Nell’esaminare la profondità delle dinamiche relazionali umane non possiamo evitare di affrontare la questione dei cicli interpersonali disfunzionali. Spesso questo fenomeno viene trascurato e sottovalutato, ma si tratta di un aspetto rilevante per la qualità delle nostre connessioni sociali. L’interazione del ciclo interpersonale è complessa e può plasmare in maniera insidiosa le dinamiche di relazione quando diventa non funzionale. Per aprire la strada a rapporti più sani, costruttivi e positivamente stimolanti, sarebbe necessario riconoscere questi cicli, per poterli affrontare e poi spezzare.
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Cicli interpersonali disfunzionali: che cosa sono e quando diventano tali?
La psicologia definisce cicli interpersonali tutti gli schemi comportamentali ricorrenti che caratterizzano ogni interazione quotidiana. Quando questi cicli assumono una dimensione disfunzionale, diventano dei circoli viziosi, come fossero una sorta di loop – apparentemente senza fine – preposto a creare tensioni e conflitti nelle relazioni. Questo può manifestarsi attraverso schemi di comunicazione inefficaci, mancanza di empatia o ripetuti malintesi. L’aspetto cruciale è capire come tali ricorrenze, anziché risolversi spontaneamente, si autoalimentino. La problematica principale determinata dai cicli interpersonali disfunzionali è quella della creazione di una spirale negativa, la quale è spesso difficile da spezzare.
Il ciclo interpersonale disfunzionale è uno degli ingredienti alla base del disturbo di personalità. Insieme alle disfunzioni metacognitive, agli schemi interpersonali e alle strategie di coping, esso può dare origine a una condizione clinica che va affrontata in terapia. Questi ingredienti, come li abbiamo definiti, devono verificarsi tutti e quattro, nessuno escluso, perché si origini il disturbo. La sola comparsa dei cicli interpersonali disfunzionali non è sufficiente. Non di rado, comunque, essa si accompagna a uno o più degli altri ingredienti.
Qualora un soggetto soffra di problematiche metacognitive, più o meno gravi, incapperà in uno schema disfunzionale ogni volta che dovrà portare avanti un rapporto interpersonale, di qualsiasi durata o natura. L’innesco favorirà una fiammata. Chiunque si trovi intrappolato in simili schemi potrà difficilmente contare su strategie di coping capaci di renderlo conscio della situazione e migliorarne la socialità. Ciò causerà il ricorrere della stessa circostanza in futuro. Ecco perché parliamo di ciclo.
La definizione
Ora che abbiamo inquadrato i cicli interpersonali disfunzionali vediamo come li definisce la disciplina. La definizione più accurata si deve allo psichiatra e psicoterapeuta Giancarlo Dimaggio. Il ricercatore inquadra così il ciclo:
“I cicli interpersonali disfunzionali sono una sequenza di eventi intersoggettivi. Si tratta di un indursi reciproco di azioni, comportamenti e affetti che sostengono la disfunzione relazionale. I partecipanti contribuiscono a essa in modo in gran parte automatico e inconsapevole.”
Cosa comporta l’esistenza del ciclo all’interno di una relazione

Inevitabilmente, l’insorgenza di cicli interpersonali disfunzionali influenza profondamente la qualità delle relazioni. Essi conducono a una crescente mancanza di fiducia, a un inesorabile isolamento emotivo e a un progressivo deterioramento della comunicazione. Le dinamiche disfunzionali contribuiscono inoltre al perpetuarsi di comportamenti nocivi, minando la stabilità di amicizie, famiglie o relazioni sentimentali. La relazione con l’altro attiva, in chi soffre di questa condizione, una serie di segnali automatici, non verbali ed emozionali, che vengono inevitabilmente scambiati tra i due protagonisti della comunicazione e la interdicono. (Safran e Segal, 1990).
La ricerca indicata spiega come l’individuo disfunzionale faccia uso di meccanismi e strategie per non accedere a stati emotivi dolorosi, faticosi da tollerare. Ciò però suscita nell’altro un effetto straniante, dal momento che la conversazione non è scorrevole. In questo modo è possibile riattivare le sensazioni e i sentimenti temuti, esattamente quelli che si volevano tenere lontani. Ciò non può che minare le relazioni (in generale) a partire da quelle più significative (nel particolare). I cicli interpersonali disfunzionali non sono volontari. Pur materializzandosi a livello conscio durante un atto intenzionale e deliberato, come quello di intrattenere una conversazione, avvengono su un piano automatico inconscio.
Background e tipologie dei cicli interpersonali disfunzionali
Per comprendere appieno i cicli interpersonali disfunzionali, è essenziale esplorare il background psicologico che li alimenta. Tali insidie sono spesso radicate in esperienze passate. Germogliano in seguito a traumi non elaborati correttamente o a modelli relazionali sbagliati e distruttivi. Questi cicli finiscono per diventare una sorta di risposta automatica in determinate situazioni. Approfondire la situazione psicologica del soggetto intrappolato in uno schema non funzionale rivela i legami intricati tra le esperienze individuali e la nascita di questa non invidiabile condizione, che segna nel profondo l’identità dell’uomo come animale sociale.
Possiamo dividere i cicli interpersonali in due tipologie:
- ciclo acuto. Si contraddistingue per l’intensità delle emozioni che scatena, la potenza della spinta all’azione disfunzionale e la durata molto breve. Si tratta di una sorta di rush. In terapia può condurre su due strade diametralmente opposte. La prima comporta l’adozione di una strategia netta che spesso conduce alla soluzione – o al contenimento – del problema in un pugno di sedute. La seconda è invece l’interruzione della seduta, in quanto il professionista non riesce a comunicare con il paziente come dovrebbe per poterlo aiutare;
- ciclo cronico. I sentimenti sono in questo caso meno evidenti, talvolta proprio deboli, e le spinte scatenate sono facilmente contenibili. Nonostante ciò, si tratta di uno schema arcigno, spesso non facile da debellare e che richiede un iter terapeutico più lungo.
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