È certamente vero che l’ipocondria è disturbo diffuso che tende a ingolfare ambulatori medici o addirittura servizi ospedalieri poco preparati a trattarla. Questa segnalata è una delle tante pubblicazioni che espongono i risultati delle terapie cognitivo-comportamentali nei disturbi d’ansia e in particolare nell’ansia ipocondriaca: di solito riportano risultati buoni ma non decisivi. Viene persino proposta come efficace una terapia cognitivo- comportamentale via Internet ( come contraltare, è stata descritta la cyberchondria, angoscia ipocondriaca alimentata anzichè alleviata da ricerche “fai da te” su temi medici in Internet).
Ovviamente, dobbiamo tener conto del bias comune a ogni ricerca sull’effetto di una terapia: chi la valuta è di solito è anche la persona o il gruppo che la applica o addirittura l’ha ideata e proposta. Si è portati ad essere ottimisti, e quando si tratta di interventi psicologici se di solito è possibile la randomizzazione (talora con qualche riserva etica) non sono attuabili l’uso del placebo e il doppio cieco.
Comunque questo lavoro, per quanto appare dal riassunto, sembra serio: ampia casistica, sui 500 pazienti, randomizzazione, multicentricità.
Il commento si riferisce alla notizia “Ecco psicoterapia semplificata per guarire malati immaginari [Ansa.it]“