È noto ormai che le bevande alcoliche – forse date le loro origini antichissime – siano diventate il migliore amico dell’uomo a tavola: lo accompagnano quasi sempre durante i pasti e sono le protagoniste della nostra vita sociale, culturale e persino religiosa. Tuttavia, come riporta l’Istituto Superiore della Sanità, negli ultimi anni il rapporto con questo “amico” è diventato tossico: oggi si inizia a bere in maniera sempre più precoce, anche lontano dai pasti, e molto spesso i genitori fanno assaggiare qualche sorso di vino o birra addirittura ai loro figli minorenni.
Ciò ha determinato un fenomeno che negli ultimi anni si sta diffondendo a macchia d’olio: il binge-drinking. Può essere definito come il bere ripetutamente in modo compulsivo fino a ubriacarsi completamente, portando conseguenze alla salute fisica e psicologica degli individui non indifferenti.
Il binge-drinking e il bisogno di approvazione
Questa moda è nata in America, ma si sta sviluppando velocemente anche in Nord Europa e in Italia, dove il fenomeno è anche collegato a tradizioni culturali legate all’alcol. Non si conoscono le motivazioni reali di questo sviluppo così rapido, ma si suppone che abbia una natura prettamente psicologica: il costante bisogno di approvazione spinge molte persone – soprattutto nella fase giovanile o adolescenziale – a essere molto inibite nei contesti sociali; l’alcol non fa altro che “rompere” questi freni inibitori, rendendo la persona più aperta, socievole, e molto spesso apprezzata dall’ambiente che lo circonda.
Lo scopo di questo fenomeno è quello di provare l’ebbrezza della perdita di controllo, con la scusa che “l’alcol tira fuori la parte migliore di se stessi”. Ma a che prezzo? Frequentemente, il binge-drinking porta a coma etilico risultante da intossicazione acuta, fisica e mentale, e viene spesso associato all’uso di cocaina e marijuana. E nonostante questo fenomeno faccia più vittime delle droghe illegali, viene tutt’ora considerato come vizio più che come comportamento patologico.
Binge-drinking o alcolismo?
Non si tratta di ubriacarsi ogni tanto durante le feste a causa dell’esagerazione da alcol: è un fenomeno che sta prendendo piede tra i giovani – e addirittura adolescenti e pre-adolescenti – che associano l’alcol a una necessità, e non a un piacere.
C’è differenza tra binge-drinking e alcolismo: l’alcolismo è una vera e propria dipendenza da alcol, molto più grave del comune binge-drinking; tuttavia, i giovani che continuano ad abbuffarsi di alcol ripetutamente potrebbero diventare futuri alcolisti. Il problema più grande di questa dipendenza è che è un fenomeno collettivo, non individuale, e per questo motivo ancora più pericoloso: tutti hanno bisogno di evadere dalle ansie sociali, di sentirsi più liberi di potersi esprimere per ciò che si è veramente senza pensare di essere fuori luogo. Per questo motivo, queste forme di fragilità e frivolezza di pensiero sono alla base del rapporto problematico tra giovani e alcol.
Gli episodi che determinano la diagnosi da binge-drinker sono ripetuti nell’arco di sei mesi e sono prevalentemente quattro:
- Eccessivo consumo di alcol
- Assunzione di alcol rapidamente in un breve arco temporale
- Bere fino a sentirsi male
- Bere in compagnia durante eventi particolari
Come uscirne?
Inizialmente, il binge-drinking determina una depressione del sistema nervoso centrale, diminuendo ansia, tensione, inibizione nei comportamenti; al tempo stesso, concentrazione e attenzione calano drasticamente, assieme alla memoria. Altri problemi legati a questo fenomeno sono sicuramente incoordinazione, vertigini, nistagmo, alterazioni dell’umore e rallentamento delle percezioni.
Quando diventa un’abitudine frequente, il binge-drinking può provocare effetti ancora più seri su organi del nostro corpo, come conseguenze neurologiche, cardiocircolatorie, endocrine e muscolo-scheletriche: in particolare, può causare scompensi a livello neuronale a cui si associa un maggiore rischio di ischemie e di emorragie cerebrali.
Ci sono diverse strategie per contrastare il binge-drinking: sicuramente, al giorno d’oggi, la comunicazione di massa gioca un forte impatto sull’opinione pubblica; di conseguenza, sponsorizzare messaggi d’allerta sui potenziali rischi legati al binge-drinking è sicuramente un’idea attuabile. Inoltre, si potrebbero creare dei programmi educativi nelle scuole volti alla consapevolezza dei ragazzi – fin dall’età giovanile – su quelli che sono i rischi legati al consumo smodato di alcol.
Ciò responsabilizzerebbe gli studenti sulla loro salute e sull’impatto delle loro scelte sulla propria vita e quella di chi li circonda. Infine, si rivelerebbero efficaci dei programmi di assistenza specialistica sulle persone che cercano di riprendere in mano la loro vita, strappata dalle loro mani e affidata all’alcol, l’amico di cui non ci si può fidare.
È importante educare i propri figli sin da quando sono piccoli all’idea che l’alcol è un piacere che – una volta ogni tanto – può accompagnare i pasti: in effetti, molto spesso lega bene con il cibo ed esalta il loro sapore. Tuttavia, gli eccessi sono sempre deleteri, e bisogna imparare a trovare un equilibrio che è tanto importante nel consumo delle bevande alcoliche quanto nella vita quotidiana.