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Grafologia: ecco come spiega la tua personalità

Inizialmente, la disciplina della grafologia era qualcosa di esotico, di cui leggere tra le pagine dei romanzi di Arthur Conan Doyle. Il suo più famoso personaggio, il celebre detective Sherlock Holmes, era infatti in grado di profilare il colpevole a partire dalla scrittura. Basandosi su alcune righe scritte a mano, l’investigatore riusciva a tracciare un profilo preciso dell’autore del testo, scagionandolo o inserendolo tra i sospettati. Naturalmente, il talento di Holmes era quello del protagonista di un romanzo, difficilmente pareggiabile per noi comuni mortali. La disciplina su cui si basavano le sue intuizioni, però, è reale. Essa dà modo, a chiunque sappia interpretarla, di cogliere importanti informazioni sulla personalità di chi abbia impugnato la penna.

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Le basi della grafologia

In tempi più recenti, la grafologia ha preso sempre più piede. Oggi non è così raro conoscere qualcuno che, per professione o diletto, analizzi la scrittura delle persone, trovando in ogni curva una peculiarità del loro carattere. Questa disciplina non è una scienza, bensì fa parte del corposo insieme delle cosiddette pseudoscienze. I suoi principi sono infatti basati su analisi empiriche, le quali mostrano ed evidenziano nessi ricorrenti tra un modo particolare di scrivere e certi tipi di personalità. Non c’è nulla di scientificamente provato alla base, si lavora per campionamento. Le conclusioni prese si basano su fattori numerici. Se tra decine di persone che scrivono le vocali così tondeggianti la maggior parte è solare ed estroversa, chi scrive in questa maniera ha buone possibilità di esserlo. Gli esiti di un’analisi grafologica mancano di validità scientifica.

Grafologia: una bella penna stilografica
La grafologia ci permette di raccogliere importanti informazioni sulla personalità di chi scrive

Inclinazione, spessore e orpelli

L’apprendista grafologo farebbe bene a concentrare l’attenzione sull’inclinazione. Occorre osservare le aste superiori e inferiori di alcune lettere, come t, b e l verso l’alto e p, q e g verso il basso. Se pendono verso destra si parla di grafia pendente, corrispondente a un carattere aperto, estroverso, proprio di chi ami stare con gli altri. In caso di piegatura particolarmente evidente, siamo di fronte a una personalità alla costante ricerca di attenzione. La grafia inclinata verso sinistra è detta rovesciata e indica una personalità complessa, tendente allo scontro e all’isolamento. Quando le aste delle lettere sono perpendicolari al margine del foglio, siamo davanti a una grafia dritta, utilizzata da chi ha ampio controllo di sé e atteggiamento composto, a tratti freddo e distaccato. L’analisi delle aste superiori e inferiori non si limita esclusivamente alla loro inclinazione. Dedica attenzione anche al modo in cui queste vengono tracciate.

Ulteriore elemento da prendere in considerazione, in grafologia, è lo spessore dei segni sulla carta. Esso può naturalmente essere influenzato dallo strumento da scrittura utilizzato. In linea generale, però, ci consente di distinguere scritture filiformi e grossolane. Nel primo caso, si avrà a che fare una personalità sensibile, delicata, ma anche vulnerabile. Se i segni sono invece spessi e ben definiti, ci si starà rapportando a un carattere forte, diretto, senza timore di dire quel che pensi. Persino servendosi di toni offensivi.

Elencati gli elementi più evidenti della scrittura manuale, passiamo ora ad analizzare le forme maggiormente rivelatrici della personalità di chi scrive. Ci riferiamo a quei ricci aggiunti, quasi inconsciamente, all’inizio o alla fine di ogni lettera. Questi derivano da gesti istintivi, incontrollati, e mettono dunque in luce la parte più intima, e nascosta, dell’inconscio. In questo modo, lasciano trasparire la vera natura di chi scrive.

Quattro ricci per altrettante differenti personalità

In grafologia, la maggior parte delle risposte si trovano nelle lettere più complesse ed elaborate da scrivere. Consideriamo le lettere b o d, in cui l’asta verticale torna su se stessa. Se queste si richiudono a formare l’asola di un bottone, chi scrive possiederà una personalità caratterizzata da una fervida immaginazione. Qualora invece, al contrario, fossero sobrie e contenute, indicherebbero autocontrollo e razionalità. Per quanto riguarda le aste inferiori, vale la pena soffermarsi sulla loro forma. Quanto più sono arrotondate, tanto più indicheranno emotività e bisogno di vivere sensazioni forti. I ricci aggiunti, come si anticipava, sono importanti indicatori caratteriali. Possono delineare fino a quattro personalità differenti, vediamole:

  • ricci sobri: facciamo attenzione a come vengono scritte le lettere a ed e. Nel caso in cui i trattini finali siano brevi, e leggermente accennati, chi li metta su carta in quel modo sarà una persona razionale e tutta d’un pezzo, che mai si scompone di fronte agli eventi della vita.
  • Ricci della flemma: questa tipologia di riccio si può notare nelle parti finali della a o della o. Ciò avviene principalmente quando queste lettere si trovano in posizione finale, nella parola. Chi tende a enfatizzare questi ricci, generalmente, è una persona buona, gentile, ma non è al timone nella sua vita. Si tira infatti indietro di fronte alle proprie responsabilità.
  • Ricci spavaldi: in caso di linee verticali molto spiccate, e incurvate verso sinistra, si è di fronte a un carattere forte. È il tipico tratto di chi sia sicuro di sé, spericolato e a tratti altezzoso. Caratteristico esempio di una grafia abbellita con ricci della spavalderia è quella del poeta Gabriele D’Annunzio.
  • Ricci sciatti: questi ricci si possono riscontrare quando i tratti finali delle lettere sono allungati verso destra. In questo modo, la mano dello scrittore disegna un’onda arricciata e non molto curata. Indicano una personalità orientata verso il pensiero degli altri e desiderosa della loro approvazione.

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