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Cosa fare dopo un’abbuffata bulimica: Il piano d’azione per riprendere il controllo

L’etimologia greca del termine bulimia significa “Fame da bue”. È un disturbo dell’alimentazione che colpisce ogni anno in Italia circa 8.500 persone, per la maggior parte donne. Uno dei criteri diagnostici affinché vi sia una diagnosi di Bulimia è che si manifesti con ricorrenti abbuffate di cibo con annessa sensazione di perdere il controllo durante l’atto.

Abbuffata Bulimica: cosa può scatenarla?

Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo avuto delle giornate in cui abbiamo mangiato più del dovuto. Stabilire un limite della giusta quantità di cibo d’assumere in un pasto per non essere etichettata come abbuffata è un compito assai difficile. Ad esempio, per alcune persone mangiare una scatola intera di cioccolatini o piluccare durante l’intero arco della giornata potrebbe esserlo, per cui è evidente che il termine “abbuffata” assume una connotazione molto soggettiva. 

Il punto fondamentale affinché sia considerata tale è che questa sia in concomitanza con la perdita di controllo (come accennato prima) e che avvenga in solitudine per evitare i sentimenti di vergogna. Inoltre, i soggetti bulimici ricorrono a condotte di compensazione quali ad esempio vomitare il cibo ingerito per ridurre il malessere fisico e per la paura di vedere aumentare di peso. Ci si chiede sicuramente cosa fare dopo un’abbuffata bulimica per far sì che ciò non accada mai più. In questo caso, la psicologia viene in aiuto ai soggetti bulimici in vari modi. Vediamo come affrontare un percorso di recupero e controllo.

Capire la causa dietro l’abbuffata

Capire la causa dietro l’abbuffata può essere il punto di inizio per cercare di controllarsi durante l’evento. Comprendere i sentimenti che scatenano ciò è un compito difficile ma non per questo impossibile. 

Per prima cosa è importante risalire alla precedente abbuffata. Una volta fatto ci si deve focalizzare sull’atto e si deve capire da quali emozioni si era accompagnati prima e dopo. 

Molte volte le persone bulimiche sono invase da emozioni negative come tristezza, inadeguatezza, insoddisfazione e noia, che sono il risultato di avvenimenti personali come nel caso esemplificativo di seguito scritto: Anna ha litigato con la sua migliore amica e si sente triste. Lo stesso giorno Anna ha un episodio di abbuffata. Risulta evidente che la causa scatenante sia la tristezza data dalle circostanze, infatti il soggetto si rifugia nel cibo per cercare di compensare la sua emozione negativa.

Scrivere un diario alimentare

Il diario alimentare può essere scritto a mano o in digitale, a secondo delle proprie preferenze. È importante appuntare ogni pasto giornaliero, le quantità e soprattutto aggiungere anche le emozioni provate durante e dopo il pasto, per prendere consapevolezza delle proprie sensazioni e degli schemi comportamentali. 

È consigliato trascrivere le informazioni dopo qualche minuto dal pasto, a mente fredda. 

In più, è fondamentale scrivere anche il posto in cui si consuma il cibo dal momento che molti soggetti bulimici sono soliti nascondere del cibo in altre camere (come la propria camera da letto) per averlo a portata di mano in caso di “necessità”. 

Praticare la meditazione

Studi dimostrano che la meditazione è efficace nel ridurre le distorsioni cognitive, tra le più tipiche nei DCA: quelle sul peso. Inoltre incrementa l’armonia con le proprie emozioni e sensazioni. 

Accettare sé stessi è alla base della meditazione. Questo non significa avere una visione totalmente positiva delle cose, eliminando totalmente le emozioni negative, ma vuol dire imparare ad apprezzarsi così come si è, con i propri limiti e difetti. 

Non è importante meditare per lunghe ore al giorno, anche perché gli impegni non sempre lo permettono. Bastano semplicemente 5 minuti al dì, in cui ci si ritaglia uno spazio personale e ci si concentra solo ed esclusivamente sul respiro, lasciando i problemi quotidiani fuori dalla nostra mente. 

Chiedere aiuto

Le tecniche elencate precedentemente sono d’aiuto per evitare episodi di abbuffate, ma risulta necessario affiancare a tali metodi anche l’aiuto di un’equipe medica.

La bulimia comporta tanti problemi di salute che mettono a repentaglio la vita del soggetto che ne soffre, tra cui: 

Squilibrio idroelettrolitico: dovuto al digiuno e a condotte di compensazione tra cui: uso di lassativi, diuretici, vomito. Tale squilibrio sfocia in alcuni casi in complicanze metaboliche, renali e cardiovascolari.

Ghiandole salivari infiammate a causa del vomito: si manifesta con gonfiore evidente al volto per via dell’aumento di saliva.

Uscirne da soli è impossibile, per questo è importante chiedere aiuto a strutture specializzate in DCA dove vi è una connessione tra professionisti quali nutrizionisti, medici, dietologi e psicoterapeuti. Questa unione è necessaria per l’intervento sugli aspetti sia fisici che mentali. 

Consigli per i familiari

Se nei pazienti anoressici i segni dell’anoressia sono visibili (come l’estrema magrezza), individuare una persona bulimica dai suoi segni non è affatto semplice.  Le abbuffate e le condotte di compensazione  avvengono in solitudine, lontano dagli occhi di tutti. In aggiunta, le persone bulimiche non sono magre ma in sovrappeso

L’assenza di sintomi di sofferenza evidenti porta i familiari a capire il problema manifestato dal proprio caro in ritardo, nonostante la tempestività della diagnosi e cura sia fondamentale. 

Se vi sono dubbi che un proprio familiare sia bulimico è necessario dialogare apertamente col soggetto in questione, senza trasformare il tutto in un processo. Nessuno in questo caso ha colpe. In aggiunta, il tutto deve avvenire nella spontaneità più totale ed è importante che il discorso non ricada totalmente sul cibo. 

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