiducia, un po’ di te stessa. Non sei mai stata accondiscendente, accomodante, sempre caustica, pungente anche quando volevi esprimere il legame e l’affetto che ti univa a noi. Ricorderò sempre quando in macchina superando una bimba in bicicletta mi dicesti che tu non ci sapevi andare perché tuo padre non riteneva fosse un’attività consona ad una donna. Nessun apparente dispiacere, nessun apparente rimpianto. Ma i tuoi occhi quando io e la F. Ti abbiamo regalato un piccolo gufetto (sempre animali significativi e magici) di peluche per il tuo compleanno, anche quelli non scorderò più, lo stupore di chi riceve inaspettatamente per la prima volta. Forse un po’ della tua diffidenza protettiva siamo riuscite a scalfirla. E se fino all’ultimo una parte di te ha continuato a credere di essere l’inizio e la fine, di non avere e avere bisogno di nessuno, per me rimarrai sempre “una delle mie”. . E io ciò che è mio lo custodisco bene e per sempre..

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