È passato da poco il Blue Monday, quello che è stato dichiarato il più triste dell’intero anno.
Ma chi ha condannato il terzo lunedì del primo mese di ogni anno ad essere il giorno più temuto di sempre?
Le ricerche condotte nel 2004 dallo psicologo britannico Cliff Arnall dell’Università di Cardiff che ha messo appunto un’equazione: C(P+B)/ N+D che si serve di temperatura media per i giorni dall’ultima paga più i giorni fino al prossimo festivo, diviso il numero di notti passate a casa in un mese più il numero di ore quotidiane medie di luce.
Il neuroscienziato Dean Burnett ha prontamente dichiarato sul The Guardian, «è ridicolo» ma, del resto, lo intuirebbe chiunque che si tratta di «variabili arbitrarie impossibili da quantificare e in larga parte incompatibili tra di loro».
Come giustifichiamo tutto ciò? Altro non è che una notizia falsa.
Questa fake news prende vita grazie al sito di viaggi Sky Travel che aveva commissionato «la ricerca» con un solo fine: vendere viaggi.
Nonostante l’Università ha screditato Arnall e le sue posizioni non scientifiche, dicendo anche che lo psicologo, nell’ateneo, è stato solo tutor – tra l’altro – part-time, la notizia circola sul web e molte testate ogni anno.
Probabilmente esiste per tutti almeno un giorno all’anno più triste in assoluto degli altri 364 ma non potrà mai essere riconosciuto in quanto universale.
Possiamo affermare, invece, con maggiore certezza che per i lavoratori italiani ogni lunedì dell’anno è sempre un Blue Monday! Le classifiche svelano che siamo i lavoratori più tristi d’Europa secondo le recenti analisi Gallup sullo “Stato globale del mondo del lavoro”.
Il 27% degli intervistati ha dichiarato di aver provato una forte tristezza nella giornata lavorativa quindi: un lavoratore italiano su tre, mentre lavora è triste.
Solo il 4% del totale degli intervistati del Bel Paese si è detto coinvolto nello svolgimento del proprio lavoro mentre il 49% è abituato a stress, e un 45% a preoccupazione costante.
Confermano i dati Bain&Company e LinkedIn: il 64% dei lavoratori italiani sotto i 35 anni avverte stress e senso di sopraffazione, così come il 54% degli over 35 e il 44% degli over 55.