Evviva esultiamo, l’ultimo Baluardo della psichiatria disumana cade.
L’ “ospedale” (sic!) psichiatrico giudiziario che accomunava la perversione della psichiatria a quella della giustizia e che le traduceva in trattamenti pseudoterapeutici in ambienti in cui ciascuna persona sana si sarebbe ammalata, chiude definitivamente.
Vengono dimessi i medici, gli operatori ed i pazienti.
Dove andranno?…
Certamente a stare meglio ma…
Ci sono gli “indimissibili” ovvero quel numero abbastanza cospicuo di persone che hanno commesso omicidi efferati e che, dichiarati incapaci d’intendere e volere, sono stati sottoposti a questo maltrattamento che garantiva però oltre l’esclusione il controllo sociale.
Vogliamo forse trascurare questo importante dato di realtà?
Certamente no e allora che fare?
Le REMS (acronimo per Residenze Espiazione Misure di Sicurezza) risolveranno questo problema; potremmo chiamarle anche miniOpg, non ci sarebbe differenza se non nelle dimensioni: massimo 20 posti letto ben custoditi dalle forze dell’ordine costituito. Circa venti in tutta Italia contro i vecchi obsoleti ed antiterapeutici OPG.
Ma siamo sicuri di aver centrato il problema sulla cura anzichè sul controllo? Non si può certamente negare che esistano pazienti particolarmente gravi e poco rispondenti alle terapie che potrebbero avere recidive ed “agire” nuovamente comportamenti potenzialmente pericolosi per gli altri (mettiamo anche per sé, che contribuisce a sentirci meno escludenti). Ritengo però che la lezione della comunità terapeutica possa essere utile nel dimostrare che anche questi pazienti, se intensamente e attentamente curati, possono fortemente ridurre il rischio di “agiti” potenzialmente pericolosi.
Penso che si dovrà cercare una forte collaborazione tra psicoburocrati, clinici e operatori del settore per evitare che la chiusura dei sei Opg ne faccia nascere altri venti, collaborazione che trovi momenti di sintesi tra esigenze ideali e pratiche, che permetta il perfezionarsi di professionalità che garantiscano che non ci siano più indimissibili e che permettano “patti” utili a garantire percorsi possibili e consentano di chiudere le REMS prima che facciano nuovi danni.