Un abito può innescare il rilascio della dopamina? Il termine dopamine dressing è stato coniato dopo la pandemia o, meglio, al termine del lockdown. In piena quarantena, sia nella prima sia durante la seconda, ci aggiravamo per casa indossando tute, leggings, confortevoli capi leisurewear e pigiami. Tutto quello che, insomma, poteva farci sentire comodi. In fin dei conti, ahinoi, non ci era consentito uscire. Quei giorni sono fortunatamente lontani, e saremmo contenti che così restassero. Abbiamo ripreso a uscire e a vestirci per metterci in mostra. Perché il guardaroba, alla fine, è gioia, vitalità ed entusiasmo. Vestirci secondo il nostro gusto può favorire il benessere psicofisico, farci stare bene e trasmetterci vero e proprio piacere. Il concetto di dopamine dressing si riferisce proprio a questo: alla possibilità che l’abito, pur non facendo il monaco, sicuramente lo rende felice.
Vestiario e dopamina
Scientificamente parlando, o meglio, scrivendo, la dopamina è un neurotrasmettitore che ha funzioni di controllo sulla sensazione di piacere. È però possibile stimolarla attraverso la scelta di un abito piuttosto che un altro? Secondo gli entusiasti del dopamine dressing, sì. Il senso di questo concetto è proprio quello di vestirsi per provare un profondo senso di piacere psico-fisico. Dawnn Karen, nota anche con il soprannome di The Dress Doctor, secondo il nickname datole dal New York Times, di professione fa la fashion psychologist, ovvero la psicologa della moda. Il termine dopamine dressing si deve a lei, che lo ha usato per prima nel suo libro, Dress Your Best Life, pubblicato a marzo 2020. Secondo Karen, i colori hanno il potere di rilasciare dopamina, in modo naturale. Scrive l’autrice:
“Le dopamine possono essere rilasciate facendo tante cose. Che ne dite di indossare qualcosa di estroso e stravagante, che magari non si abbina neanche a perfezione, come vestiti a pois o leopardati, tutu e colori bold?”
Difficilmente la propria immagine allo specchio, incorniciata da scelte tanto particolari, non susciterà alcuna reazione. Si può reagire più o meno bene e più o meno male al proprio outfit. Quando si reagisce particolarmente bene, si prova un senso di piacere duraturo, anche per l’intera durata del periodo in cui si indossa tale mise. Alla luce di ciò, sembrerebbe dunque esserci un collegamento tra l’abbigliamento indossato e il rilascio di dopamina.
Dopamine dressing: vestirsi per sentirsi bene
Prendersi cura dell’umore attraverso il dopamine dressing è una buona cosa. Per averne conferma, non bisogna fare altro che frequentare TikTok. Sul social dei video, e a volte anche su Instagram, i Millennial e la Gen Z hanno riportato in voga una miriade di estetiche, dal royalcore, al regencycore, fino al balletcore, senza neppure conoscerle. Eppure, indossando capi di questo tipo si sentono più felici, e non hanno alcuna remora a mostrarlo potenzialmente a chiunque, attraverso le piattaforme sociali. Non siamo più nell’epoca in cui ci si veste per un’occasione speciale, bensì in quella che mira al raggiungimento, tramite l’abbigliamento, di un determinato stato d’animo. Basti pensare a tendenze che possono apparire assurde, come quella dei cosiddetti opera gloves, i guanti al gomito ereditati dall’immaginario delle donne elitarie a teatro. Non ci sono motivazioni che ne spieghino l’utilizzo: è dopamine dressing allo stato puro.
La psicologia del dopamine dressing
La pandemia non ci ha insegnato soltanto che dedicare del tempo a scegliere il vestito migliore e poi indossarlo ci rende felici. Ci ha anche suggerito un’altra cosa: la vita è troppo breve per non indossare ciò che ci piace e lasciare nel guardaroba i colori più belli. Da un momento all’altro può capitare un episodio, come il Covid-19, che può toglierci numerosi di quei piaceri che diamo per scontati, come ad esempio la possibilità di scegliere che cosa indossare. L’abbigliamento è godimento, è mettersi in mostra, è comunicare chi siamo. Come possiamo vestirci seguendo i precetti del dopamine dressing? È necessario partire da un’analisi psicologica su noi stessi. Dobbiamo innanzitutto capire chi siamo e che cosa vogliamo rappresentare oggi. Percepiamo come ci sentiamo e cosa stiamo provando. Stabilito lo stato d’animo, iniziamo a creare associazioni stile/emozione con i nostri capi.
“Prima della pandemia eravamo tutte (e tutti) in modalità auto-pilota. Nessuno si connetteva mai realmente con le proprie emozioni, a meno che non diventasse proprio tanto triste o estremamente felice. Durante la pandemia invece siamo stati costantemente in contatto con noi stessi.”
Scrive sul New York Times la fashion psychologist. Il senso ultimo del dopamine dressing, oltre l’esibizionismo e l’emancipazione, è proprio questo: comunichiamo con noi stessi e mostriamo quello che proviamo. Non è un concetto che verte tanto sul mettersi in mostra nel confronto degli altri, bensì riguarda il nostro umore e la nostra voglia di stare bene nel mondo. Se vestirci è un piacere, concediamocelo!
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