Portando fuori i miei due piccoli cani, di quindici e tredici anni, insieme a mia moglie, anzi uno per uno, per essere in regola, in un’atmosfera altamente irreale, vivo a uno dei due apici di una strada dritta, lunga circa due km, al centro di Roma, che ieri sera era completamente vuota, ho pensato: e se non uscissero più?
Cioè, se le persone assumessero gli attuali comportamenti forzati come spontanei al momento della riapertura?
In fin dei conti noi viviamo in una realtà che tende a “disperderci”, a disperdere parti di noi in tanti luoghi e spazi, non sempre coerenti (per inciso, mi veniva in mente che le donne “multitasking” sono molto più brave degli uomini ad adattarsi al tipo di realtà in cui vivevamo fino ad un mese e mezzo fa), mentre ora siamo stati costretti, tutti, a rientrare un pochino di più ognuno dentro di se’ e a disperdere meno parti di noi in giro, magari perdendo l’illusione che ciò ci renda moderni e in linea con i tempi. E se, invece, questo “rientro” cominciasse a piacerci?
Io non credo che potremo mai decidere a mente fredda, razionalmente, che sarebbe meglio produrre di meno (la “decrescita felice”) e nemmeno mi sembra, almeno per ora, che possiamo immaginare di essere in grado di rinunciare allo “sviluppo” perché ci sentiamo costretti dalla sensazione che il mondo, altrimenti, finirà.
Viceversa, sto fantasticando che forse potrebbe piacerci di più vivere tranquilli, a casa, lavorando al massimo due o tre giorni a settimana e poi tornare a dedicarci alle letture, al riposo, alla visione di qualche buon programma tv, a preparare manicaretti avendo scoperto che cosa è il “lievito madre”, etc. etc.
Se ci accorgessimo che la vita che facciamo in genere non ci da’ più di quello che ci prende, che ci offre più opportunità economiche ma meno possibilità di essere in contatto con noi stessi e che, forse, si sta meglio sbattendosi di meno per il traffico di una grande città che aggirandosi, poco per la verità, per una città improvvisamente pulita, sia nell’aria che per terra?
No, non succederà. State tranquilli.
Non diventeremo tutti mezzi matti, che, in questo momento, si sentono molto più simili a noi, perché siamo tutti “sospesi”, sia loro che lo sono abitualmente che noi.
Però io mi sto cominciando a chiedere: ma chi vive meglio?
Gli ingranaggi di un grande, immenso “motore” o quelli che, proprio perché non c’è l’hanno fatta a divenire uno di quegli ingranaggi, si sono ritrovati fuori, a guardare lo spettacolo del grande motore e a girarsi dall’altra parte?
La domanda è legittima e ci riconduce alla natura per quella che è , meno manipolata dall’idea di possederla e condizionarla ai nostri ritmi.
Il video dei delfini che giocano nel porto turistico di cala galera , per una volta tanto silenzioso e senza imbarcazioni in movimento ci ricorda che siamo ospiti e non padroni
Ma chissà cosa pensano i delfini?
E cosa fanno questi padroni?
Scusate la scempiaggine ma siamo consapevoli dello smarrimento che questa situazione crea appunto intorno ai meno attrezzati e bisognosi di un “padrone”
Spero che si sia attrezzati ……meglio che in precedenti problemi così contagiosi nella vulnerabilità
Ma abbiamo o trasmettiamo anticorpi alla dipendenza?
Sono forse fuori tema……forse meglio essere un delfino o un polpo ( non in laboratorio) spero essere più saggia