Il progetto “Dialoghi dell’immaginazione” è un progetto avviato nel gennaio 2023, presentato nel mese di ottobre all’VIII Festival dell’Outsider Art a Genova sulla barca Leon Pancaldo e riproposto poi nel 2024. Quest’anno ne vengono presentati gli esiti in una mostra allestita nell’atrio del comune di Savona.
Questo progetto ha approfondito l’arte di stare con i pazienti, facendosi aiutare dai poteri della bellezza e del dialogo. I pazienti delle comunità appartenenti al Gruppo Redancia, nell’arco di questo biennio, hanno intervistato 12 artisti: hanno preparato le domande, le hanno formulate e hanno rielaborato creativamente gli stimoli offerti dai diversi artisti.
La collaborazione tra pazienti e artisti
Abbiamo incontrato artisti di diversi generi: pittori, scultori, danzatori, musicisti, teatranti, stilisti e creatori di moda. Abbiamo chiesto a tutti di raccontarci la storia della loro vita personale e professionale, guidati dall’idea che l’esplorazione della vita degli altri ci può aiutare a connetterci più profondamente con noi stessi.
Ascoltare la storia di un’altra persona con l’idea di ascoltarci alla luce della sua esperienza di vita.
Gli artisti hanno generosamente narrato come considerano e usano l’ispirazione creativa, l’improvvisazione, l’ascolto del tempo, dello spazio e del rapporto con il pubblico.
Sono stati esplorati i mondi delle relazioni, l’amore, l’amicizia, i rapporti familiari e i rapporti con il pubblico e la società.
Ogni gruppo di pazienti delle 30 comunità del Gruppo Redancia che hanno partecipato al progetto ha, a sua volta, rielaborato creativamente i temi sopra citati, producendo svariati lavori creativi in terracotta, su tele e in scritti.
Abbiamo così maturato il piacere di raccontare tutto ciò attraverso una mostra, che presenterà accanto ai lavori dei 12 artisti che hanno collaborato con noi, i lavori dei nostri pazienti.
L’albero come immagine simbolo
L’immagine di un albero è stata scelta per esprimere i contenuti proposti: le radici rappresentano il ruolo dell’educazione che utilizza le arti nella formazione dell’essere umano, il tronco rappresenta l’apprendimento dall’esperienza e dall’ignoto quale grande avventura dove si svelano i legami fra noi, gli altri e il mondo reale e i rami, protesi verso il cielo, per far viaggiare più pienamente la nostra immaginazione. Attraverso un movimento continuo e perenne ritorniamo alle radici della nostra umanità, ”ji yu “ nella lingua nipponica, alla ricerca delle basi della nostra essenza. Il progetto persegue con l’intento di ricordarci che dal “diverso” si impara, forse il diverso non esiste ma se esiste è per insegnarci qualcosa.
Il filosofo Daisaku Ikeda nel volume “La luce dell’apprendimento” – Esperia luglio 2023 – sostiene che per diventare esseri umani abbiamo bisogno di un’educazione umana, un’educazione che ci educhi a credere nel potenziale di ognuno/a senza perdere mai la fiducia.
“Essere umani” è un’azione, un processo continuo per esserlo e diventarlo sempre più pienamente attraverso un incessante dialogo fra il proprio sé e “l’altro profondamente interiorizzato“ in tutte le sue forme, scrive lo scrittore Jason Goulah.
Le parole di Ugo Morelli
Ugo Morelli ci ricorda di sviluppare l’attitudine e la predisposizione al cambiamento, all’incertezza, all’inconsueto e all’inedito e così scrive: ”L’educazione sentimentale a vivere la discontinuità, lo stupore, le opportunità di Breakdown che il mondo e le relazioni ci propongono, può forse fare di noi degli esseri umani diversi, meno indifferenti e più sensibili verso sguardi plurali, esplorazioni inedite, percorsi inediti, questo può procurarci l’arte nelle sue molteplici manifestazioni. Allo stesso tempo forse, e sottolineo forse, possiamo cercare di avvicinarci alla memoria del nostro futuro e quindi alla prefigurazione della nostra morte. Come in una sala degli specchi la morte ci rimanda alla sua inevitabile compagna: la vita.”
Il progetto ripropone una riflessione sui temi della terapia istituzionale, della riabilitazione psichiatrica e della terapia psicologica attraverso l’arte.
Il lavoro ripercorre un’iniziativa savonese che ha stimolato una vivace curiosità verso l’arte “vera“, nella frequentazione di mostre e musei e soprattutto nel contatto con artisti presenti nel territorio che si sono offerti come interlocutori e maestri.
A partire dal contatto concreto con le opere degli artisti e dalla manipolazione fisica dei materiali negli atelier allestiti presso le diverse strutture di cura, nasce una rete di scambi, di curiosità, di interessi, a volte un entusiasmo nel creare, in gruppo, delle forme che sono “forme di dialogo”.
La mostra è allestita nell’atrio del comune di Savona e visitabile dal 3 al 17 dicembre.



