L’affermazione “massimo risultato con il minimo sforzo” gode di alterne simpatie a seconda delle discipline interessate. Nella progettazione
meccanica è mediamente un vantaggio ridurre la componentistica per aspetti relativi ad usura, peso, manutenzione e affidabilità nel rispetto del rapporto efficienza/efficacia della soluzione adottata.
Questo criterio può assumere un significato pregiudizievole se parliamo di servizi alla persona.
I soggetti inclini a mal interpretare questo principio a volte vengono definiti para-fondoschiena, intendendo con questo l’attitudine a parassitare (para = accanto, sitos = cibo) i sistemi che a vario titolo li ospitano.
Tranquilli! Non voglio parlare di Protozoi, Elminti, o Ectoparassiti ma del Principio di Pareto o legge 80/20. Tale principio afferma che nei
sistemi complessi 80% dei risultati è ottenuto con il 20% dello sforzo.
Empiricamente in molti ambiti (economia, finanza, informatica, controllo di gestione) questa approssimazione è risultata attendibile. In qualche modo suggerisce che gli sforzi così come le risorse devono essere opportunamente
indirizzati. Il principio si basa sulla valutazione di tipo statistico dei sistemi complessi caratterizzati da una struttura causa/effetto e sostiene che la maggior parte degli effetti e dovuto ad un numero contenuto di cause.
Trovo questa prospettiva decisamente più rassicurante. In questo caso siamo invitati a riflettere su come ottimizzare le nostre risorse in
relazione ai risultati desiderati.
In ambito psi l’affaccendamento inconcludente è un chiaro esempio di comportamento la cui resa non è proporzionale allo sforzo compiuto. La componente emotiva (es. come negli stati ansiosi) o degenerativa (es. Sindrome di Alzheimer) si riflette sul comportamento disorganizzandolo.
L’attenzione si riduce e perde la capacità di strutturarsi secondo un principio gerarchico finalizzato al raggiungimento di uno scopo. In natura le forze si assecondano e opportunamente si utilizzano. Lo sanno bene i contadini dove ogni gesto e scelta risponde ad un principio di ottimizzazione di tempo, spazio, luce, acqua, ecc.
In ambito clinico, durante la fase diagnostica vanno necessariamente indagate le cause che generano tale comportamento sintomatico. lI principio di Pareto può trovare applicazione nel processo terapeutico/riabilitativo.
In ambito psichiatrico ad esempio, si potrebbe utilizzare il principio per individuare le attività che hanno il maggior impatto sulla salute mentale di una persona, concentrando le risorse su quelle aree. Può essere applicato nell’identificare i fattori di rischio e di protezione più importanti. Ad esempio, potrebbe essere utile individuare il 20% dei fattori di rischio che rappresentano l’80% delle ricadute o delle crisi.
Può essere applicato nella pianificazione del trattamento, concentrandosi sulle attività o sugli interventi che risultano avere il maggior impatto. Ad esempio, potrebbe essere utile individuare il 20% degli interventi che hanno l’80% dell’effetto terapeutico.
In sintesi bisogna avere chiaro il processo ma l’attenzione va posta sugli esiti. In sostanza non è sufficiente recarsi sul posto di lavoro ma è
necessario/doveroso interrogarsi e rispondere dei risultati ottenuti. Mi chiedo se questo succede nella politica, nella giustizia, nella
programmazione sanitaria, nella scuola, nella medicina difensiva, quando non viene emesso uno scontrino, tra i falsi invalidi e chi tra i
professionisti ha favorito tale ambiziosa carriera.
Auguriamoci per il futuro che le scelte possano essere prese nel rispetto del rapporto 80/20 ma così distribuito: 80% di etica e 20% di tecnica.