A dicembre, Donatella Alfonso e Mario Calbi hanno presentato il libro “Avventure di droga e palazzo” di Claudio Cassinelli, Erga Edizioni.
Nonostante il freddo che penetrava tra i padiglioni semi abbandonati dell’ex OP in una atmosfera da “L’anno scorso a Marienbad”, una folta e calda partecipazione ha premiato un’iniziativa che prendendo spunto dalla presentazione del libro di Cassinelli, dialogicamente condotta in maniera stimolante da Donatella Alfonso, proponeva alla luce del testo, una riflessione sull’organizzazione della cura nelle tossicodipendenze a Genova e Liguria, dalla sua origine.
L’autore Claudio Cassinelli
Claudio Cassinelli nel 1975, un giovane assistente sociale reduce dalle esperienze di lavoro nei quartieri genovesi di edilizia pubblica, venne catapultato ad occuparsi della organizzazione di un intervento per la presa in carico e la cura dei pazienti tossicodipendenti che, fino a quel momento e prima dell’approvazione della legge 685, avevano come riferimento il manicomio o il carcere. Non era ancora stata approvata la legge che istituiva il servizio sanitario nazionale, non esistevano i servizi territoriali e gli ospedali psichiatrici avevano come riferimento le province.
La regione Liguria, che in quel momento, per le azioni intraprese, divenne capofila a livello nazionale, in un primo periodo attivò un centro sperimentale di cura ad orientamento psicoterapeutico, coordinato da Romolo Rossi, psichiatra e psicoanalista della Clinica Psichiatrica. Dopo circa un anno e tra molte polemiche fini l’esperienza di questo centro e si strutturò l’esperienza dei cosiddetti “Poli antidroga”, 5 centri dove i tossicodipendenti venivano presi in cura con la somministrazione del metadone, all’inizio in fiale e poi in sciroppo.
Claudio Cassinelli, un assistente sociale, si trovò a coordinare per la Regione l’organizzazione di queste strutture e anche alla presentazione del suo libro “Avventure di droga e palazzo” ha voluto sottolineare il punto di vista che lo ispirava, quello della valorizzazione della persona come persona con un problema, con ricadute sociali e sanitarie certamente, spesso discriminato con visioni moralistiche, piuttosto che come paziente affetto da una malattia definita tossicodipendenza.
Di cosa tratta il libro “Avventure di droga e palazzo”
Il libro entra nello specifico citando tutte le leggi di riferimento e raccontando gli sviluppi correlati alle decisioni prese, in primis quella di utilizzare il metadone, già allora considerata droga di stato da alcuni settori , ma allo stesso tempo realisticamente visto come lo strumento per agganciare persone che difficilmente si sarebbero avvicinate ad un servizio dove si offriva solo psicoterapia.
Il racconto fa riferimento al periodo dal 1975 al 1985.
Questo dualismo, metadone sì metadone no, che ha concentrato spesso il dibattito sulla terapia delle tossicodipendenze anche in tempi più recenti e che, purtroppo, è stato utilizzato spesso dalla politica, ebbe la possibilità di essere superato nei fatti, oltre che nelle considerazioni teoriche della letteratura scientifica, con la creazione dei servizi di salute mentale istituiti con la legge di riforma sanitaria che assorbirono i Poli antidroga e il personale che vi lavorava.
I servizi di salute mentale liguri
I servizi di salute mentale in Liguria, fino alla creazione dei SerT e, poi dei SerD , hanno dunque rappresentato con le loro équipe pluriprofessionali, fatte di psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri la possibilità di ricomporre attraverso una cultura professionale comune la dicotomia tra visioni mirate a rimuovere in prima battuta lo stigma sociale, visioni puramente medicofarmacologiche e la possibilità di offrire interventi integrati di psicoterapia.
Tuttavia il permanere ancora oggi di un dibattito su questi temi a livello di mass media e, soprattutto l’indebolimento in senso generale dei servizi per quanto riguarda personale e risorse rende quanto mai utili e attuali testimonianze e occasioni come questa per capire meglio quanto sia stato e resti difficile il percorso di cura e riabilitazione dei tossicodipendenti , suscitando allo stesso tempo la necessità di una riflessione e la domanda se sia sufficiente che certe contraddizioni e sintomi di questa società evocabili quasi come un “ disturbo etnico “ debbano trovare una risposta solo nella psichiatria.