Ai nostri tempi a ferire erano le scritte nei bagni della scuola o i più fuggevoli e crudeli passaparola nei corridoi, sulla bocca di tutti, ma partiti da non si sa chi.
Ora le minacce, le offese, le prevaricazioni viaggiano veloci on line, in quella rete che ci offre infinite possibilità di apertura, conoscenza, emancipazione e al contempo ci intrappola, proprio come pesci rimasti ad essa inesorabilmente impigliati.
Il cyberbullismo è un fenomeno recente, pare essere un’evoluzione del bullismo che, come tutti i fenomeni sociali, ha ampliato le sue forme ed è divenuto più complesso nelle sue manifestazioni, nella tipologia di soggetti coinvolti e nelle modalità di diffusione.
Il bullismo elettronico utilizza diversi dispositivi di comunicazione per diffondersi: la posta elettronica, sms e mms, i blogs, siti web o, come nel caso di ask.Fm, social network accusati appunto di favorire il dilagare di azioni di bullismo e molestie, addirittura garantendo l’anonimato di chi si rende promotore di tali azioni che possono in certi casi costituire reato o crimine informatico.
Anche il cyberbullying è un comportamento intenzionale che comprende tutte quelle azioni di prevaricazione, diffamazione e soprusi messe in atto da parte di bambini/ adolescenti, i “bulli”, nei confronti di altri bambini/adolescenti percepiti come più deboli e vulnerabili, le “vittime”.
La massiccia diffusione di internet ha agevolato la diffusione esponenziale del bullismo “cyber”.
Uno studio di Pew Internet e American Life Project ha rivelato che un adolescente su tre é vittima di questa condizione, ben 13 milioni di teenagers si troverebbero ad affrontare situazioni di prepotenze ricorrenti e continuative, le cosiddette “cyberstalkings”.
In questo caso il bullo non rappresenta una presenza fisica, ma si nasconde dietro un nickname, approfitta di una sorta di maschera virtuale e talvolta non indossa nemmeno quella, approfittando di un vergognoso anonimato che favorisce e autorizza la deresponsabilizzazione degli “aggressori” rispetto alle azioni compiute.
I bulli di un tempo erano limitati ad un contesto esterno all’ambiente familiare, non potevano penetrare tra le mura domestiche e appropriarsi di ogni più intimo spazio personale della vittima, che oggi appare ancor più insicura e fragile davanti una persecuzione reiterata e così facilmente accessibile a tutti.,
La questione fondamentale, giustamente sollevata dall’articolo in questione, riguarda la gravità di tale fenomeno e le possibilità che gli adulti hanno di limitarlo.
Il cyberbullismo rimane ad oggi ancora incomprensibilemente sottovalutato seppure esplicita manifestazione di un vero e proprio malessere sociale sia per coloro che commettono il danno che per coloro che lo subiscono, i primi a rischio di condotte antisociali e devianti, i secondi perchè, pericolosamente vulnerabili, potrebbero sviluppare patologie di tipo ansioso e depressivo che, in alcuni tragici casi come abbiamo visto, possono condurre anche al suicidio.
E allora la domanda che si ripete rimane sempre la stessa: cosa possono fare gli adulti per contrastare questo cupo e dilagante fenomeno ed aiutare i propri ragazzi? Il problema non é tanto la difficoltà nell’utilizzo della rete e l’accesso a certe realtà virtuali, quanto la consapevolezza che i genitori hanno di chi siano e cosa facciano i loro figli, online e offline.
Sarebbe bello poi, prima ancora di promuovere (sempre online!!) iniziative per la lotta a ogni forma di bullismo, trovare il tempo per chiedersi cosa si celi all’origine di sentimenti, emozioni e agiti distruttivi come l’aggressività, la rabbia e la violenza che caratterizzano tali comportamenti. Sarebbe anche bello trovare il tempo per disconnettersi dalla rete e guardare negli occhi i nostri figli, potenziali cybervittime e cyberaggressori che siano, per non ritrovarci, un giorno, a leggere i loro nomi tra quelli di Nadia, Hannah, Joshua, Jessica, Ciara, Erin…. pesciolini rimasti, silenziosamente e senza scampo, imbrogliati in una rete.
[L’articolo fa riferimento a “Bullismo, Ido: impossibile prevenire i suicidi, agire sui siti” – RS Agenzia Giornalistica]